Per sapere come la solidarietà è stata capace di trasformare luoghi e persone e persino il concetto di spazio e tempo, bisogna andare in Calabria, precisamente a Catanzaro, per conoscere la Cooperativa sociale “Hesperia” (ONLUS), proprietaria del marchio “Solid Ale Beer”. Si tratta di un microbirrificio artigianale “solidale”, nel quale lavorano cinque ragazzi molto speciali.
Si chiamano Alessandra, Ester, Federica, Manilo e Salvatore. Ragazzi con disabilità cognitive, la maggior parte portatori della sindrome di down. Sono già lavoratori effettivi. L’idea è sorta a Luciano Ricci, avvocato di professione, che dopo aver letto un piccolo libro regalatogli “per caso” (il caso non esiste!) su come produrre birra artigianale e dopo aver partecipato ad una cena organizzata dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) ha avuto la felice intuizione.
L’avvocato, non ha esitato a parlarne con gli amici, Luciano Raso (sempre impegnato nel sociale) e Massimo Pisanelli (che, sempre “per caso”, voleva abbandonare l’ingegneria per fare “altro”). Si pensa di dare un seguito a questa intuizione. Volete sapere il risultato? Il trio Ricci-Raso-Pisanelli, ha subito deciso. Carta, penna e… passione! Non c’è stato neanche il tempo di approfittare dei fondi che la Calabria metteva a disposizione.
I soci hanno personalmente investito quanto economicamente necessario, senza aiuti statali. Si parte… “a tutta birra”. Produrre birra artigianale è il mezzo non il fine. Al centro è la persona. Si avvia subito la collaborazione e l’intesa con Marina Dominianni (referente dello sportello informativo dell’AIPD).
L’associazione ha voluto cogliere l’opportunità, preparando i soci ad un adeguato approccio con i ragazzi affetti da sindrome di down. I giovani sono stati entusiasti di cominciare a lavorare, imparare e soprattutto ad insegnare.
In questa realtà, tutti imparano da tutti. Gli ingredienti principali sono l’ascolto, l’attenzione, il rispetto e la passione. I novelli “maestri birrai” insegnano ai ragazzi “come produrre la birra”, e come si utilizzano gli strumenti di laboratorio, pochi ed essenziali seguendoli passo dopo passo anche grazie all’aiuto dell’AIPD.
Mentre i ragazzi insegnano agli adulti “come abitare il tempo”. Ogni cosa ha il suo giusto momento. È sorprendente ma è così. Non è elogio della lentezza, ma rispetto del tempo. I risultati non si misurano controllando l’efficacia, l’efficienza e l’economicità (le famose tre “E”). Si misurano nella gioia di realizzare un sogno.
Nella condivisione di spazi e momenti. Insomma, è un cammino. Continuo e sorprendente. Per questo l’avv. Ricci afferma di ricordare ogni singola bottiglia come un microevento. Attualmente la “Solid Ale Beer” ha uno stabile, un laboratorio, un sito internet e-commerce, promozioni, promozione e qualità.
A tal proposito, è bene precisare che la birra prodotta, preparata con cura, è di per se “buona”. Il fatto che sia stata realizzata da ragazzi speciali è un valore etico, solidale e morale che non ha paragoni. È nata da qualche mese, ma ha già segnato una rivoluzione. I “limiti” fisici sono superati dall’aiuto e dalla collaborazione, mentre i limiti mentali, fatti di pregiudizi e poca conoscenza, sono superati dalla consapevolezza di riuscire a realizzare un sogno.
Non è fantasia, è lavoro. A fine mese tutti percepiscono il dovuto salario. Per i ragazzi è la prima esperienza lavorativa. La forza e la passione non possono essere descritti. Guardare gli occhi dei giovani mentre sono intenti a produrre birra significa andare “oltre” vedere “altro” e “altri”. Il sorriso è di casa. Il calore e l’affetto non sono componenti che possono certo essere iscritti a bilancio, o negli ingredienti che l’etichetta espone, ma sono pur sempre presenti.
Il “gusto” ed il “gesto” si mescolano al punto da essere indistinguibili. La solidarietà si esprime all’interno, cioè verso i soci, ma si estende a quanti, con essa, entrano in contatto. La potenza della fragilità è la chiave del successo, o meglio, del valore. Oggigiorno, purtroppo, la fragilità è poco compresa, accettata, accolta, e di conseguenza viene posta alla periferia del vivere sociale.
Questa realtà lavorativa, seguendo l’esempio di papa Francesco, ha voluto portare al centro ciò che viene considerata “periferia umana”, trovando modi e strumenti adatti per farlo. I catanzaresi hanno voluto “potenziare di fragilità” e dotare di abilità “diverse” il freddo lavoro di fabbrica. Il risultato è sorprendente.
I fondatori, grazie a questo progetto, hanno intimamente cambiato il proprio approccio al lavoro. Un progetto che li entusiasma e li anima in maniera molto particolare. La solidarietà non è solo stare “con” gli altri ma “per” gli altri.
Infine, non posso non condividere con tutti i lettori quanto Luciano Raso, con le lacrime agli occhi ed il cuore in mano, mi ha confidato. Ha voluto svelarmi, in fondo, il segreto del progetto, affermando: “questa birra è fatta con amore e per amore!”. Ed il risultato è eccezionale. Ne sono testimone.
Nella speranza che questo sorso di solidarietà sia stato gustato con la dovuta attenzione, non mi resta che indicare il sito internet del birrificio, affinché si possa approfondire ed approfittare della specialità della Solid Ale Beer.
www.solidalebeer.it
Una birra davvero solidale
A Catanzaro è nata la Solid Ale Beer, un microbirrificio artigianale nel quale lavorano cinque persone con disabilità cognitive