Il Cavallo di Troia è una macchina da guerra che, secondo la leggenda, fu usata dai greci per espugnare, con uno stratagemma, la città di Troia.
Dopo dieci anni di inutile assedio, i greci finsero di rinunciare alla conquista della città e di tornare alle proprie sedi, lasciando sulla spiaggia un enorme cavallo di legno.
All’interno del cavallo erano però nascosti i più valorosi guerrieri greci, guidati da Ulisse. I troiani, felici per lo scampato pericolo, trascinarono il cavallo all’interno delle mura.
Di notte, mentre i troiani dormivano, i greci uscirono dal cavallo e aprirono le porte della città ai propri compagni, che si erano nascosti con le loro navi dietro un’isoletta vicina. Penetrati nella città, i greci colsero di sorpresa i troiani, che furono facilmente sopraffatti. Troia fu data alle fiamme.
Il termine Cavallo di Troia è entrato nell’uso letterario, ma anche nel linguaggio comune, per indicare uno stratagemma ingannevole con cui penetrare nelle file nemiche.
Parlando a religiosi teologi in un collegio internazionale, con un linguaggio severo che poi si rivelò provvidenziale, li ammonii sul grave pericolo di indossare la tonaca da frati senza la carità. È un grave inganno per sé e uno scandalo per gli altri.
La tonaca risulterebbe un “Cavallo di Troia” che, a un nemico di Dio e degli uomini, permette di entrare e nascondersi in un convento. “Lupi rapaci – direbbe Gesù – vestiti da agnelli”. Gente che sa tradire con un “bacio”.
“Grazie – mi disse alla fine un teologo –. Il paragone del Cavallo di Troia mi ha aperto gli occhi; per me è un severo e chiaro ammonimento che mi ha svelato l’inganno che vivo. Sono deciso a relativizzare la tonaca per assolutizzare il “distintivo” del cristiano: la Carità”.
***
Ciao da p. Andrea
Per richiedere copie dei libretti di padre Andrea Panont e per ogni approfondimento si può cliccare qui.
"La processione del cavallo di Troia" di Giovanni Domenico Tiepolo
Il Cavallo di Troia
I cristiani corrono il rischio di “indossare la tonaca da frati senza la carità”