A tre giorni dalla pubblicazione del suo messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace, papa Francesco ha approfondito i contenuti e gli obiettivi del documento in occasione dell’udienza concessa a sei nuovi ambasciatori. Presso la Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Pontefice ha ricevuto stamattina i massimi rappresentanti diplomatici presso la Santa Sede di Svezia, Fiji, Moldova, Maurizio, Tunisia e Burundi, per la consegna delle lettere credenziali.
Agli ambasciatori, il Santo Padre ha innanzitutto ricordato che la missione della Chiesa Cattolica è “essenzialmente religiosa”, tuttavia, “assume nella storia anche la dimensione dei rapporti con gli Stati e i loro governanti”. Attraverso la Santa Sede, quindi, la Chiesa è “chiamata a trasmettere e testimoniare quei valori spirituali e morali che sono fondati nella natura stessa dell’essere umano e della società, e che come tali sono condivisibili da tutti coloro che perseguono la promozione del bene comune”.
Tra questi valori, un “posto preminente” è occupato dalla “pace”, alla quale da cinquant’anni esatti, i Sommi Pontefici dedicano ogni 1 gennaio una Giornata Mondiale, la prossima delle quali ha come tema La nonviolenza: stile di una politica per la pace.
“La nonviolenza – ha spiegato il Papa – è un esempio tipico di valore universale, che trova nel Vangelo di Cristo il suo compimento ma che appartiene anche ad altre nobili e antiche tradizioni spirituali”. In un mondo dove, accanto ai numerosi conflitti e guerre, una “violenza diffusa” si manifesta anche nella “convivenza ordinaria”, l’opzione per la “nonviolenza come stile di vita” diventa “sempre più un’esigenza di responsabilità a tutti i livelli, dall’educazione familiare, all’impegno sociale e civile, fino all’attività politica e alle relazioni internazionali”, ha aggiunto. Proporre sempre il “dialogo” e la “trattativa”, respingendo la “violenza come metodo di risoluzione”, è quindi il punto di partenza.
Francesco ha poi puntualizzato che lo “stile non violento” – cui, per definizione, sono chiamati quanti ricoprono “cariche istituzionali in ambito nazionale o internazionale” – non è affatto “sinonimo di debolezza o di passività, ma, al contrario, presuppone forza d’animo, coraggio e capacità di affrontare le questioni e i conflitti con onestà intellettuale, cercando veramente il bene comune prima e più di ogni interesse di parte sia ideologico, sia economico, sia politico”.
Anche nel secolo, pur funestato da “guerre e genocidi di proporzioni inaudite”, spiccano “esempi luminosi” di come la nonviolenza abbia riscosso “importanti risultati anche sul piano sociale e politico” e di come “grazie all’impegno di leader nonviolenti”, siano stati conquistati traguardi di libertà e di giustizia in maniera pacifica”, suggerendo una strada “da seguire nel presente e nel futuro”.
In troppi casi, ha denunciato il Pontefice, la via della pace viene “proclamata a parole ma di fatto negata, perseguendo strategie di dominio, supportate da scandalose spese per gli armamenti, mentre tante persone sono prive del necessario per vivere”.
In conclusione, il Santo Padre ha congedato i nuovi ambasciatori, con l’auspicio che la Santa Sede, il suo Corpo Diplomatico e i governi dei vari paesi portino avanti il loro “processo di promozione della pace, come pure degli altri valori che concorrono allo sviluppo integrale dell’essere umano e della società”.
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Papa: “Pace proclamata solo a parole, scandalosa la spesa per gli armamenti”
Ricevendo in udienza sei nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, Francesco ribadisce: “La nonviolenza non è sinonimo di debolezza ma di forza”