Le Filippine sono nuovamente a rischio terrorismo islamico. L’allarme arriva dall’isola di Mindnao, a maggioranza musulmana, dove domenica scorsa una chiesa è stata colpita da un attentato del gruppo fondamentalista Maute, legato allo stato islamico. La comunità cattolica ha chiesto al presidente Duterte di garantire la sicurezza, altrimenti sarà a rischio la celebrazione stessa delle messe.
Ai microfoni della Radio Vaticana, padre Giovanni Re, missionario Pime nelle Filippine, ha riferito anche di una bomba trovata nei giorni scorsi fuori dall’ambasciata americana e di un probabile attentato contro un convoglio militare. Si tratterebbe, ha spiegato padre Re, di “gruppi apparentemente legati allo stato islamico”, quindi non legati ai due gruppi islamici più diffusi, “con cui il governo sta cercando di dialogare per ottenere la pace”.
Pur essendosi la Chiesa sempre mostrata aperta al dialogo, “dall’altra parte il dialogo viene interpretato come un qualcosa che non va fatto, perché quello che loro portano avanti è che vogliono uno Stato indipendente islamico”, ha riferito il missionario. Il conflitto tra gruppi musulmani, cristiani e governo, tuttavia, va avanti da “più di 50 anni” e, secondo padre Re, sarebbe “un po’ semplicistico dire che si tratta solo di una questione religiosa”.
Nonostante la ormai notoria intransigenza del presidente Duterte, che, in nome della sicurezza, è recentemente arrivato a minacciare persino quanti si impegnano nei diritti umani, il nuovo governo ha promesso che porterà a conclusione gli accordi di pace, sebbene, ha osservato il missionario del Pime, ogniqualvolta si sta per raggiungere un accordo, “improvvisamente emerge un altro gruppo che se ne va per la sua strada e riprende le lotte contro il governo e contro gli altri gruppi che ci sono in giro”.
Islamic terrorist in Philippines - Wikipedia Commons
Filippine: torna alto il rischio terrorismo islamico
Nell’isola di Mindnao, nuove minacce ai cattolici che chiedono l’intervento del governo