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Santa Sede contro tratta umana: "Un crimine atroce, un cancro sociale"

Mons. Janusz Urbańczyk intervenuto ieri a Vienna alla 1124.ma seduta plenaria del Consiglio permanente dell’Osce

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Contro la tratta di esseri umani sono necessarie azioni rigorose in grado di contrastare efficacemente quanti traggono profitti da questi abusi. È quanto ha affermato mons. Janusz Urbańczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), intervenendo ieri a Vienna alla 1124.ma seduta plenaria del Consiglio permanente di questo organismo intergovernativo.
La Santa Sede – ha ricordato mons. Janusz Urbańczyk nel suo discorso riportato dalla Radio Vaticana – si è più volte espressa contro la piaga del traffico di esseri umani, il lavoro forzato e tutte le forme di schiavitù moderna, soffermandosi spesso sull’aberrante sfruttamento dei bambini. Sono anche state intraprese azioni, attraverso le istituzioni della Chiesa cattolica in tutto il mondo, per porre fine, una volta e per sempre, a questo “cancro sociale”, uno dei più grandi flagelli del nostro tempo.
In varie parti del mondo, molti istituti religiosi cattolici, parrocchie, organizzazione caritative e gruppi di laici si impegnano ogni giorno nella lotta contro questa tratta, per prevenirla e per assistere le vittime. Opponendosi alle reti criminali – ha spiegato il presule – hanno stabilito un efficace “network della solidarietà” che permette un rapido scambio di informazioni e di programmi. Queste molteplici realtà collaborano anche con governi e autorità locali.
Come i suoi predecessori, Papa Francesco ha condannato questo “problema enorme e nascosto” e ha anche promosso azioni concrete. Nel 2014 – ha ricordato il rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Osce – il Santo Padre ha firmato con altri leader religiosi la Dichiarazione congiunta contro la schiavitù moderna e ha creato il cosiddetto “gruppo di Santa Marta” contro il traffico di esseri umani. Si tratta di un’alleanza responsabile tra forze di polizia e alti rappresentanti della Chiesa in tutto il mondo che mira, insieme con la società civile, a sradicare la tratta di esseri umani attraverso lo sviluppo di strategie di prevenzione e di reinserimento delle vittime.
Grazie al lavoro di questo gruppo, che comprende la cooperazione tra Chiesa e polizie, “molte voci disperate e silenziose – ha sottolineato mons. Janusz Urbańczyk – sono state ascoltate”. Ciò che è necessario – come ha ricordato Papa Francesco è uno sforzo concertato, efficace, mirato per eliminare le cause che alimentano questo complesso fenomeno e accompagnare le persone che cadono in questa trappola. Tali persone – aveva detto il Pontefice incontrando lo scorso 27 ottobre i membri del “gruppo Santa Marta” – sono le più indifese. E sono “derubate – aveva aggiunto il Papa – della loro dignità”, dell’integrità fisica e psicologica ed anche della vita.
Gli Stati membri delle Nazioni Unite – ha osservato inoltre il presule – hanno recentemente riaffermato il loro imperativo morale per combattere questa massiccia violazione dei diritti umani fondamentali. In linea con questo indirizzo, la Santa Sede esorta tutti gli Stati a riconoscere la tratta di essere umani “come uno dei crimini più atroci” e a proseguire negli sforzi per sradicare questa piaga. Particolare attenzione deve essere data a questo crimine quando le vittime sono bambini. Minori impiegati come soldati in conflitti, vittime della pornografia, dello sfruttamento e di reti criminali inserite nel traffico della droga. Bambini – ha aggiunto – che sono costretti a fuggire da persecuzioni, rischiando di essere isolati e abbandonati.
Questo desolante scenario non risparmia neanche i Paesi dell’Osce. L’unico modo per fermare le molteplici forme di schiavitù che coinvolgono i minori – ha concluso mons. Janusz Urbańczyk – non può prescindere dall’intraprendere azioni rigorose ed efficaci contro quanti traggono profitti da questi abusi.
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ZENIT Staff

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