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Raggiungere l’unità della famiglia umana: è un sogno?

La fratellanza tra i popoli non è legata ad un bisogno politico o di organizzazione o ad un progetto utopistico e dottrinale ma alla conversione del cuore dell’uomo a Gesù Cristo

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Mentre in Turchia si spara a sangue freddo per eseguire una condanna personale assurda e a Berlino si ripresenta il terrore che l’estate scorsa sconvolse Nizza, si deteriora ancora di più la possibilità di rallentare le divisioni tra i popoli della terra. L’umanità dimostra così di non essere ancora matura nel consegnare al prossimo futuro l’unità degli uomini tutti, violando di fatto le parole di verità della Bibbia. Al punto 428 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa leggiamo: “I racconti biblici sulle origini mostrano l’unità del genere umano e insegnano che il Dio d’Israele è il Signore della storia e del cosmo”.
L’opera stessa della creazione è diretta perciò all’intera famiglia umana. Senza la concordia tra i popoli viene meno la vera immagine di un mondo integrale, soffocato e ferito dalle tante violenze e ingiustizie che hanno solo la capacità di dividere e distruggere. Eppure tutte le persone della terra, di ogni generazione e di ogni luogo, hanno acquisto una dignità unica nel momento in cui il Creatore stesso ha voluto fare l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Non a caso il Compendio citando il libro della Genesi (cfr. Gen 10) ci ricorda “che l’essere umano non è stato creato isolato, ma all’interno di un contesto”.
Gli elementi che circondano Adamo ed Eva sono chiari e delineano con chiarezza la modernità del messaggio biblico. Il “giardino” non è altro che lo spazio vitale che assicura loro la libertà. Gli alberi presenti sono la garanzia di una ampia disponibilità di alimenti giornalieri. Il comando di coltivare rappresenta infine l’offerta necessaria del lavoro, mentre il dono dell’aiuto donato a “lui” con la creazione di una “lei”, mostra l’importanza attiva della comunità. Ci troviamo dinnanzi a delle condizioni che dettano le linee per una vita preservante la dignità dell’uomo, mai al di fuori della benedizione di Dio.
Disposizioni indispensabili che permettono all’uomo, nel momento in cui si trovi a rappresentare ruoli di responsabilità, di non sbagliare, per il suo modo di intendere la storia, nell’assicurare ad ognuno i beni necessari utili al suo progresso; la certezza della sua libertà; un equo esito di ogni impegno lavorativo; la solidità nelle relazioni comuni. Al contrario Dio è da sempre pronto a santificare il cammino dell’uomo. Leggiamo infatti al punto 429 della DSC: “L’alleanza di Dio con Noè (cfr. Gen 9,1-17), e in lui con tutta l’umanità, dopo la distruzione causata dal diluvio, manifesta che Dio vuole mantenere per la comunità umana la benedizione di fecondità”.
Non solo: Dio consegna agli esseri umani la possibilità di dominare il creato, senza mai perdere il valore dell’onorabilità e dell’intangibilità della vita di qualsiasi individuo. Una verità, quest’ultima, essenziale per la base di un ordinato contesto sociale, avendo contraddistinto la prima creazione, sebbene la presenza del peccato e di tanti orrori che avevano indotto il cielo alla punizione con il diluvio universale. Nella Genesi si coglie l’opera della creazione di Dio rispetto alla varietà dei popoli, ma nello stesso momento emerge il rimprovero divino al non consenso da parte dell’uomo della sua condizione di creatura, con l’episodio della torre di Babele.
È bene ricordare che nel piano di Dio tutti i popoli utilizzavano “una sola lingua e le stesse parole” (Gen 11,1), ma gli uomini, separandosi, voltarono con piena ingratitudine le spalle al Creatore. Importante di seguito il punto 430: “L’alleanza stabilita da Dio con Abramo, eletto «padre di una moltitudine di popoli» (Gen 17,4), apre la strada al ricongiungimento della famiglia umana al suo Creatore”. Cambia la visione del mondo e si allarga l’orizzonte del riconoscimento divino. Lo stesso Israele sicuro che l’azione divina fosse solo ristretta ai suoi confini, si rende conto gradualmente che l’opera di Dio attraversa tutte le nazioni della terra.
