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Lavoro. Centesimus Annus: si può affrontare la Precarietà?

Il 19 novembre, nella sede de “La Civiltà Cattolica”, il convegno degli aderenti italiani della Fondazione

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Tre parole chiave per affrontare la precarietà e progettare il futuro: lavoro, innovazione e investimento. Queste saranno il focus della discussione sulla quale si confronteranno sabato 19 novembre presso la sede de ‘La Civiltà Cattolica’ esponenti del mondo accademico e dell’impresa, rappresentanti del credito, del Terzo Settore, dei settori tecnologici più avanzati, insieme agli scrittori de ‘La Civiltà Cattolica’, in occasione del convegno degli aderenti italiani della Fondazione Centesimus Annus – Pro Pontifice (FCAPP).
Innovazione ed occupazione alla luce della rivoluzione industriale 4.0 sono temi molto attuali sui tavoli sociali, economici e politici sia nazionali che internazionali. Questo cambiamento epocale porta con sè una serie di domande che chiedono risposta. Prima di tutto: quali rischi e opportunità ci sono nel lavoro e nell’innovazione 4.0, in un contesto di precarietà sempre piú estesa? In secondo luogo: come rimodulare obiettivi, programmi e investimenti perché non siano fonte di esclusione ma di inclusione dei lavoratori di tutte le generazioni nei nuovi processi produttivi?
“Tutte questioni da affrontare alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa” spiega Domingo Sugranyes Bickel, presidente della Fondazione presentando il convegno. “Il nuovo lavoro è portatore di precarietà, ma può essere, se opportunamente governato, anche occasione di sviluppo libero e autonomo” aggiungendo che “occorre però affrontare questa nuova realtà con uno sguardo di fede rivolto verso le nuove vie del lavoro, dell’innovazione e dell’investimento per riflettere su come promuovere il bene comune nell’era digitale”.
Ci attende una realtà estremamente diversa da quella fino ad ora conosciuta la quale si avvale di un sistema integrato di dispositivi intercomunicanti e intelligenti che mettono in comunicazione, per mezzo di internet, luoghi, oggetti e persone finalizzate al processo produttivo. L’esito del cambiamento può essere la valorizzazione dell’elemento di creatività umana o la spersonalizzazione totale a seconda che il cambiamento venga o meno governato indirizzandolo al bene comune.
Nella fabbrica digitalizzata o smart, le persone che vi lavorano sono connesse a dispositivi attraverso i quali ricevono e danno istruzioni operative in tempo reale. Si crea così una nuova organizzazione del lavoro e del processo produttivo che prevede un complesso di funzioni multilivello che per essere gestite richiedono operatori con  conoscenze e competenze più elevate e specifiche. Servirà  “una visione lungimirante e lucida” come ha affermato il presidente della Repubblica Mattarella per assecondare questa trasformazione senza che essa crei ulteriore esclusione dal lavoro produttivo.

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ZENIT Staff

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