“Ci incamminiamo verso l’evento della visita papale con il desiderio che non si riduca ad esperienza di una emozione intensa e passeggera: sia piuttosto una grazia che conforti, confermi, orienti la nostra fede, nel nostro cammino verso la Pasqua, in preghiera con Maria e offra ragioni e segni per la speranza di tutti gli uomini e le donne della nostra terra”.
È questo l’auspicio espresso dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e dal Consiglio Episcopale milanese nella lettera inviata ieri, 8 dicembre, in occasione della solennità dell’Immacolata, ai parroci delle 1107 parrocchie dell’arcidiocesi di Milano in vista della visita pastorale di Papa Francesco a Milano, in programma il 25 marzo 2017.
“In questa terra, laboriosa fino alla frenesia e forse incerta fino allo smarrimento, generosa fino allo sperpero e forse intimorita fino alla spavento, sentiamo il bisogno e domandiamo la grazia di essere confermati in quella fede che gli Apostoli ci hanno trasmesso e che attraversa i secoli fino a noi”, si legge nel testo.
“Aspettiamo la vista di Papa Francesco quale compimento della ‘visita pastorale feriale’ in atto nella nostra diocesi – prosegue la lettera -, che si propone di intuire il passo che il Signore ci chiede per continuare a irradiare la gioia del Vangelo”. E ancora: “Siamo in cammino per custodire e far risplendere i tratti di una Chiesa umile, disinteressata e beata, come Papa Francesco stesso ha raccomandato alla Chiesa Italiana, nel Convegno ecclesiale di Firenze”.
In continuità con il Giubileo della Misericordia, inoltre, “sarà opportuno che in ogni Chiesa siano decisi e pubblicati orari di presenza assicurata del confessore e potrà essere fruttuoso che il sacramento della confessione sia celebrato anche in forma comunitaria, come ha sperimentato il clero in Duomo, in occasione della festa di San Carlo. A nessuno manchi mai l’offerta della misericordia del Padre che rigenera la vita e nutre la speranza”.
“Nessuno – conclude la lettera – deve lasciarsi rubare la gioia dell’evangelizzazione (EG 83), che diventa conversazione quotidiana, educazione alla fede nelle famiglie, pratica ordinaria negli affetti, nel lavoro, nella festa. Un ‘popolo numeroso’ ha bisogno del Vangelo e questa nostra città lo invoca con segni e linguaggi molteplici”.