La crisi della famiglia ha toccato forse il suo punto più basso, tuttavia le cose più belle e le migliori opportunità nascono proprio dalle crisi. E il momento attuale non va vissuto “sulla difensiva” ma calandoci pienamente nella realtà del mondo, senza lasciarci contaminare.
Questo in sintesi il messaggio emerso durante la tavola rotonda La realtà e le sfide della famiglia. Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro, promossa dal Forum delle Associazioni Familiari, tenutasi ieri presso la chiesa romana di San Francesco alle Stimmate. L’incontro prosegue un ciclo di conferenze sull’esortazione apostolica Amoris Laetitia, che vedrà tra i prossimi ospiti padre Ermes Ronchi (16 marzo 2017), Davide Rondoni e Lorella Cuccarini (25 maggio 2017).
A introdurre i lavori, Gianluigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, che innanzitutto ricordato come l’Amoris Laetiia, in particolare al capitolo II, apra “scenari nuovi rispetto al modo di comunicare i valori”, senza mettere in discussione i valori stessi. Al tempo stesso l’esortazione apostolica rigetta gli approcci “difensivi” e troppo “morali”.
Don Luigi Maria Epicoco, cappellano all’Università dell’Aquila e docente di filosofia alla Pontificia Università Lateranense, ha messo in guardia dal rischio di interpretare “per slogan” la Amoris Laetitia, assieme a tutte le tematiche familiari, come effettivamente fanno la maggior parte dei media.
Tenuto conto che “la famiglia esprime quello che una società vive”, l’istituzione della famiglia sta indubbiamente affrontando una crisi, tuttavia, ha affermato il sacerdote, questa crisi “non è una brutta notizia”, perché crisi è “sintomo di vita” e la vita è sempre “movimento e precarietà”.
Al cuore della crisi della famiglia si manifestano due grandi “menzogne”, intese non come semplici “bugie” ma come modalità errate di interpretare la realtà. In primo luogo vi è la menzogna della “libertà” a tutti i costi, in particolare la libertà dagli altri: “nella quotidianità, però, ci accorgiamo che questo non è vero – ha osservato don Epicoco -. Per struttura è l’altro che mi rende libero e tutte le gioie e le angosce, abbiamo bisogno di condividerle con qualcuno”, ha aggiunto, citando poi il celebre passo del Viaggio in Italia di Goethe, quando il poeta tedesco superata l’emozione dell’impatto con la bellezza dei paesaggi prealpini, viene colto dall’inquietudine di non potere condividere la gioia di quella visione con un amico o una persona cara.
C’è poi la menzogna secondo cui “ciò che ci rende felici è sempre ciò che è nuovo”: un falso mito odierno che cozza con i principi di fedeltà e di indissolubilità propri del matrimonio. Eppure, ha commentato Epicoco, “la novità è nel nostro sguardo” e “il vero nuovo è una piega dello stesso”. Si crea quindi un “cortocircuito tra l’idea di libertà e l’idea di novità” che, inevitabilmente, danneggia la famiglia.
In questa crisi della famiglia, che sembra non aver mai fine, possiamo essere vittima di due tentazioni, la prima delle quali è la retorica dell’“ai miei tempi”: non è infatti restaurando un modello “ottocentesco” o patriarcale che “la famiglia tornerà importante”.
Si può essere tentati di “gestire l’infelicità” e scendere continuamente a compromessi con essa, oppure di scambiare il cristianesimo per un “antibiotico” e mettersi sul piede di guerra con la cultura dominante: un atteggiamento inefficace che, al massimo, può “arginare il problema”.
La logica che potrebbe funzionare, secondo don Epicoco, è quella di essere “lievito”, ovvero di “porsi dentro la realtà” e dialogare con chi la pensa diversamente. Per creare consenso non basta la “ragione” – “efficace solo con persone che ragionano” – è fondamentale anche voler bene all’“avversario”, non farlo sentirsi “giudicato”. Va ritrovata la virtù della “mitezza”, ovvero la capacità di essere al contempo “fermi e dolci” o, per usare un linguaggio evangelico, “astuti come serpenti e mansueti come colombe”. La sfida, ha concluso don Epicoco, è dunque “spostarci dalla pancia al cuore”, per portare avanti la “vera rivoluzione”, quella che in passato, è stata sempre condotta dai santi.
È poi intervenuto Alessandro Giuliani, professore associato di Fisica Matematica all’Università di Roma Tre, che ha ricordato come il matrimonio sia sempre una “avventura”, in quanto non incontri mai quello che ti aspetti e, costantemente, sei esposto a sfide: cucinare per venti persone, accogliere i parenti di tua moglie, per te insopportabili, ecc.
Giuliani ha raccontato la sua peculiare vicenda familiare: “Quando ci siamo conosciuti io ero ateo e mia moglie ebrea, poi, due anni fa, al nostro 25° di matrimonio, ci siamo sposati in chiesa”. Ed ha aggiunto che, al momento della nascita della prima figlia, senza aver mai frequentato prima la chiesa, “andai ad accendere un cero alla Madonna”.
La sfida dell’educazione dei figli mette sempre i genitori davanti allo specchio del proprio passato, dei propri difetti e dei propri errori, ha sottolineato Giuliani accennando alla propria esperienza personale. Al tempo stesso, è impossibile vivere un amore che sia disincarnato: “Tutti dobbiamo innanzitutto amare il prossimo, più che il lontano”, ha detto. È inoltre utile avere un sano atteggiamento di “distacco dal mondo” – purché non si resti “invisibili” – e sapere ironizzare sui problemi e su se stessi.
Ha chiuso l’incontro don Fabio Rosini, direttore del Servizio Vocazioni della Diocesi di Roma, che ha testimoniato come nella Chiesa si riproducano le stesse dinamiche della famiglia e della società. Anche la pastorale dei sacerdoti, ha detto è tanto più efficace quando la gente “sente l’odore del fratello e non del prete”.
Nell’evangelizzazione, infatti, non bisogna portare la “logica della fazione” o dell’imposizione di un’idea; al contrario, “la gente non vede l’ora che gli parli con allegria del cristianesimo”, perché “il problema non è convincere gli altri ma se siamo cristiani noi”; il nostro comportamento ed esempio “decide tutto”, ha aggiunto don Rosini, esprimendo la convinzione finale che la crisi attuale tirerà fuori il meglio delle famiglie cristiane e smaschererà tanti ‘finti cristiani’.
Familgia / Pixabay CC0 - AdinaVoicu, Dominio Pubblico
Crisi della famiglia: non tutti i mali vengono per nuocere
Secondo don Luigi Maria Epicoco, i cristiani devono essere “lievito” per la società moderna, per riportare in auge la bellezza del matrimonio