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Filippine: l’ex segretario di Papa Luciani racconta la sua missione

Sacerdote dell’opera Don Orione, don Diego Lorenzi, celebra i 25 anni di presenza della sua congregazione nel paese asiatico

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Compie 25 anni la missione dell’Opera Don Orione nelle Filippine. Era l’ottobre del 1991 quando due sacerdoti orionini arrivano nel paese asiatico: Don Luigi Piccoli e Don Oreste Ferrari accompagnati da due laici. Successivamente si aggiunse anche Don Angelo Falardi. Sfortunatamente Don Luigi Piccoli morì nel 1994 e don Angelo nel 1997, entrambi per problemi di cuore a causa delle pesanti condizioni di vita.
Tra i religiosi orionini che si sono impegnati in questa difficile missione c’è anche don Diego Lorenzi ex segretario di Giovanni Paolo I che arrivò nelle Filippine già nel lontano 1993, quando si fermò per circa un mese. Da allora è andato e tornato varie volte con periodi di permanenza, a volte, di oltre un anno. Sarebbe dovuto tornare là il novembre scorso, ma un incidente stradale ha reso impossibile per il momento la cosa.
Le prime attività presero il via nella “smokey mountain“, la discarica di Manila, in condizioni ambientali ed umane difficilissime.
“A Manila – spiega don Oreste Ferrari, oggi consigliere generale dell’Opera Don Orione – esisteva una famosa “smokey mountain” nel quartiere di Tondo dove i Padri Verbiti, i padri Canossiani e i Salesiani hanno delle parrocchie. Quando arrivammo noi, l’attività di discarica a Tondo era stata chiusa perché troppo vicina al centro della città e spostata a Payatas dove dopo pochi mesi sono arrivati i Padri Vincenziani (proprio sulla discarica) e noi nella zona vicina. Naturalmente lì era tutto da inventare perché si trattava di zone nuove, “abusive” e insane, ma dove quasi 100 mila persone vivevano e lavoravano (di cui 40 mila nella nostra parrocchia).
Già nel primo anno – aggiunge don Ferrari – creammo un paio di asili, e nel terzo, con l’aiuto di una suora tedesca, un ambulatorio di assistenza per i malati di tubercolosi, malattia endemica date le condizioni di inquinamento dell’aria. Durante il quarto anno si pensò ad un secondo polo, a circa 15 chilometri dove poter porre la nostra struttura per la formazione e un’opera più stabile e organizzata, cioè una casa di accoglienza per bambini disabili, conosciuta ora come Cottolengo Filipino”.
“Al momento la Congregazione – prosegue don Ferrari – è presente con 8 religiosi in tre località. A Payatas, l’opera originale, dove c’è una parrocchia (con oltre 150mila persone) e le opere sociali annesse. Qui nelle 14 cappelle in cui lavoriamo ci sono 9 feeding programmes cioè luoghi dove circa 400 bambini denutriti ricevono le cure e un pasto giornaliero. Poi ci sono due ambulatori (di cui uno gestito dalle nostre suore), e si aiutano tanti bambini con le rette scolastiche e il materiale educativo. A circa 15 chilometri, a Montalban (Rizal) c’è la casa di formazione per i nostri studenti dove ci sono 40 studenti di filosofia non ancora religiosi e 11 studenti religiosi più 14 novizi. I novizi vengono dalle Filippine ma anche all’India e dal Kenya. Nello stesso campus c’è la casa per bambini disabili in cui risiedono 35 bambini con problemi mentali e fisici profondi e dove altri, esterni, possono venire a ricevere terapie educative e riabilitative. Infine a circa 150 chilometri più a sud, nella città di Lucena (Quezon) si svolge un’opera di animazione legata due cappelle con quattro feeding programmes e di scholarship come quelli di Payatas, ma anche con un centro dove ragazzi di tutte le età possono venire a frequentare corsi di matematica, Inglese, informatica e musica”.
“A questo dobbiamo aggiungere – conclude don Ferrari – che hanno avviato una loro missione anche le suore di Don Orione con la creazione un centro di accoglienza vocazionale anche per alcune ragazze di paesi vicini (Indonesia e Timor Est)”.
 

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ZENIT Staff

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