Una farmacista di Gorizia, E.M., è stata assolta, a seguito del suo rifiuto di fornire la pillola Norlevo, più nota come “pillola del giorno dopo”. La sentenza di assoluzione dal reato di omissione o rifiuto di atti di ufficio è stata pronunciata dal Tribunale di Gorizia, lo scorso 15 dicembre. Lo riferisce l’avvocato Simone Pillon, legale della farmacista assieme al collega Marzio Calacione, che si è avvalso della consulenza tecnica del prof. Bruno Mozzanega e del dott. Renzo Puccetti.
La donna era imputata del reato di omissione perché, in qualità di farmacista collaboratrice presso la farmacia comunale, e quindi incaricata di pubblico servizio, durante il turno notturno indebitamente si rifiutava di consegnare ad una cliente, la pillola Norlevo, nonostante l’esibizione di ricetta medica rilasciata con espressa indicazione di assumere il farmaco nella stessa giornata.
Il Pubblico Ministero aveva chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche e la condanna alla pena di quattro mesi di reclusione coi benefici di legge. A seguito del dibattimento, il Tribunale ha dato però lettura del dispositivo della sentenza di assoluzione, escludendo la punibilità della condotta di cui al capo di imputazione ex art. 131 CP e riservandosi le motivazioni nel termine di novanta giorni.
“Dopo tre anni di procedimento penale, con tutto quello che ciò può comportare in termini personali, familiari e professionali – dichiara l’avv. Pillon – la nostra assistita ha visto riconosciute le sue sacrosante ragioni, conformemente a quanto previsto dall’art. 3 del codice deontologico dei farmacisti che recita: ‘Il farmacista deve operare in piena autonomia e coscienza professionale conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto per la vita’”.
“Nell’attesa di leggere le motivazioni si condivide sin d’ora questa decisione giudiziale saggia ed equilibrata che si pone come primo precedente giurisprudenziale in materia, ci si augura che processi penali come quello che ne occupa non debbano più ripetersi e che i diritti costituzionalmente garantiti alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione di tutti gli esseri umani non siano più abbandonati al coraggio del singolo ma trovino pieno riconoscimento in un’apposita legge che prenda atto del pluralismo etico e della preminenza del diritto alla vita e alla libertà”, aggiunge Pillon, concludendo: “È stato un onore difendere una donna tanto umile quanto determinata”.
Soddisfazione per l’esito della sentenza, accolta come una “svolta nella giurisprudenza italiana”, è stata espressa dal presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, Massimo Gandolfini, che ricorda: “Rifiutare di vendere farmaci abortivi non è un reato ma un diritto che rientra nell’obiezione di coscienza”.
“Finalmente – aggiunge Gandolfini – dopo anni di silenzi e di censure, è apparso chiaro a tutti che nessun professionista può essere costretto ad andare contro la propria coscienza con la minaccia della galera. La caccia ideologica agli obiettori non trova nessuna giustificazione, anche perché i dati, diffusi pochi giorni fa dal Ministero della Salute, mostrano la facilità di accesso all’acquisto di pillole abortive, consentito anche senza ricetta, che è infatti aumentato di circa il 400% dal 2012 a questa parte”.
Commentando la vicenda, il presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani UFCI, Piero Uroda, ha spiegato che “la scelta professionale della collega si era basata sulla conoscenza di evidenze ed interpretazioni scientifiche di pubblico dominio e non solo su indicazioni contenute nel foglietto illustrativo, che avevano messo in risalto il possibile effetto antinidatorio del farmaco, cioè di impedimento al normale sviluppo dell’embrione nell’utero materno”.
L’UFCI saluta la sentenza del Tribunale di Gorizia come la conclusione di una “vicissitudine angosciosa e dolorosa” anche per la famiglia della farmacista, “vissuta come una ingiusta persecuzione per un comportamento erroneamente considerato ideologico”.
La prima sentenza italiana sull’obiezione di coscienza dei farmacisti, prosegue Uroda, ne diventa così “la pietra miliare in ambito giuridico e punto di svolta nella discussione all’interno della professione”.
In conclusione il presidente dell’UFCI lancia un appello al “mondo politico” e alla Federazione Ordini Farmacisti Italiani (FOFI), perché prevalga una “piena consapevolezza” e un “costruttivo confronto” alla luce delle “nuove indicazioni giuridiche”, affinché “si recepiscano per tutti i farmacisti, i principi offerti da questa sentenza”.
Da parte sua, il presidente del Movimento per la Vita, Gianluigi Gigli, ha dichiarato: “Il Tribunale di Gorizia ha solennemente riaffermato il primato della coscienza sulla legge, Si tratta di un tema che diventerà sempre più pressante a causa degli sviluppi della ricerca biomedica e delle applicazioni tecnologiche in ambito sanitario”.
A nome del Movimento per la Vita, Gigli ringrazia quindi l’avvocato Pillon “per aver efficacemente difeso in giudizio la farmacista ingiustamente perseguitata, nell’interesse della libertà di coscienza di tutti i professionisti della salute”.
Pillola del giorno dopo: farmacista assolta per non averla fornita
La sentenza del Tribunale di Gorizia riconosce l’obiezione di coscienza e il diritto alla vita