Da decenni attivo nella ricerca medico-scientifica sulla maculopatia, il dott. Giorgio Grechi, specializzato in anestesia e oculistica, per più di 30 anni primario oculista dell’Ospedale San Giovanni Battista dell’Ordine di Malta (Roma), è riuscito a rallentare l’excursus della malattia in 12 pazienti, in 3 riuscendo a stabilizzare la patologia con il risultato di un visus (vista) immutato, in 9 ottenendo, al contrario, sostanziali miglioramenti, con recupero parziale della vista grazie all’utilizzo dell’ozonoterapia in modo sistemico. A ZENIT il dott. Giorgio Grechi racconta i particolari di questa prima sperimentazione di successo.
Quale elemento dell’occhio è deputato alla vista?
L’occhio ha una struttura complessa. Per merito del progresso medico scientifico siamo riusciti a sostituire il cristallino, nei casi di cataratta, con una lente artificiale, la cornea danneggiata con un trapianto di cornea. Teniamo presente che la vista è assicurata essenzialmente dalla macula, la parte centrale della retina, con la funzione di fornirci una visione distinta. Da tener presente che la macula ha una grandezza microscopica, circa 1/5 di un mm2 e in questo spazio si affollano circa 20mila cellule nervose che hanno il compito di rendere possibile una visione nitida sia da lontano che da vicino.
Che cos’è la maculopatia?
La maculopatia degenerativa è una patologia che colpisce in prevalenza in età senile, con maggiore incidenza tra i fumatori e coloro che sono già affetti da malattie collaterali: ipertensione, diabete, vascolopatie. Oltre all’insorgenza per predisposizione ereditaria. Dopo i 40 anni è, pertanto, buona abitudine sottoporsi a una visita oftalmologica, non essendo sufficiente un controllo dall’ottico, che non dispone della strumentazione necessaria per diagnosticare la patologia. In caso di maculopatia secca o distrofia maculare, infatti, è il metabolismo delle cellule nervose della macula ad alterarsi, anche a causa di una riduzione dell’irrorazione sanguigna del microcircolo, originando una progressiva riduzione della vista. La visione è il risultato di uno stimolo fisico: la luce, che sulle cellule fotosensibili della retina e dunque anche sulla macula imprime le immagini e le trasforma in elementi biochimici, trasmessi dal nervo ottico al cervello.
Quali sono, pertanto, le modalità di trattamento?
L’unica terapia tradizionale consiste nell’uso prolungato di integratori alimentari, per rallentare la perdita della vista, senza possibilità di arrestarne il corso. Ho intrapreso allora la strada dell’ozonoterapia, applicando in maniera sistemica una miscela di ossigeno e ozono secondo i parametri stabiliti dalla SIOOT, a pazienti non curabili, in casi di maculopatie secche o distrofie maculari per agevolarne il microcircolo, riattivando i capillari che portano il sangue alla macula, riuscendo ad arrestare il danno o addirittura migliorando la situazione iniziale. Dunque, ho sottoposto i 12 pazienti alla grande autoemoinfusione (GAE) – prelievo del proprio sangue reinfuso dopo esser stato miscelato con O2O3 – secondo uno schema standard: 2 sedute a settimana, distanziata di 3 giorni una dall’altra, per le prime tre settimane, ridotte poi a una sola a settimana, sino a un totale di 12-14 sedute. Dopo il trattamento, la misurazione del visus ha delineato risultati interessanti.
Quali sono questi risultati?
Su 12 pazienti trattati, circa 9 hanno avuto un miglioramento della vista. Tre invece hanno avuto un visus immodificato, rimanendo comunque stazionari. Negli altri 9 casi si è verificato un miglioramento della vista di alcuni decimi, anche nel caso di occhi ormai completamente ciechi. Particolarmente impressionante è il caso di un paziente che sognava di riprendere a guidare e adesso può, avendo recuperato 5/10 sull’occhio destro, arrivando a 9/10 in totale e a 3/10 decimi sull’occhio sinistro, in precedenza cieco. E di un altro, ancora in corso di trattamento con ossigeno ozono terapia, con una maculopatia secca, non ereditaria, cieco da un occhio, che ha raggiunto i 2/10 e con l’altro i 5/10. È appunto l’accumulo di ozono nel sangue, che rilasciando O3, permette ai vasi sanguigni microscopici di aumentare la loro pervietà e riattivando parzialmente la circolazione. Si favorisce pertanto il recupero del metabolismo cellulare bloccando quindi il proseguimento della distrofia, pur senza una restitutio ad integrum della struttura oculare.
Cosa bisogna fare per mantenere i risultati ottenuti?
È indispensabile un controllo del visus (vista) ogni 45 giorni, per stabilire la necessità e la periodicità di una terapia di mantenimento, variabile da persona a persona, in base all’età e alle condizioni.
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Per contattare il dott. Giorgio Grechi: giorgio.grechi@hotmail.it
Maculopatia: il recupero della vista è possibile
Il dott. Giorgio Grechi, specialista in anestesia e oculistica illustra l’applicazione dell’ozonoterapia nel suo campo