Ad eccezione di San Pietro, tutte le Porte Sante delle basiliche giubilari romane hanno chiuso i battenti. Nella giornata di sabato 12 novembre, l’Anno Santo si è concluso anche presso l’Ostello della Caritas e al Divino Amore, con cerimonie presieduta dal cardinale Vicario della Diocesi di Roma, Agostino Vallini.
È stato lo stesso Vallini a chiudere ieri sera la Porta Santa della basilica di San Giovanni in Laterano. “Il Giubileo – ha dichiarato il cardinale – è stato per la Chiesa il tempo favorevole che ha reso più forte ed efficace la nostra testimonianza di credenti. Da oggi, intendiamo impegnarci a continuare a vivere con maggiore consapevolezza e responsabilità il dono della misericordia”.
“La misericordia non è un segno di debolezza o di rinuncia, ma un segno di forza – ha proseguito il porporato -. Con il Giubileo, il Papa ci ha invitato a meditare e a cercare di vivere più consapevolmente le parabole della misericordia – la pecora smarrita, la moneta perduta, il figliol prodigo e il padre misericordioso -. Un grande insegnamento, per noi che per le nostre debolezze spesso restiamo inattivi spettatori verso chi sbaglia o pensiamo di far bene giudicando e rimproverando”.
Nel corso della celebrazione, il cardinale Vallini ha invitato a “raccogliere e custodire come frutto dell’Anno Santo”, l’impegno ad “accrescere la nostra attenzione, la nostra cura e premura verso i sofferenti e i poveri” e a “non rimanere indifferenti” davanti al “popolo di sofferenti, oramai così visibile e numeroso anche a Roma”.
A Santa Maria Maggiore, la chiusura della Porta Santa è stata celebrata dal cardinale arciprete Santo Abril y Castellò. “La Porta Santa simboleggia Gesù che si è presentato con questo titolo, ‘Io sono la porta delle pecore’”, ha detto il porporato spagnolo, aggiungendo che “Gesù ci esamina sul nostro amore verso Dio e verso i fratelli”, mentre per questo itinerario verso la santità “abbiamo bisogno di una guida, cioè della mano materna di Maria”, che ci indica la strada verso suo Figlio.
Nella terza basilica giubilare, San Paolo, la Porta Santa è stata chiusa dal cardinale arciprete Michael James Harvey, per il quale l’Anno Santo ha portato “non pochi miracoli di guarigione spirituale e di sollievo interiore: naturalmente, sotto il sigillo della discrezione, non ci sono statistiche, ma è chiaro che l’impulso profetico e pastorale del Papa, che l’aveva spinto a indire il giubileo straordinario della misericordia, ha in seguito trovato una risposta entusiastica da parte dei fedeli, e molti hanno potuto contemplare il mistero della misericordia”, ha detto il porporato americano.
Una speciale chiusura del Giubileo è stata quella di Rebibbia, con la celebrazione presieduta dal vescovo ausiliare monsignor Paolo Lojudice, presso la cappella della casa di reclusione. Ai 50 detenuti presenti assieme ad alcuni volontari e a due seminaristi, il presule ha raccomandato “non dimenticare mai di essere sempre oggetto della misericordia di Dio” e di non fermarsi a “guardare indietro gli errori commessi”, conservando “speranza” per il domani.
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Giubileo. Vallini: “Misericordia non è segno di debolezza ma di forza”
Il Vicario di Roma chiude la Porta Santa a San Giovanni e indica come lascito dell’Anno Santo l’impegno nella cura dei poveri e dei sofferenti. Abril y Castellò e Harvey chiudono a Santa Maria Maggiore e a San Paolo, mons. Lojudice a Rebibbia