Lettura
Una delegazione fa la spola tra il carcere dove Giovanni è imprigionato e il luogo dove Gesù sta predicando e facendo prodigi. Giovanni è in crisi rispetto all’esito della sua situazione, ma anche per i segni contraddittori che Gesù dà rispetto alle cose annunciate dal Precursore. Non c’è scure posta alla radice, ventilabro che discerne il grano sull’aia, pula che brucia nel fuoco: mancano i segni annunciati da Giovanni. Di qui la crisi, il dubbio, la domanda. Gesù risponde in codice, citando Isaìa e i segni che il profeta aveva indicati come corredo del Messia.
Meditazione
Condivido innanzitutto la fatica della fede, e vedo la grandezza di Giovanni più nella domanda timida e incerta nata nel carcere che nelle prediche infuocate gridate nel deserto. La fede si nutre di dubbio, di incertezza, di domande. A volte, idealmente, pensiamo il credente tutto d’un pezzo, senza zone d’ombra; invece qui ci viene presentato un “perdente” che vede sgretolarsi le sue certezze. Stare nella domanda è il supplizio della fede che si affida a vere incertezze più che a false certezze. So vivere nel dubbio? Sopporto di stare nelle domande che sono più feconde di ogni risposta? Quando la delegazione riparte per il carcere, Gesù sciorina le sue lodi sul Battista che è un profeta, anzi, più che un profeta, è stato il banditore che ha preparato la via, ha dissodato i cuori, ha chiuso un tempo perché fosse possibile aprirne uno nuovo, anzi, il tempo per eccellenza. Peccato che Giovanni non possa ascoltarle queste lodi! Lui resta imprigionato, lontano dalla scena, al buio, in un tempo che si chiude a imbuto. Il Battista è maestro di discrezione, di umile uscita di scena, come chi sa decrescere perché un Altro cresca. In una società dell’apparire, dove occupare la scena è l’ossessione di tanti, Giovanni ha molto da insegnare. So abbandonare la scena, quando vedo la mia persona al centro di troppe attenzioni? Le lodi raggiungono l’apice con “tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista” a sigillare una grandezza e a consegnare un’ultima foto. “Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” non viene a sminuire la frase precedente, ma a presentare Gesù come il piccolo e il povero. Siamo invitati a considerare i criteri di grandezza, che per il Vangelo sono invertiti, preparandoci al Natale – siamo già alla terza domenica di Avvento – con gli occhi dei piccoli e dei poveri, gli unici che vedono e comprendono.
Preghiera:
Donami, Signore, un cuore povero ed umile, uno sguardo eternamente bambino, che sappia vedere e gustare i miracoli di cui è piena la vita, sappia dare “il tu” ai grandi e prendere sul serio quelli a cui nessuno guarda. Donami il potere di meravigliarmi, perché non vadano perdute tante meraviglie.
Agire:
Mi fermo a parlare con un bambino.
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Meditazione del giorno a cura di mons. Arturo Aiello, Vescovo di Teano-Calvi, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Le domande che maturano la fede
Meditazione della Parola di Dio di domenica 11 dicembre – III di Avvento, “Gaudete”, Ciclo A