Foto: Aiuto alla Chiesa che Soffre

Siria, ad Aleppo Est gravissima crisi umanitaria. Unicef: "Strage di bambini"

L’ambasciatore russo all’Onu conferma l’accordo Russia-Turchia e dichiara: “La guerra è finita”. Intanto dai social giungono richieste d’aiuto e denunce di atrocità

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“Per tutti quelli che possono sentirmi, qui ad Aleppo siamo esposti a un genocidio. Questo potrebbe essere il mio ultimo video. Oltre 50mila civili che si sono ribellati contro il dittatore Al-Assad sono minacciati da esecuzioni sul campo o dalle bombe”. Lina Shamy, giovane attivista siriana, guarda dritta alla telecamera del suo cellulare e trattiene le lacrime mentre pronuncia via Twitter queste drammatiche parole che, come dice, potrebbero essere le ultime della sua vita.

La ragazza è una degli oltre mille civili intrappolati ad Aleppo Est, ultima sacca ribelle dove si combatte il sanguinoso atto finale della guerra tra esercito governativo e milizie ostili al regime di Assad. Insieme a quello della giovane attivista sono numerosi i messaggi di aiuto o di allarme che giungono in queste ore tramite il web dal martoriato territorio. Si parla infatti di almeno 82 civili uccisi, cadaveri in fiamme per le strade, donne e bambini rastrellati in quattro quartieri della città, intere famiglie sparite. Ieri il segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si diceva “allarmato” per le “atrocità” contro i civili e puntava il dito contro i responsabili delle violenze. Le Nazioni Unite chiedono pertanto l’accesso immediato di osservatori, mentre la Croce Rossa domanda una tregua quale “ultima possibilità per salvare vite umane”.

Oggi l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin, ha confermato l’accordo tra il regime siriano e i ribelli sull’evacuazione di Aleppo Est. Parlando con la stampa, il diplomatico ha dichiarato che “è stata raggiunta un’intesa sul campo” in base alla quale “i combattenti lasceranno la città”. Un primo gruppo di persone lascerà la parte assediata di Aleppo nelle prossime ore, “a meno che accada qualcosa di nuovo”, ha dichiarato un ufficiale del gruppo ribelle siriano Jabha Shamiya, parlando dalla Turchia.

L’evacuazione di civili e insorti sarebbe dovuta partire già nella giornata di ieri, sulla base di un accordo tra Turchia e Russia. Quest’ultima riferiva l’avvenuto esodo di 8mila civili, la metà bambini, dalle zone assediate e poi ha annunciato la fine delle ostilità. Le partenze dovevano cominciare alle 4 italiane, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani (osdh) e fonti locali, ma a quasi cinque ore dall’orario previsto nulla si è mosso. Fotografie e filmati mostravano infatti una ventina di autobus verdi fermi in attesa nel quartiere di Salaheddin, ma sempre vuoti, con gli autisti addormentati sui volanti in attesa di passeggeri. Anche gli Stati Uniti, tramite il portavoce del dipartimento di Stato John Kirby, hanno fatto sapere che stanno vigilando e non confermano ancora la fine delle ostilità dichiarata da russi e turchi.

Intanto da Unicef Italia, giunge un forte allarme: “Sono ore sempre più difficili quelle che sta vivendo il popolo siriano stremato da quasi 6 anni di guerra e morte”, dichiara il portavoce Andrea Iacomini. “Se davvero la battaglia di Aleppo è finita non possiamo non domandarci quanti sono i bambini ancora intrappolati in città, quante le vittime innocenti, gli abusi, le violenze e quali sono le condizioni di migliaia di sfollati in questo momento in fuga”.

“Si è forse conclusa una battaglia ma non la guerra e il mondo non può continuare ad assistere a questo scempio”, aggiunge il portavoce. “Ci sono altre 15 città sotto assedio, i bambini sono mutilati, uccisi senza pietà, gravemente scioccati da tutto quello che stanno vivendo come la perdita di genitori o parenti che spesso vengono giustiziati a freddo, torturati o costretti alla fuga. Ospedali, scuole, operatori umanitari sono tutti vittime di questa guerra, la più grave strage di bambini dal dopoguerra ad oggi, senza dubbio peggiore della Bosnia o del Ruanda”.

Di qui “un appello agli italiani”, a cominciare dal presidente Mattarella, “perchè alla giusta ma momentanea indignazione che deriva dalle immagini e dalle notizie di queste ore che giungono da Aleppo uniscano gesti concreti, facciano sentire in tutte le piazze e in tutti i Comuni il proprio grido di condanna e indignazione di fronte ad un conflitto che il popolo siriano non ha voluto”.  [S.C.]

Di seguito il video dell’attivista Lina Shamy:

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ZENIT Staff

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