Sta per concludersi il Giubileo della Misericordia. Ma cos’è veramente il Giubileo? Quanto della tradizione ebraica è rimasta nella celebrazione cristiana? E poi, Come si riconosce la Misericordia? Dove sta la Misericordia di Dio quando avvengono disastri, morti, terremoti? E quali sono i frutti spirituali che il Giubileo della Misericordia ha generato?
Queste ed altre domande ZENIT le ha rivolte a monsignor Costantino Di Bruno, teologo, cappellano di Sua Santità, già Penitenziere della Cattedrale di Lamezia Terme è assistente centrale del Movimento Apostolico.
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Che cos’è e perché si celebra il Giubileo?
Il Giubileo è un anno in cui chi il cristiano è chiamato a prendere coscienza che il male, da lui compiuto, non termina in lui, attraversa la storia, l’umanità intera, abbassandola, deprimendola, portando in essa morte sociale, civile, religiosa, politica, economica, famigliare, ecclesiale. Il cristiano deve credere che un solo suo desiderio, pensiero, decisione cattiva, insensata, stolta, malvagia, causa uno sprofondamento e conduce nel baratro di ogni morte. A tutti i suoi figli, che promettono di emendare la loro vita, rompendo con il peccato anche veniale, la Chiesa concede la remissione di tutte le pene loro dovute per ogni colpa commessa. Il proponimento deve essere di vera e reale emendazione della propria vita. Il cristiano accetta di rigenerarsi in Cristo, rinnovarsi, vivere come suo vero corpo, nello Spirito Santo, e la Chiesa prima gli dona il perdono della colpa dei peccati, attraverso il sacramento della penitenza. Poi, per la celebrazione del Giubileo, concede il condono delle pene temporali. Si tratta di vera rinascita, totale rinnovamento nella volontà, cuore, mente, corpo, desideri, anima, spirito. Con profondo convincimento e fermo proposito, si decide di pensare come Cristo, per vivere come Lui.
Nella tradizione ebraica in occasione del Giubileo si liberavano gli schiavi, si cancellavano i debiti, si riconsegnavano le terre, si facevano riposare i campi. Quanto di questo è stato mantenuto nella pratica cristiana?
L’antico Giubileo era una istituzione particolare. Vi regnava in esso un principio teologico che nessuno deve mai dimenticare: la terra è di Dio, l’uomo è di Dio. Se terra e uomo sono di Dio, non si possono né vendere, né comprare. In casi di pesanti necessità, si vendeva l’usufrutto al prezzo non dei cinquanta anni, ma di quanti ne mancavano, contando dall’anno della celebrazione del prossimo Giubileo. Un usufrutto venduto per 49 anni, e uno venduto per un solo anno, non avevano lo stesso prezzo. Nel cinquantesimo anno, ognuno tornava nel pieno possesso di ciò che era suo per dono del Signore. Nel Giubileo cristiano noi dovremmo dare all’umanità intera tutto ciò che le abbiamo preso, defraudato, usurpato con i nostri peccati. Dovremmo darle una santità più grande al fine di elevarla spiritualmente e moralmente in ogni settore della sua vita. Pensi lei, se, in questo Giubileo, tutti noi cristiani con la nostra anima, il nostro corpo, avessimo elevato, innalzato l’umanità in fede, carità, speranza, misericordia, amore, sulla terra vi sarebbe un respiro di cielo.
Si sta concludendo il Giubileo della Misericordia. Un Giubileo straordinario e particolare. Tante le novità. Per la prima volta il Pontefice ha deciso di farlo svolgere in tutte le diocesi. Lo ha liberato da tutte implicazioni mondane, niente sponsor, né logo utilizzato per pubblicità commerciali. Papa Francesco ha incontrato carcerati, senza tetto, ex parroci, malati, poveri, ex prostitute, ex tossicodipendenti …. Qual è il suo pensiero in proposito?
È finito il Giubileo della misericordia, non deve finire la misericordia. Sua Santità ha mostrato alla Chiesa il volto del Pastore che va in cerca della pecorella smarrita. Possiamo applicare a Lui ciò che Gesù dice ai suoi discepoli nell’ultima cena: “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché io lo sono. Se io, il Maestro, il Signore, ho lavato i piedi a voi, che siete mie creature, anche voi vi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri”. Per vivere quest’amore, che non è ripetizione di ciò che il Santo Padre ha fatto, è necessario che tutta la potenza dello Spirito Santo viva nel discepolo di Gesù. Lo Spirito agisce nella misura in cui ci si distacca dal peccato, anche veniale. Un solo peccato lieve può rallentare, vanificare, ritardare la mozione dello Spirito e l’amore vero svanisce. Non si ama per “motu proprio, nostra sponte”, ma per mozione dello Spirito Santo. Peccato e amore non si sposano, perché nel cuore di peccato non abita lo Spirito di Dio.
