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Il bambino e il vecchio

I piccoli donano con facilità un sorriso a tutti, i nonni, consci della loro fragilità, hanno verso chiunque un atteggiamento dolcemente accogliente

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Una domenica all’omelia esordisco così: “Se non diventerete come bambini, non entrerete in Paradiso…”. E commento: “È chiaro allora che solo i bambini si salvano…E’ chiaro che il vecchio non può salvarsi…”. “A chi è come i bambini appartiene il regno dei cieli”.
E Gesù parla agli adulti, ai vecchi. Sono proprio loro e solo loro che devono diventare come bambini.
Diventare “come bambini”. Che significa?
L’adulto, l’anziano, il vecchio è tra le persone cui è più agevole “diventare come bambini”:
Il bambino vive e gode della novità del presente. Il vecchio perde la memoria del passato e l’interesse per il futuro.
Il bambino dimentica i torti subiti e ti sorride subito. Il vecchio dimentica tante cose.
Il bambino non riesce a far nulla se non si rivolge sempre, con naturalezza alla mamma. Il vecchio ha bisogno di tutto e di tutti e impara subito la semplicità del rapporto con Dio-Papà.
Il bambino non ascolta i ragionamenti e le preoccupazioni degli adulti, il vecchio diventando sordo sembra non sentire, né interessarsi di ciò che non ha valore.
Il bambino vede e si interessa solo della mamma, il vecchio, perdendo la vista, vede sempre più facilmente ciò che vede il cuore.
All’imbrunire il bambino si prepara ad andare a dormire, il vecchio quando si fa sera si prepara ad andare al riposo senza fine.
Il bambino a tutti dona con facilità un sorriso, il vecchio, conscio della sua fragilità, ha verso chiunque un atteggiamento dolcemente accogliente.
Sembrerebbero menomazioni i limiti che l’anziano avverte; ma, a pensarci bene, le sofferenze sono necessarie e provvidenziali limature dell’egoismo, sgrossano l’umano, debellano le presunzioni. Ne nasce quel “bambino” che ha diritto di entrare.
Ciao da p. Andrea
***
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Andrea Panont

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