La vita dei giovani rischia di trasformarsi sempre di più in un guscio, dominato dalle relazioni virtuali di internet. Chat e social network offrono l’illusione di una comunicazione senza confini, in grado di raggiungere qualunque parte del mondo. Ma qual è la qualità di questa comunicazione? Perché tanti ragazzi scelgono i rapporti virtuali, al posto di quelli veri? Invece di dire “Ci vediamo oggi pomeriggio al muretto”, preferiscono dire “Ci parliamo stasera in chat”. Non sarebbe meglio uscire di casa e fare una passeggiata con gli amici?
Il problema è che i giovani, oggi, sono letteralmente educati alla scelta del falso e del virtuale, fin dall’infanzia. Pensiamo, ad esempio, a come è cambiato il modo giocare. Sta scomparendo l’antica e sana cultura del cortile e della piazza, luoghi all’aperto in cui i bambini praticavano tradizionali giochi di gruppo, allegri e creativi.
Si preferisce la soluzione casalinga, che si traduce in un vero e proprio abbandono di fronte al computer o alla televisione. L’unico amico con cui giocare, per molti ragazzi, è il pupazzetto di qualche videogioco.
Un tempo i giochi all’aperto rappresentavano parentesi di svago costruttive, in cui si stava insieme e ci si confrontava l’uno con l’altro. Non erano soltanto un’occasione di divertimento, ma soprattutto momenti educativi in cui ci si abituava ad avere delle regole, a lottare con correttezza e a rispettare l’avversario.
La cultura della scoperta dell’altro, importantissima per dare un sano contributo alla società, viene sostituita da una non-cultura dell’altro virtuale, dell’altro che non esiste.
La stessa cosa può accadere in certe chat e social network, dove l’altro è soltanto un falso nome, dietro il quale potrebbe nascondersi chiunque.
Certi salotti virtuali rappresentano, di fatto, una grande contraddizione. Da una parte danno l’illusione dell’onnipotenza. Chi li frequenta crede che rappresentino l’esaltazione della comunicazione, perché permettono di entrare in contatto con il mondo attraverso un semplice “click”.
Ma prima di entusiasmarsi troppo, bisognerebbe chiedersi: con chi sto comunicando? Che cosa sto comunicando?
In alcuni casi i frequentatori di chat e social network si nascondono dietro una maschera. Capita che gli uomini si fingano donne e viceversa. Oppure che gli adulti si fingano bambini.
A volte la pseudo-vita sul web finisce per sostituirsi al contatto vero con la realtà, diventando una vera e propria cella di isolamento. Può contribuire alla creazione di un’autentica mentalità virtuale, in grado di distorcere la consapevolezza del proprio rapporto con gli altri.
L’invasione, sempre più schiacciante, del virtuale nella vita dei giovani rappresenta un grave problema dei nostri tempi. Come si fa a considerare il prossimo, se non ci si abitua realmente ad incontrarlo e a dialogare con lui? Come si possono prendere a cuore i suoi problemi?
Per contrastare questo fenomeno, bisogna alimentare nelle nuove generazioni un’autentica cultura dell’impegno. Esprimersi solo attraverso i tasti di un computer significa rifiutare il confronto sincero con altri esseri umani. Significa rinunciare ad impegnarsi, perché il rapporto con il prossimo rappresenta anche un impegno, uno sforzo per mettersi in discussione.
È importante ricominciare a vivere l’infinita gioia dell’incontro: cercare le persone vere, abbracciarle, imparare a comprenderle e ad amarle sul serio, anche a costo di fare dei sacrifici. Questo sforzo personale potrà sicuramente contribuire ad una maturazione dei giovani, aiutandoli ad affrontare in modo più costruttivo il cammino della vita.
Pixabay - CC0
Cerchiamo le persone per abbracciarle!
A volte la vita sul web finisce per sostituirsi al contatto vero con la realtà, diventando una cella di isolamento