La scuola paritaria è un diritto di tutti

Il 12% della popolazione scolastica frequenta scuole paritarie, ma riceve solo l’1,2% della spesa scolastica complessiva statale. Ora si vuole negare l’accesso ai meno abbienti

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Nell’ambito della manifestazione ABCD – Salone dell’Orientamento tenutasi a Genova nei giorni 14, 15 e 16 novembre, FISM Liguria e FIDAE Liguria hanno organizzato – mercoledì 16 – un incontro sul tema: “Scuole paritarie –  cosa si è fatto e cosa resta da fare”. Ospite d’eccezione: Suor Anna Monia Alfieri, esperta in politiche scolastiche e co autrice del saggio “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento”.
All’evento hanno partecipato una sessantina di persone di diversa estrazione: gestori e responsabili di scuole paritarie, dirigenti dell’Ufficio Scolastico Regionale (Prof. Deraggi, Prof. Peccenini), esponenti della Regione Liguria (tra cui l’assessore all’Istruzione Ilaria Cavo).
Una platea eterogenea a dimostrazione della crescente attenzione che si sta concentrando sulle scuole paritarie della regione, alle prese con una mole di difficoltà crescente, che sempre più spesso mette a repentaglio l’esistenza di importanti istituti, causando la progressiva disgregazione di una quota consistente del patrimonio educativo del territorio ligure.
Scopo dell’incontro: stimolare la riflessione ed il libero pensiero di tutti i presenti, in ordine alla necessità di giudicare l’attuale situazione di crisi e difficoltà delle scuole paritarie con franchezza e libertà, di mantenere la centralità dello studente in tutte le azioni che ciascuno potrà intraprendere per promuovere, difendere e tutelare la libertà di scelta della famiglia. Tutto ciò ben sapendo che,  nel nostro Paese, tale diritto è in più contesti affermato (es. nell’ambito socio-sanitario) ma, nei fatti, nel sistema scolastico è sempre stato condannato a rimanere lettera morta.
Le scuole paritarie italiane (oltre 900mila studenti, circa il 12% della popolazione scolastica italiana, risorse destinate dallo Stato pari a circa 1,2% della spesa scolastica complessiva statale) rischiano sempre più di diventare le “scuole dei ricchi”, in una logica discriminatoria che “consente” la scelta solo alle famiglie che possono permettersi di pagare due volte: attraverso il prelievo fiscale ed attraverso il pagamento delle rette, necessariamente richieste dal gestore per assicurare la copertura dei costi dell’attività scolastica.
In questa situazione, la sollecitazione di suor Anna Monia insiste su diversi aspetti: occorre recuperare il carisma dei fondatori, riprendendo seriamente la scelta in favore dei più fragili e dei più deboli – anche a costo di rinunciare all’insegnamento qualora le condizioni esterne non lo permettano – e mettendo da parte l’atteggiamento “timido” di chi si pone davanti all’Istituzione “con il cappello in mano”.
E’ necessario acquisire consapevolezza del fatto che la scuola paritaria finanzia lo Stato abbattendo in forte misura il costo medio per studente (la proposta concreta di Suor Alfieri di introduzione del “costo standard di sostenibilità” per alunno sarebbe per lo Stato italiano un’operazione a costo zero). Inoltre, occorre identificare azioni e strategie che, con molta concretezza, consentano di offrire una scuola di qualità, in cui il servizio sia realmente orientato al benessere dei bambini e delle famiglie.
In questa logica, alla libertà di scelta educativa delle famiglie deve essere affiancata la libertà degli insegnanti che, in un sistema paritario, dovrebbero poter trovare offerte di lavoro tra loro paragonabili. Attualmente, ciò non accade in alcun modo: lo Stato, che da sempre utilizza il sistema della scuola statale come ammortizzatore sociale, offre ai suoi insegnanti una serie di privilegi e garanzie che la scuola paritaria non può offrire. Da questo deriva la “migrazione” – sempre più frequente ed intensa – dalla scuola paritaria a quella statale da parte di molti insegnanti che, dopo aver maturato esperienza e competenza nell’ambito della scuola paritaria, passano al sistema statale che offre loro una serie di vantaggi e tutele imparagonabili a quelle del sistema paritario, oltre ad uno stipendio decisamente più alto.
Il problema è di antica data, ed è radicato nella lunga serie di contraddizioni, mediazioni, compromessi ed accomodamenti che caratterizzano il nostro Paese, a cominciare dalla stesura della Costituzione (e del fatidico articolo 33). A più riprese, nel corso dell’incontro, suor Anna Monia, con lucidità e fermezza, ha ribadito che questa non è la battaglia sua, né quella delle scuole paritarie, né – tanto meno! – quella della scuola cattolica, ma è la battaglia per la libertà di tutti i cittadini. Per questo, senza falsa ipocrisia, occorre rivolgersi a tutti, a partire da coloro che, per la cristallizzazione dei pregiudizi che spesso caratterizza la nostra società, si pongono a priori come avversari in campo. Spesso, davanti alla logica ferrea dei ragionamenti di suor Anna Monia le barriere cadono e le persone si trasformano, da avversari, in formidabili alleati.
E’ una battaglia che non può non interessare ogni cittadino perché, senza falsi ideologismi, è una battaglia di libertà.

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ZENIT Staff

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