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Referendum. Corigliano: "Da cattolico, voto No alla 'colonizzazione ideologica' dell'Italia"

L’ex portavoce dell’Opus Dei si schiera contro la riforma costituzionale adducendo anche ragioni bioetiche. E incalza: “Lobby internazionali telecomandano il nostro Paese”

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“Di questa riforma costituzionale mi preoccupa un pericolo che viene ignorato dai media: chi impedirà alla Cirinnà e ai suoi seguaci di permettere l’utero in affitto, l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, la teoria del gender nelle scuole elementari, il reato di omofobia (si potrà finire in carcere per aver letto passi della Bibbia ad alta voce), l’eutanasia, l’aborto fino all’ultimo giorno di gravidanza (come proposto dalla Clinton) e così via…? Chi lo impedirà quando in mano a queste persone ci sarà una ‘migliore governabilità’?”.
Domande retoriche poste in un editoriale su L’Eco di Caserta dalla mordace penna di Pippo Corigliano. Ingegnere, ex portavoce dell’Opus Dei in Italia, proficuo scrittore, si è apertamente schierato a favore del No al referendum di domenica prossima. E lo ha fatto, da cattolico, avendo a cuore temi di bioetica. Intervistato da ZENIT, Corigliano ha spiegato la sua posizione.
***
Ing. Corigliano, è davvero così preoccupante per un cattolico la vittoria del Sì al referendum?
Uno degli slogan dei sostenitori del Sì è la promessa di una “maggiore governabilità”. Questa è auspicabile nella prospettiva della disponibilità di buoni governanti. La governabilità in mano a persone inadeguate rende tutto più precario. Sono rimasto impressionato dalla condotta di Matteo Renzi quando ha lasciato le redini del dibattito politico in mano alla Cirinnà e ai suoi seguaci per l’approvazione delle unioni civili, per poi intervenire salomonicamente all’ultimo momento. Non vorrei che si ripetessero circostanze del genere. Per gli aspetti della riforma costituzionale già si è detto tanto. Ricordo solo che nel ’62 l’Italia arrivò ad essere il quarto Paese più industrializzato del mondo, e la Costituzione vigente era quella dei padri costituenti…
Un eventuale Esecutivo di segno opposto a quello attuale potrebbe però usare la “migliore governabilità”, ad esempio, per arginare la stepchild adoption o per porre limiti alla legge 194 sull’aborto…
Non è nella mia indole dare indicazioni politiche molto precise. Certo c’è bisogno di un’inversione di tendenza in questa corsa folle verso la dissoluzione del tessuto sociale a forza di individualismo esasperato.
Teme che una maggiore centralizzazione dei poteri – ipotesi che si configura nella riforma costituzionale – possa danneggiare la sussidiarietà e i corpi intermedi?
Certamente. Vanno invece favorite le associazioni di volontariato, culturali, ecc. le quali rafforzano il corpo sociale e lo rendono meno manipolabile.
C’è qualche aspetto della riforma costituzionale che apprezza?
Francamente no. In tanti Paesi si notano spinte autoritarie e isolazioniste che non promettono nulla di buono. Ciò di cui invece c’è bisogno è la formazione di una nuova classe dirigente oltre che di leader dotati di spessore culturale, professionale, politico, e non arroganti.
Nell’editoriale su L’Eco di Caserta ha scritto che “organizzazioni e lobby internazionali telecomandano il nostro Paese”…
L’Italia ha perso l’ultima guerra e da sempre è soggetta all’influenza delle potenze vincitrici. Ultimamente però si ha l’impressione che i gruppi finanziari e le lobby internazionali pilotino maggiormente le scelte dei nostri politici. Certi viaggi all’estero ne sono una conferma, assieme a tanti altri indizi segnalati nella mia rubrica sul settimanale Tempi e sul giornale on-line Affari Italiani: l’ambasciatore degli Stati Uniti che si dichiara pubblicamente a favore del Sì; il presidente Napolitano (che in passato militava nella corrente Pci più vicina agli ambienti laici internazionali) che ha nominato senatore a vita Mario Monti, improvvisamente e per meriti sconosciuti, per poi imporlo come presidente del Consiglio; Obama che si congratula con Renzi il giorno dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili. Sono tutti episodi che fanno venire in mente la “colonizzazione ideologica” di cui parla il Papa.

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Federico Cenci

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