È la prima azione concreta diretta a cogliere la parola dei Profeti che annunciano, per il tempo ultimo, il pellegrinaggio nella pace di tutti i popoli verso il Tempio del Signore. Un compimento forse ancora lontano per la percezione temporale dell’essere umano, ma di altro valore e significato considerando l’eternità di Dio. La venuta di Cristo ha di fatto spezzato tutte frammentazioni umane. In Lui l’universo confluisce in ogni sua differenziazione e prepara la via per il cammino di redenzione e di salvezza di tutti gli uomini. La Chiesa, oggi sotto la Giuda di Papa Francesco, porta avanti la sua missione di confermare e ripristinare l’unità perduta attorno alla torre di Babele.
Una missione che parte dal giorno della Pentecoste. È lì che la Resurrezione del Signore viene annunciata ai diversi popoli e compresa, assieme, ognuno nella propria lingua. L’unità della famiglia umana necessita sempre di più degli indirizzi cristiani e della loro vocazione planetaria.
Al punto 432, sempre del Compendio, compare il senso alto di queste affermazioni: “Il messaggio cristiano offre una visione universale della vita degli uomini e dei popoli sulla terra, che fa comprendere l’unità della famiglia umana”. Il lavoro da portare avanti è sicuramente difficile, ma non impossibile, se al centro dell’umanità si stabilizzerà la figura di Cristo Gesù.
I cristiani hanno il dovere di spendersi in questa direzione, ognuno dal ruolo occupato nella società e nello stile di vita adottato, per rendere più vicino il traguardo della comunione sociale sulla terra. Non si tratta di realizzare uno scopo qualsiasi, ma l’obbiettivo. Parliamo di comunione perché non si può imboccare la strada dell’unità, usando le armi e la violenza che ancora oggi insanguinano con terrore le strade del mondo. La stessa Europa da tempo si trova ad essere bersaglio del terrorismo più cruento. Parigi, Bruxelles, Nizza e ora Berlino ne sono purtroppo una viva testimonianza.
Va riconquistata a tutti i costi la “forza morale e culturale della libertà”, per non impantanare i pensieri dell’uomo, spesso consegnati ad un relativismo senza barriere ed a una apatia spirituale che lascia il vuoto nelle coscienze. Deve sempre di più emergere la consapevolezza che l’unità dei popoli non è legata solo ad un bisogno di organizzazione, di fatti politici, di finanza e nemmeno ad una adesione volta a sottoscrivere un progetto utopistico e dottrinale. Il senso vero dell’unificazione è nel cuore dell’uomo che cambia in Cristo Gesù per opera dello Spirito Santo, convertendosi alla Parola del Signore.
Senza questa maturazione interiore non ci sono oggi le condizioni, per attuare una rivoluzione così grande e fondamentale. Basta guardarsi intorno per capire come anche i popoli evoluti non riescano ancora a disdegnare la guerra, con le mille pericolose articolazioni sociali e finanziarie che ne derivano, pur di consolidare il proprio potere. Nella lettera ai Galati e in quella agli Efesini e ai Colossesi, in Matteo e negli iscritti del profeta Isaia, con diversi accenti si affermano verità insostituibili.
È Gesù che rappresenta la discendenza di Abramo, a cui il Signore promette di benedire tutte le Genti nella sua stirpe; è in Cristo che avviene l’Unità; sono gli Apostoli che vengono “comandati” ad andare per il mondo a fare discepoli del Cristo tutti i popoli, insegnando loro il Vangelo
e battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; è il Messia del Signore che deve portare la giustizia di Dio alle Genti, attraverso la Parola e la conversione. Sperare che tutte le nazioni si riuniscano ignorando i dettami dello Spirito è pura stoltezza. L’Unità sarà possibile soltanto per nuova creazione in Cristo. Il Santo Padre, i vescovi, i sacerdoti e i laici convertiti sono i garanti di questo straordinario viaggio che porta all’unità della famiglia umana.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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