È nella cornice del Giubileo straordinario della Misericordia e del bicentenario della Diocesi di Caltagirone, che si è tenuto il XXXVIII Dialogo dei Seminari di Sicilia, sul tema Oasi di misericordia in Sicilia; accompagnare, discernere, integrare le fragilità giovanili.
Il titolo, pensato dai referenti delle varie Diocesi siciliane insieme al vescovo delegato, mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani, si è ispirato all’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco. Il dialogo che si è tenuto a Caltagirone dal 22 al 24 di ottobre è stato strutturato sul modello del convegno ecclesiale di Firenze (2015) con dieci tavoli di lavoro, coordinati da altrettanti esperti che hanno portato il proprio contributo, testimoniando come diverse realtà siciliane possano divenire, in particolare per i giovani, delle “oasi di misericordia”. Tra i diversi temi trattati: lo sfruttamento della prostituzione, le droghe, le dipendenze, l’immigrazione, l’accoglienza, i senza tetto, le ragazze madri, i carcerati, ecc.
Hanno preso parte al dialogo, oltre i vari rettori e formatori dei diversi seminari siciliani, don Pasqualino di Dio, iniziatore della Fraternità Apostolica della Misericordia e della Piccola Casa della Misericordia, don Salvatore Rumeo, parroco al Sacro Cuore, nella Diocesi di Caltanissetta e direttore dell’ufficio catechistico, don Enzo Volpe SdB, direttore dell’oratorio salesiano “Santa Chiara” di Palermo, il prof. Maurilio Assenza, responsabile della casa “Don Puglisi” della Diocesi di Noto, don Vincenzo Sorce, direttore e fondatore di “Casa rosetta”, Suor Valeria, religiosa comboniana della Diocesi di Palermo, Antonio Gambuzza, direttore del centro “Spraar”, e Muhammed Lamin, rifugiato politico e mediatore culturale della Diocesi di Caltagirone, Marco Lovato dell’associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” della Diocesi di Acireale, don Francesco Bontà SdB, cappellano del carcere minorile di Catania.
Il Dialogo ha avuto anche degli snodi culturali, con una visita guidata alle città di Caltagirone e di Mineo.
“Spero che questa bella realtà, ormai ben affermata nella nostra chiesa siciliana, sia da stimolo a noi futuri pastori per contribuire a creare delle oasi nel deserto, giacché oggigiorno vediamo tanti deserti, che, con l’andar del tempo, stanno inghiottendo le speranze dei più giovani. Auspico che il dialogo possa continuare ad esistere, poiché rimane una realtà che forma noi futuri presbiteri aprendoci molti orizzonti sul mondo”, ha affermato il nuovo segretario del Dialogo, il seminarista Rosario Vitale, per l’occasione intervistato da Zenit.
La 38° edizione del Dialogo dei Seminari di Sicilia si è svolto nella cornice dell’Anno Santo straordinario della Misericordia. E proprio la misericordia è stato il tema portante del vostro incontro. Come si sono svolte queste giornate di incontro?
Il Dialogo dei Seminari di Sicilia si è svolto quest’anno a Caltagirone, il paese di don Sturzo, dal 22 al 24 ottobre. Il primo giorno ha visto la presenza di tutti i seminaristi e i rettori di Sicilia, che sono stati coordinati dal Vescovo delegato, mons. Pietro Maria Fragnelli. Sono seguiti i saluti, la preghiera del Vespro e, nel dopo cena, un intrattenimento culturale tipico della nostra regione: i pupi siciliani. Il secondo giorno sono iniziati i lavori veri e propri, con dei tavoli, dove ogni relatore ha parlato della realtà che ha gestito nella propria Diocesi a servizio degli ultimi, ovvero dell’“Oasi di Misericordia”. Nel pomeriggio, invece, si è tenuta la visita della città di Caltagirone, dove abbiamo ammirato una delle celebri ceramiche e la scalinata di Maria SS. Del Monte. Nel tardo pomeriggio è stata celebrata la messa nella cattedrale e vi è stato il passaggio dalla porta Santa. L’ultimo giorno ha visto la conclusione dell’evento a Mineo (CT), città di Luigi Capuana.
Quali sono state le tue aspettative, e quelle dei tuoi confratelli?
Non c’è dubbio che è sempre stato bello potersi incontrare con cadenza annuale, è diventato ormai una tradizione. Sicuramente le aspettative sono sempre tante, soprattutto in questa edizione abbiamo voluto prestare attenzione sulle problematiche che affliggono la nostra Terra, quindi penso di farmi portavoce di tutti, dicendo che l’aspettativa più grande che abbiamo avuto è stata quella di entrare nelle sofferenze di tanti nostri fratelli e sorelle, per cercare anche noi di dare, in futuro, la consolazione che Gesù diede a Marta e Maria, senza risparmiare le lacrime che anche Gesù pianse di fronte alla tragedia della famiglia dell’amico Lazzaro.
Con quale spirito avete affrontato queste iniziative e, soprattutto, in che modo intendete ripartire?
Lo spirito che ci ha accomunato è lo stesso che accomunava gli apostoli, uno spirito di fraternità e di collaborazione, difatti il Dialogo è nato proprio per questo, non avendo un seminario regionale e non avendo altro modo per incontrarci si è pensato proprio a questo, è un modo, quindi, per stare bene insieme e parlarci… Da tutti i punti di vista, è stato un momento in cui sono nate nuove amicizie, in cui ci si scambiano perplessità e paure per il futuro ministero ma anche le gioie che si provano nel seguire la strada del ministero ordinato. Dopo il Dialogo penso che parlare di Misericordia sarà più facile, proprio perché avremo uno sguardo certamente più ampio sulle varie realtà che offrono quotidianamente un servizio di misericordia a servizio degli ultimi. Siamo ripartiti orgogliosi e propositivi nell’affrontare il nuovo anno che il Signore ci ha donato, proprio per questo il Dialogo è stato pensato ad inizio di anno seminaristico.
Le due parole principali di questa edizione sono dialogo e misericordia. Come vanno coniugate, secondo te, nella quotidianità?
Io penso che, senza dialogo, non ci possa essere misericordia, perché proprio conoscendo l’altro puoi renderti conto del suo stato, dei suoi problemi, della storia che gli appartiene, dei bisogni che ha. Oggi questo ci si aspetta da un presbitero: che sappia amare e che sappia dispensare al meglio la Misericordia del Padre come ministro della Chiesa. Certo, non è facile ma io penso che proprio entrando a contatto con il vissuto di chi ti sta dinanzi, entrando in empatia con lui, si può arrivare al cuore di tutti ma ciò comporta il compatire ovvero il “cum patire”, provare dolore del male altrui, non semplicemente tollerare l’altro, ma entrare nel suo intimo patendo insieme a lui e questo è proprio quello che nostro Signore ha fatto: essere ultimo con gli ultimi e dispensatore di una misericordia senza limiti.
Foto: Dialogo Seminari di Sicilia
Dialogo dei Seminari di Sicilia: una palestra di carità per i futuri sacerdoti
Nella cornice del Giubileo, a Caltagirone, l’incontro sul tema “Oasi di misericordia in Sicilia; accompagnare, discernere, integrare le fragilità giovanili”