La grazia di riconoscersi peccatori e di vincere le resistenze del peccato. È quanto ha invocato papa Francesco durante l’omelia di stamattina alla Casa Santa Marta, menzionando la preghiera della Colletta odierna.
Vi sono, ha osservato il Pontefice, vari tipi di resistenze alla grazia, la prima delle quali concerne le “resistenze aperte, che nascono dalla buona volontà”, come quella di San Paolo che, prima della conversione, “era convinto di fare la volontà di Dio”. Le resistenze aperte, ha puntualizzato il Santo Padre, sono “sane”, in quanto “aperte alla grazia per convertirsi”.
Più subdole sono le “resistenze nascoste”, assai diffuse in ognuno di noi, secondo il “proprio stile”. È importante dunque, che ognuno individui e ammetta la propria resistenza nascosta e la ponga davanti al Signore “affinché Lui ci purifichi”. È anche il tipo di resistenza di cui il protomartire Santo Stefano accusava i dottori della legge.
Le resistenze nascoste in ognuno di noi sono qualcosa da “fermare”, ha detto il Papa ma non bisogna “lottare contro” di esse. Le resistenze possono emergere ogniqualvolta vi sia un “cambiamento in una istituzione, in una famiglia” e “se non ci fossero, la cosa non sarebbe di Dio”; è però “il diavolo che le semina lì, perché il Signore non vada avanti”.
C’è poi la resistenza delle “parole vuote”, come quelle della parabola (cfr Mt 21,28-32) in cui il figlio dice al padre di andare alla vigna e poi non va. “Dire di sì, tutto sì, molto diplomaticamente”, quando poi è “no, no, no”; dire “sì, sì, sì”, cambieremo tutto”, quando poi non cambia nulla: un atteggiamento che Francesco definisce: “gattopardismo spirituale”.
Le resistenze possono anche essere “accusatorie”, quando si cerca di accusare gli altri e giustificare se stessi, come fa il fariseo nei confronti del pubblicano (cfr Lc 18,9-14).
Sono fenomeni che operano quotidianamente “dentro il nostro cuore”, eppure rappresentano un buon segno perché ci indicano che “il Signore sta lavorando in noi”. Bisogna dunque “far cadere le resistenze, perché la grazia vada avanti”.
Ogni resistenza al Signore è anche una “resistenza alla Croce”, accettata la quale il Signore “ci porta alla redenzione”.
Ogni resistenza, ha proseguito il Pontefice, si vince riconoscendosi peccatori e vincendo la “paura”. Al Padre dovremo implorare: “Signore, con grande forza, soccorrimi. La tua grazia vinca le resistenze del peccato”, ha poi concluso.
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Santa Marta: “No al gattopardismo spirituale!”
Durante l’omelia del mattino, papa Francesco esorta a superare le “resistenze alla grazia”