Immaginatevi una Cenerentola al maschile: un ragazzo costretto ai lavori di casa e a spazzare i pavimenti, salvo un giorno incontrare una donna ben più emancipata di lui, che gli salva la vita. Questa fiaba “rovesciata” è stata messa in scena in forma teatrale in una scuola di Pisa. La finalità è ben prevedibile: aiutare i bambini a vincere i pregiudizi e gli stereotipi del genere. Non meno prevedibile la reazione contraria di un gran numero di genitori, che hanno chiesto l’esenzione dei figli dal seguire quella che, peraltro, è un’attività extracurricolare, quindi per sua natura facoltativa.
Un progetto dal “dubbio valore educativo”, secondo Giusy D’Amico, presidente di Non si tocca la famiglia, associazione che ha preso in esame il caso, mettendolo al vaglio della sua équipe scientifica, presieduta dal prof. Furio Pesci: i pediatri Federica Dalmastri e Mario Bonanni, la biologa Emanuela Ruggeri, la stessa Giusy D’Amico, in qualità di insegnante di scuola primaria.
“I genitori si chiedono perché sia stato deciso di stravolgere una fiaba dove la protagonista Cenerentola diventa un maschio e perché sia stato proposto ai bambini un progetto per il quale i genitori nutrono forte perplessità”, ha dichiarato a ZENIT la D’Amico, che ha quindi esortato i genitori a mettere l’associazione in contatto con la scuola pisana, perché questa “prenda atto del bagaglio valoriale della famiglia e si organizzi per rispettare il primato educativo dei genitori, specie su tematiche sensibili su cui la scuola è tenuta ed informare i genitori e valutare anche posizioni di dissenso da parte delle famiglie”.
Nella scheda tecnica del progetto Cenerentolo si legge: “Perché gli eroi delle fiabe sono sempre maschi? Perché arriva sempre un principe azzurro che salva la situazione e non invece una principessa azzurra?”. Ecco quindi la proposta di una versione ‘rovesciata’ della fiaba di Perrault, dove il giovane e sfortunato protagonista in cerca di riscatto è di sesso maschile.
La presentazione del progetto spiega che nelle fiabe classiche le caratteristiche positive sono quasi sempre attribuite agli uomini, mentre le bambine vengono private di modelli attivi e autonomi. In quest’ottica, in cui i ragazzi vengono visti come limitati nell’espressione della loro affettività e delle loro capacità manuali, essi vengono spinti a conformarsi ad una immagine culturalmente povera di virilità. L’amore trionferà tra una principessa azzurra ed un giovane povero, senza titolo, che magari un giorno prenderà il cognome della moglie.
L’associazione Non si tocca la famiglia ha quindi consigliato alle famiglie di fare ricorso al consenso informato preventivo a scuola, riconosciuto dal MIUR nella nota 4321 del 6 luglio 2015, che ricorda che, a proposito del Piano di Offerta Formativa (POF), la partecipazione a tutte le attività extracurricolari è per sua natura facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per i minorenni o degli stessi allievi, se maggiorenni, che nel caso di non accettazione possono astenersi dalla frequenza. Il primato educativo della famiglia, ricorda Giusy D’Amico, è riconosciuto anche dall’Art. 30 della Costituzione e dall’Art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Spiegando il motivo della mobilitazione, la D’Amico ha premesso: “La società ‘maschiocentrica’ denunciata dal progetto educativo della scuola di Pisa, è ormai pressoché inesistente, in un mondo in cui la quasi totalità delle donne lavorano, sono emancipate e realizzate, si sposano tardi o non si sposano affatto, spesso sono separate, quindi ancora più indipendenti”. Alla luce di ciò, “non si capisce bene per quale motivo stravolgere una fiaba per la quale si sarebbe potuto, ad esempio, enfatizzare la condizione di serva della protagonista: una condizione, peraltro, non voluta dal principe che, invece, vorrà per lei ogni bene, ma da persone malvage che incarnano in male. Sarebbe stato significativo o pedagogicamente corretto conservare i tratti reali del sogno di ogni adolescente, donna o uomo, che un giorno incontrano, quasi per caso, l’amore. E magari concentrarsi su aspetti educativi più mirati, come ad esempio, il miglioramento della dignità della persona, in ordine al genere sia maschile che femminile”. La tecnica del ‘rovesciamento’ poteva essere declinata in modo diverso nella fiaba, immaginando, ad esempio, “il principe azzurro che, da nobile, diventa un semplice maestro di scuola e che si incarica di sollevare dalla schiavitù fanciulle come Cenerentola”, suggerisce la D’Amico.
“Se poi si voleva valorizzare la parità uomo-donna – prosegue la presidente dell’associazione – si poteva pensare a qualcosa che potesse mantenere gli status simbolici che nel bambino sono maschio, femmina, papà, mamma, amico, nonno, zio, zia, fratello, sorella, ecc. Questo scambio dell’identità sessuata tra i due personaggi, a nostro avviso, può instillare dei dubbi nel bambino che non sono pedagogicamente corretti. Le poche certezze che i bambini hanno, non vanno destrutturate”. Al contrario, rimarca la D’Amico, “noi crediamo che l’educazione alla parità dei sessi sia doverosa sul piano dei diritti, delle opportunità e della dignità; tuttavia non può azzerare le caratteristiche fondanti che rendono maschio e femmina differenti e, per questo, irresistibilmente attraenti”.
Da parte sua, la dottoressa Dalmastri sottolinea quanto Cenerentola non sia una “fiaba sessista”, in quanto la protagonista “non è schiavizzata da un maschio padrone ma da donne malvage e gelose che rappresentano il male. Cenerentola, poi, incarna il sogno di ogni bambina di incontrare un principe azzurro che la ami e la rispetti”.
Intento del progetto, però, secondo la specialista, “sembra proprio quello di ridicolizzare e sminuire la figura del maschio, che sembra mossa più da una intenzione ideologica che non dalla morale della fiaba, in cui entrambi i protagonisti incarnano i rispettivi sogni di incontrare l’uomo o la donna della propria vita”.
Tesi condivisa anche la biologa Emanuela Ruggeri, la quale ricorda come le differenze maschio femmina, oltre che fisiche, sono mentali e comportamentali e, in tal caso, la sessuazione avviene a livello cerebrale, secondo un codice genetico-biologico, che viene impresso già prima della nascita.
Elena Ringo (Wikimedia Commons)
Se Cenerentola diventa… Cenerentolo
Il caso di una scuola di Pisa: la celebre fiaba viene deformata per sfidare gli stereotipi di genere. La protesta dei genitori e dell’associazione Non si tocca la famiglia