Maria è la piccola per eccellenza. Ma la piccolezza affidata a Dio è più grande della ricchezza dei potenti, spesso arroganti e illusi di poter fare a meno di Dio. Impariamo da Maria ad affidare la nostra povertà al Signore, perché Lui la possa trasformare nella Sua grandezza. Allora non dovrai più temere la tua piccolezza, anzi proprio questa diventerà la tua ricchezza, l’arma contro le attrattive vane del mondo.
Perché anche noi possiamo cantare con Elisabetta a Maria: “Beata te, che hai creduto alla parola del Signore”; questo stesso canto lo possiamo fare per la Chiesa e per ogni singolo cristiano. Perché il cristiano non è un perfetto, ma un uomo che ha sperimentato la potenza di Dio, il Suo amore.
Con l’Immacolata Concezione non festeggiamo solo la grandezza della fede di Maria, ma anche la nostra chiamata più profonda. Ognuno di noi è generato con il Battesimo come un figlio che conoscerà, crescendo nell’età e nella fede, una maternità che possiamo dire spirituale, simile a quella della Vergine Maria.
Nel suo intimo nascerà una creatura piccola, balbuziente, che geme con gemiti inesprimibili: un piccolo, un bimbo che ha bisogno di massima cura, che si può uccidere facilmente, che soffoca e muore se non viene alimentato.
Due sono gli alimenti per crescere in questa gestazione, per non abbandonare la Grazia: il latte materno che ci dona la Chiesa con la Parola e i Sacramenti e l’interiorizzazione che noi facciamo di essi, mettendo in pratica la Parola, rispondendo con la preghiera e con l’obbedienza a Cristo.
Si genera in noi un cambiamento progressivo di vita: come la Madre di Gesù che ha un amore materno, pieno di tenerezza e immenso, verso il Figlio di Dio, Suo Figlio, così questo amore ci viene donato per partecipazione, dallo Spirito Santo a chi accoglie la Sua Parola, al cristiano”.
E se Dio ha fatto questo in una umanamente piccola creatura come Maria, farà questo anche per ognuno di noi.
Foto: © ZENIT - HSM
Maria, la piccola diventata grande perché ha creduto
Con l’Immacolata Concezione non festeggiamo solo la grandezza della fede di Maria, ma anche la nostra chiamata più profonda