E chi non sa il proverbio: “Chi troppo vuole, nulla stringe?”. Ma altro è saperlo, altro è farne l’esperienza.
Mio zio Romano era appassionato agli animali a cui accudiva con una solerzia invidiabile. Come se si fosse sparsa la voce, ogni giorno si notava l’accorrere di uccelli e animali in sempre maggior numero.
Tra gli altri da alcuni giorni con puntualità, si affacciava un uccello rarissimo, bellissimo per i suoi colori, e leggiadro nel suo volo, un vero capolavoro della natura.
Romano lo contemplava ogni mattino e a lungo, gettando per lui qualche bocconcino prelibato. Finché un giorno si lasciò vincere dalla tentazione di prenderlo e portarselo in gabbia per averlo vicino e vederlo meglio.
Cominciò la caccia: bastarono alcuni gesti sospetti di Romano, e quel rarissimo uccello, non solo non si lasciò prendere, ma non si fece più vedere. Romano allora cominciò a riflettere: quando volevo il bene di quella creatura, lasciandola libera, la potevo vedere, godere, ammirare; appena ho cominciato a volerla per me, l’ho perduta.
Voler possedere significa perdere. Voler bene significa volere il bene dell’altro, lasciandolo libero; significa volere per lui il sommo bene, Dio. E chi sa amare non si attacca a niente, perché ha già tutto.
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