Nativity scene - Gerard van Honthorst (1592 - 1656)

© Pixabay - geralt

Hai guardato il mondo con gli occhi di Gesù? Natale è anche questo…

Commento al Vangelo della Natività del Signore – Messa della Notte

Share this Entry

Ci sei mai stato negli occhi di Gesù? Hai mai guardato il mondo con il suo sguardo? Natale è anche questo, lasciarsi assorbire dai suoi occhi per guardarsi attorno da quel posto lì. Perché, non è l’Incarnazione che celebriamo?
È solo un’immagine, non c’entra la scienza. Certamente anche in Gesù la vista si sarà sviluppata come in ogni altro neonato. Ma a noi interessa quel suo punto di osservazione, perché è da lì che dobbiamo partire. È quello il centro della scena, di quella notte come della storia intera.
Già, la storia. “In quei giorni” regnava Augusto, il primo imperatore che decise di censire tutti gli abitanti dell’“ecumene”, ossia del mondo intero. Era un modo per riaffermare che era lui il dio di tutta la terra, e a un dio non si addice che sfugga qualcosa. Nomi, indirizzi, e denari, tutto nelle sue mani: nominare per dominare, fa questo un “Augusto”, ovvero un dio “degno di venerazione”, no?
Anche Gesù, che per questo era nato a Betlemme. Il censimento, infatti, era stata l’occasione perché i suoi genitori “dalla Galilea salissero in Giudea, alla città di Davide”, in quanto “Giuseppe era della casa e della famiglia di Davide”.
Nel grembo di Maria Gesù avrà patito anche Lui la scomodità del viaggio, ma Augusto e il suo censimento non li ha visti di certo. Ma ha visto la luce, lì in quella grotta. Ha visto, cioè, il frutto del censimento.
I suoi occhi hanno cominciato in quel momento a rovesciare la prospettiva con la quale si guarda la storia. Fuori il trambusto per il censimento, in quella grotta Lui e la sua Famiglia; fuori i potenti e i sapienti che si illudono di condurre la storia per il proprio utile, dentro il compimento della promessa di Dio al servizio del quale, proprio Augusto si era inconsapevolmente prestato.
È così, infatti, che negli occhi di Gesù si vedono i fatti della nostra vita, alla rovescia. Prova a guadarli con Lui stanotte. Dalla mangiatoia dove è stata deposta la vita che non muore, il frutto benedetto del seno di Maria.
Muoviti anche tu a “inscrivere” i nomi della tua vicenda: la famiglia nella quale sei nato, i tuoi genitori e fratelli, i nonni, gli zii e le zie; i compagni di scuola, le maestre e i professori; gli amici, le persone alle quali ti sei legato e non ci sono più, quelle che hai tradito o che ti hanno ingannato; la tua fidanzata o il fidanzato; tuo marito e tua moglie, i figli, i suoceri e i parenti tutti; i capi e i colleghi di lavoro; i clienti e i fornitori. I nemici, sì, soprattutto quelli che ti hanno fatto del male.
E poi i luoghi dove hai vissuto, le strade su cui hai camminato, le scuole e i villaggi delle vacanze, l’ufficio dove hai lavorato e gli ospedali dove hai sofferto, le stanze buie dove hai peccato. Registra tutto, non tralasciare nulla stanotte, perché dagli occhi di Gesù tutto si illumina di una luce nuova. Tutto era al servizio di Lui, perché in te, oggi, si compisse la promessa nella quale sei venuto al mondo.
Proprio lì a Betlemme, infatti, la tua di oggi, laddove sei giunto spinto dagli eventi che sembravano contrari, compresi quelli di peccato, “si compivano i giorni del suo partorire”. Ma lo capisci solo da dentro lo sguardo di Gesù che gli ordini di quell’Augusto che ha regnato nella tua vita erano, misteriosamente, al servizio di in un ordine più grande.
È vero, il demonio ti ha creato problemi, usurpando in te il posto di Dio. Il censimento, infatti, nella Bibbia è sempre un’insubordinazione contro Dio, perché solo Lui è il Signore della terra e degli uomini.
Per dominarti ed esigere da te le tasse salatissime dei peccati, ti ha strappato alla tua Nazaret, alla Santa Casa preparata per te dal Creatore, proprio come fece l’editto di Augusto con Giuseppe e Maria.
E che cammino accidentato è stato sino ad oggi… Buche e cadute, briganti e ferite; e una stanchezza infinita, senza riuscire a trovare un “luogo” dove riposare. Perché il salario del peccato è sempre lo stesso, non avere più un posto nel Paradiso.
Per questo anche tu sei finito in una stalla, in mezzo agli animali. Ma stanotte puoi scoprire di non essere solo. Prima di te vi erano giunti Giuseppe e Maria, per dare alla luce Gesù, proprio accanto a te e per te.
Maria stava per partorire, e secondo la Legge il parto l’avrebbe resa impura. Per questo, nell’albergo di Betlemme, non c’era per loro un “luogo” dove essere sopitati insieme agli altri. Quel sangue avrebbe contaminato tutto, e così hanno provveduto per loro un “luogo” all’interno della grotta, tra gli animali.
