Lettura
Il capitolo 9 di Matteo contiene la chiamata di Levi che, sebbene raccontata succintamente in un solo versetto, ne è come il cuore, e porta la firma dell’evangelista che racconta la propria chiamata. La domanda che sovrintende a tutto il capitolo è: cosa significa seguire Gesù? E le risposte che in ordine vengono date sono: ricevere il perdono dei peccati (paralitico), lasciare la vita di prima con le sue false ricchezze (chiamata di Levi), essere liberati dalla morte e da ogni malattia dello spirito (risurrezione della figlia di un capo e guarigione dell’emorroissa). A questo punto si colloca il brano di oggi che ha come protagonisti due ciechi. La scena è composta di due atti: il primo in strada, che potremmo definire “momento pubblico”, nel quale i due non vedenti gridano a Gesù il loro stato di buio; il secondo in casa, che potremmo definire “momento intimo”, in cui essi sono a colloquio con Gesù.
Meditazione
Bisogna avere il coraggio di urlare la propria povertà: è il primo insegnamento che i due non vedenti ci consegnano perché seguono Gesù gridando la loro cecità e invocando aiuto. Noi amiamo gridare i nostri meriti e nascondere sotto il tappeto le nostre debolezze, tacendole a volte anche a noi stessi. Chi vuole guarire deve avere il coraggio di essere vero con sé, con gli altri, soprattutto con il medico. Gesù è il Medico della mia vita a cui gridare “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Alcuni hanno il coraggio di gridare le proprie malattie, ma non accedono al secondo momento, quello intimo, dove, faccia a faccia con Gesù, veniamo interrogati sulla nostra reale volontà di guarire. C’è il Gesù delle strade e quello “della casa”, il Signore e Maestro delle celebrazioni pubbliche, e l’Amico e il Confidente della preghiera personale. Tu hai il coraggio di fare il passaggio al secondo atto? Hai una tua preghiera personale con tempi e luoghi? In casa, Gesù interroga i due sulle loro reali intenzioni e sulla forza della loro fede: “Credete voi che io possa fare questo?”. È sempre la fede il discrimine di ogni soluzione: crediamo veramente in Gesù, Figlio di Dio, inviato per la nostra salvezza? L’Avvento che abbiamo iniziato è un cammino nella notte verso l’alba, un’invocazione per ottenere il dono della vista, una presa di coscienza d’essere ciechi in cerca di salvezza.
Preghiera:
Donami, Signore, il coraggio di superare la paura del giudizio degli altri, per gridare a te con insistenza la mia cecità e il desiderio d’essere guarito. Liberami dalla presunzione di fare da solo, donami l’umiltà di accompagnarmi a tanti altri ciechi che, come me, anelano la luce. Aumenta la mia fede in te, mio Salvatore, che vieni come “luce per illuminare le genti”, e rendi colmo di frutti questo Avvento che mi rimette in cammino.
Agire:
Tra i tuoi amici e conoscenti c’è certamente un non vedente: ti renderai presente con una visita, o almeno una telefonata.
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Meditazione del giorno a cura di mons. Arturo Aiello, Vescovo di Teano-Calvi, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Il coraggio dell’intimità
Meditazione della Parola di Dio di martedì 2 dicembre 2016 – Feria della I settimana di Avvento