Che cosa è Misericordia? Come si può spiegare a coloro che sono stati colpiti da un lutto, da una malattia grave o da un cataclisma come il terremoto?
Il sacramento della misericordia di Dio è il cristiano in Cristo, non fuori di Lui. Gesù è il sacramento della misericordia del Padre, nello Spirito Santo. Il cristiano è stato costituito sacramento della misericordia di Gesù. Lo è nella misura in cui si lascia muovere dall’alto. San Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, ci rivela che ogni cellula del corpo di Cristo, che è la Chiesa, ha ricevuto un particolare carisma, un dono dallo Spirito per l’utilità di tutto il corpo. È questa la misericordia: dare i frutti del nostro carisma non una volta durante l’anno, a Natale o a Pasqua, ma ogni giorno, ora, minuto. La misericordia non si spiega. Le cose di Dio difficilmente si possono spiegare. La misericordia si mostra, si dona, si porta, si regala. Misericordiosi si deve essere nell’anima, nello spirito, nel corpo. La misericordia è la vita di Cristo. Deve essere la vita del cristiano in Cristo. Gesù non spiegò alla madre, che stava portando il figlio alla sepoltura, cosa è la misericordia. Si accostò alla bara, toccò il fanciullo, lo risuscitò, glielo diede. Ora essa sa cosa è la misericordia. Così Lui agiva in tutti gli altri casi di sofferenza, malattia, dolore e angosce che turbano l’umanità. Parlare di misericordia è cosa santa. Mostrare la misericordia è la via giusta. La vera misericordia è sempre per mozione dello Spirito Santo. Più forte è lo Spirito in noi, più grande è l’opera del suo amore, nella pienezza della sua verità e giustizia. Cristo era pieno di Spirito Santo e nello Spirito cresceva. La sua misericordia si consumò sulla croce con l’offerta del suo corpo al Padre per la redenzione dell’umanità.
Quali, secondo lei i semi ed i frutti spirituali di questo anno di Giubileo della Misericordia?
Semi e frutti dipendono dalla presa di coscienza di ciascun cristiano di essere lui il sacramento della misericordia di Cristo e per questo urge che lui trasformi in misericordia pensieri, volontà, desideri, decisioni, opere, anche quelle più semplici e insignificanti. È lui il sacramento di Cristo per la redenzione e la salvezza di ogni altro uomo. La coscienza va sempre ravvivata. Essa è come l’antica lampada ad olio. La luce era il frutto dell’olio che bruciava attraverso uno stoppino. Dopo qualche ora l’olio finiva e urgeva subito aggiungerne altro. Senza aggiunta, la lampada si affievoliva, si spegneva. Il nostro olio è lo Spirito Santo. Se aggiungeremo Spirito Santo a Spirito Santo, crescendo in luce, verità, sapienza, giustizia, temperanza, fortezza, prudenza, la nostra coscienza si lascerà muovere da Lui e i frutti saranno sempre buoni, ottimi. Se invece prima ci lasciamo vincere dal peccato veniale e poi da quello grave, la coscienza diviene lassa, si addormenta, si spegne, nessun frutto né di verità e né di giustizia verrà prodotto. Prima si deve tornare nella giustizia. Poi si può vivere la misericordia. Ognuno deve essere via per ravvivare la coscienza di ogni fratello, ravvivando la propria con crescita ininterrotta. Nel cristiano nulla che è del cielo – la misericordia è Cristo che dovrà oggi vivere nel cristiano – è dato senza lo Spirito Santo, non fuori del cristiano, ma nel cristiano che ha reso il suo corpo, corpo di Cristo, perché Cristo possa oggi vivere tutta la misericordia del Padre, secondo non la sua volontà, ma la volontà del Padre.
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci aiuti a dare tutto il nostro corpo a Cristo, come lo ha dato Lei, perché Cristo diventi nostro corpo per vivere tutta la sua misericordia. In questa nostra volontà e preghiera ci sostengano Angeli e Santi.
È finito il Giubileo, non deve finire la Misericordia
Monsignor Costantino di Bruno spiega il significato del Giubileo della Misericordia e riflette sui suoi frutti spirituali