Ma proprio quello era l’unico adatto a Dio che si faceva carne. Un “luogo”, lo stesso termine che il Vangelo usa per il Calvario. Quella grotta era, infatti, una profezia di quella sulla quale sarebbe colato il sangue di Cristo, puro per purificare gli impuri.
No, Maria non era impura e non aveva bisogno di un posto riservato. Era immacolata, vergine prima, durante e dopo il parto, non avrebbe contaminato ma benedetto il “luogo” dove stava per deporre Dio sulla terra. Ma era ancora un segreto, come forse lo è per noi, scandalizzati dalle nostre impurezze.
Ma stanotte è diverso. Stanotte quella stalla è il vero Tempio di Dio, il “luogo dei luoghi”, il Santo dei Santi. Maria dà alla luce il Figlio di Dio esattamente dove ti ha trascinato il tuo orgoglio.
Dai, entra nello sguardo di Gesù, Lui ti sta già guardando. Ti vede nei pastori, gli ultimi tra gli ultimi. Non erano, infatti, quello che forse immaginiamo quando prepariamo un presepe. I pastori venivano considerati come dei criminali; si rubavano il bestiame a vicenda, erano sempre a contatto con cose impure, non avevano nessun diritto. Il Talmud dice che se si incontra un pastore caduto in un dirupo non bisogna tirarlo fuori, perché per lui non c’è speranza di risurrezione.
E tu, sei un peccatore, e hai perduto la speranza di uscire dalla schiavitù alla pornografia, al gioco, alla droga o all’alcool? Sei impigliato in un giudizio che non ti dà tregua? Stai tradendo tua moglie, con un’altra donna o con il tuo ego e le tue cose? Sei incapace di sacrificarti e studiare? Stai rubando lavorando poco e male? Sei adirato e non accetti la storia, e le ingiustizie, e mormori contro tutto e tutti? Sei caduto in una fossa e nessuno si ferma per tirarti fuori?
Come i pastori non hai avuto il tempo di fare le abluzioni di ogni giorno? È tanto, vero, che non vai al Tempio, come loro. E forse molti pensano, come ai tempi di Gesù, che il Messia quelli come te arrivando li avrebbe tolti finalmente di mezzo. Come ogni peccatore, come chi stupra, uccide, ruba, froda.
Sì, non ci sono dubbi, sei uno dei pastori che facevano la guardia al loro gregge, e guai a chi tocca le tue cose, chi ti chiede un po’ di tempo e un briciolo di misericordia…
Eppure, dalla mangiatoia Gesù ti guarda con amore! È adagiato lì per te come lo fu per i pastori, come accanto alla mensa dell’ultima cena. Lui ti guarda attraverso l’annuncio che a te, e a tutti i peccatori ha voluto far arrivare.
Non vedi? Non senti? Nel silenzio della notte, la nostra di dubbi e paure, risuona una voce che si può guardare, come quella che accanto al sepolcro ha chiamato “Maria!”, come quella che, nel cenacolo, ha annunciato “Pace a voi!” ai discepoli terrorizzati e sfiduciati.
È la voce della Chiesa che sembra risplendere dagli occhi di Gesù: “Non temete! Ecco, vi annuncio la buona notizia di una grande gioia che sarà per tutto il popolo: fu partorito per voi, oggi, un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide”.
Non aver paura, guarda il “segno” del Salvatore, e lasciati guardare dal suo amore. Scoprirai che Lui ti vede avvolto di Gloria, tu che hai dato gloria a un altro re. È la sua Gloria, la sostanza di Dio che ha deposto nell’ultimo posto della terra. Il senso, il valore, la gioia della vita che è in Cielo ora brilla dagli occhi di un bambino deposto in una mangiatoia.
Ed è pane per te e per me, per tutti i peccatori! La Gloria di Dio e la Pace che sorpassa l’intelligenza, il dolore e la morte stanotte è pane gratuito che sazia ogni fame. Lo possiamo mangiare, e trasformarci in quello stesso amore avvolto nelle fasce del sepolcro.
Perché Gesù ti guarda da dentro un pugno di acqua e farina, il pane della fretta che ha nutrito il Popolo mentre usciva dalla schiavitù. Gesù ti guarda da dentro le mani di Maria, che lo accarezzava e lo impastava con la tua e la mia carne.
Gesù ci guarda mentre è avvolto nel sudario che sino ad oggi ha spento nella morte ogni nostra speranza di bene. Gesù ci vede già liberi, oltre l’Egitto, al di là del mare che ci ha separato dalla felicità di amare sino alla fine.
Accostiamoci alla mangiatoia, lasciamoci afferrare dallo sguardo di Gesù, e contempliamo in Lui la nostra vita redenta dalla sua umiltà. Oggi nasce in noi una vita nuova, il suo sangue scorre puro nelle nostre vene per schiuderci gli occhi sulla strada del ritorno che ci attende dopo aver incontrato Gesù e averlo adorato stupiti di tanto amore.
È il cammino della conversione, che significa guardare chi ci è accanto con gli occhi nuovi della fede. Stanotte lo sapremo, ogni istante della nostra storia, è un diamante di libertà che Dio ci offre per amare e annunciare a tutti la gioia di chi si è visto negli occhi di Dio.
 

Share this Entry

Antonello Iapicca

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione