Chef to Chef Project

Courtesy of Harambee

Un pranzo “stellato” per il Natale dei detenuti

Un’iniziativa promossa da Rinnovamento nello Spirito, Fondazione Alleanza del RnS Onlus e Prison Fellowship Italia Onlus per una nuova “Giustizia riparativa”

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Il 20 dicembre si è svolta a Roma, al Church Palace di via Aurelia, la Conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa L’ALTrA cucina… per un pranzo d’amore, promossa da Rinnovamento nello Spirito Santo, Fondazione Alleanza del RnS Onlus e Prison Fellowship Italia Onlus, per offrire ai detenuti di cinque carceri italiani un pranzo natalizio preparato da chef “stellati” e servito da testimonial del mondo dello spettacolo, della musica, dalla Tv e del teatro.
Sono intervenuti: Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo e della Fondazione Alleanza del RnS Onlus; Marcella Reni, presidente di Prison Fellowship Italia; il cantautore Amedeo Minghi e lo chef Carmine Giovinazzo.
In veste di moderatrice la giornalista RAI Francesca Fialdini, che ha introdotto l’incontro spiegando che quest’anno, dopo le precedenti esperienze del 2014 e del 2015, siamo al terzo appuntamento dell’iniziativa L’ALTrA cucina dedicata ai detenuti: “La detenzione in carcere comporta l’annullamento delle cose più usuali della vita e il Natale rappresenta il momento giusto per offrire un messaggio d’amore ad esseri umani che soffrono…”.
Ha quindi preso la parola Salvatore Martinez, che ha aperto il suo intervento citando un’espressione di Papa Francesco: “Perché loro e io no?”.
“Con queste parole, pronunciate più volte, ed in particolare durante il Giubileo dei Carcerati il 6 novembre scorso, il Santo Padre c’invita ad aprire le porte del cuore, ad esprimere comprensione e misericordia – ha detto Martinez –. Perché tutti corriamo il rischio di sbagliare e tutti, in una maniera o nell’altra, abbiamo sbagliato. E in assenza di questa capacità di comprensione, rischiamo d’essere anche noi dei ‘prigionieri’: chiusi nella morsa dell’individualismo, dei falsi schemi ideologici che cancellano la nostra umanità…”.
“È appunto questo – ha continuato il presidente di RnS – il significato dei pranzi “stellati” offerti ai detenuti: contribuire alla costruzione di una cultura della misericordia, mettere in moto una grande catena di solidarietà. Perché la vera giustizia non può mai prevaricare la dignità delle persone. Con questa iniziativa puntiamo a lasciare un segno, accendere un riflettore sulla capacità di rilanciare il ‘bene comune’ attraverso un’apertura di umanità e di speranza”.
“Spetta a noi, alla società civile – ha concluso Martinez –, ristabilire un vero rapporto tra giustizia e misericordia”. E a tale proposito, ha citato un pensiero di Fedor Dostoevskij: “Molti uomini non conoscono la pietà, ma conoscono solo la giustizia: per questo sono ingiusti. La vera giustizia è rigorosa, non rigida; è esigente, ma non implacabile; è severa, ma non odiosa”.
Marcella Reni ha sottolineato che il fine dell’iniziativa è quello di “ridare dignità ai detenuti facendoli sentire, almeno per un volta, accolti, amati, serviti”. L’anno scorso – ha spiegato la presidente di Prison Fellowship Italia – in uno dei carceri aderenti all’iniziativa alcuni detenuti hanno pranzato per la prima volta con i loro familiari dopo anni: “Qualcuno piangeva, qualcun altro per l’emozione non è riuscito a mangiare… sono esperienze che cambiano la vita. E noi abbiamo avuto esperienza di vite cambiate”. A tale proposito, la Reni ha accennato ad una delle più delicate attività rieducative che contraddistinguono il suo impegno umanitario: l’incontro fra le vittime e i colpevoli. “All’inizio è una dialettica molto dolorosa. Il colpevole e la sua vittima sono entrambi fermi al momento del reato, ma poi, quando subentra il perdono, si comprende che questo non comporta una dimenticanza, bensì il superamento di un blocco sul piano psicologico ed umano”.
Lo chef Carmine Giovinazzo ha raccontato con emozione l’intensità dell’esperienza che ha provato l’anno scorso, prestando la sua opera volontaristica per il pranzo ai detenuti. Si è poi soffermato sul menù al quale darà vita quest’anno con la sua “piccola squadra” di tre persone. Il menù sarà “stagionale”. Cibi un po’ diversi – ha detto lo chef – che saranno una sorpresa per tutti. Ed ha concluso dicendo che, con questo impegno, avverte la consapevolezza di fare del bene non soltanto agli altri ma anche a se stesso.
Un’analoga emozione è stata espressa dal grande cantautore Amedeo Minghi, che ha conseguito la celebrità con il suo affascinante repertorio ed ha messo la sua fede in musica con il bellissimo brano Un uomo venuto da lontano, dedicato a Giovanni Paolo II.
“Per quanto mi riguarda – ha affermato Minghi – so che, cantando per i detenuti, riceverò più ancora di quanto potrò dare. Entrare all’interno di un carcere non è facile: si vive da vicino una realtà terribile. E sono anche consapevole che, con questa iniziativa, noi potremo regalare ai detenuti una bella giornata, ma poi le cose torneranno come prima, con lo stesso sentimento di solitudine e di abbandono. E tuttavia – ha concluso il cantautore – nonostante tutto, sarà importante il ricordo che rimane, perché l’arte è un grande viatico per l’animo…”.
È stato poi il momento delle domande dei giornalisti e, nel corso del dibattito che ne è seguito, ha preso di nuovo la parola Salvatore Martinez per spiegare che L’ALTrA cucina… per un pranzo d’amore non è un evento isolato, ma si iscrive in un progetto più ampio portato avanti per merito di Marcella Reni. “L’altissima percentuale di recidive – ha spiegato – costituisce la conferma che, in assenza di un impegno di inclusione e misericordia, il carcere non consegue la sua funzione rieducativa”.
Martinez ha quindi citato il Salmo 85, come esempio delle quattro finalità che occorre perseguire per un vero progresso della società: “Misericordia, Verità, Giustizia e Pace”.
“Esiste un ‘manifesto’, un impegno sociale che ci deriva dalle parole di Gesù – ha sottolineato il presidente di RnS –. Viviamo in una società che genera povertà e quindi nuove forme di prigionia. Il cristiano non è un ‘disincarnato’, ma un uomo che vive i drammi del proprio tempo. Come laici cristiani avvertiamo la responsabilità di portare il messaggio fuori dalle chiese per riprodurre nella realtà la presenza di Cristo. L’esperienza del perdono è qualcosa che oltrepassa la giustizia penale contenuta nei codici: noi la chiamiamo ‘Giustizia riparativa’. Ed è appunto questo sentimento di giustizia che vogliamo promuovere…”.
Per concludere questa breve cronaca della Conferenza stampa di presentazione dell’evento, citiamo i nomi degli istituti carcerari e degli chef che, il 22 dicembre 2016, daranno vita all’iniziativa L’ALTrA cucina… per un pranzo d’amore.
Casa circondariale femminile di Rebibbia, Roma, chef: Cristina Bowerman; Casa di reclusione Opera di Milano, chef: Tommaso Arrigoni; Casa circondariale Sant’Anna, Modena, chef: Carmine Giovinazzo; Casa circondariale di Salerno, chef: Lorenzo Cuomo; Casa circondariale Pagliarelli, Palermo, chef: Pietro D’Agostino.

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Massimo Nardi

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