Non c’è pace per il Myanmar. Sabato scorso un raid aereo dell’esercito governativo ha bombardato e distrutto la chiesa di San Francesco Saverio, di cui, peraltro, quel giorno ricorreva la festa liturgica.
Secondo quanto riferito da monsignor Philip Za Hawng, vescovo di Lashio, diocesi dove è avvenuta la sciagura, “tutta la chiesa è stata distrutta, ad eccezione del campanile. Il fumo che si è alzato era visibile da molto lontano fino a mezzogiorno. Quella chiesa era costruita in cemento armato ed era stata consacrata nel 2006”.
Nella fuga, l’intera comunità parrocchiale, racconta ancora il vescovo, hanno trovato rifugio oltre il confine cinese, mentre anche i residenti in città sono scappati. Il governo cinese ha infatti allestito alcune tendopoli per i rifugiati (al momento circa 3000), che di tanto in tanto, durante le tregue, tornano in patria per nutrire il bestiame.
“Chiunque legga queste righe, per favore preghi per la pace in Myanmar”, conclude poi il presule. L’attacco è avvenuto nello scenario degli scontri tra l’esercito governativo (che ha edificato un comando proprio di fronte alla chiesa distrutta sabato) e le milizie dei ribelli degli stati di Kachin e Shan, che in più di cinque anni, hanno provocato decine di vittime tra i civili e almeno 120mila sfollati.
Foto: Wikimedia Commons
Myanmar: chiesa di San Francesco Saverio distrutta in un raid aereo
Continuano gli scontri tra esercito governativo e ribelli. Oltre 3000 rifugiati oltre il confine cinese