Zaccheo (Niels Larsen Stevns (1913)

La grazia di un incontro

Lectio divina sulle letture della XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 30 ottobre 2016

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XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 30 ottobre 2016
Rito Romano
Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10
Rito Ambrosiano
Is 25,6-10a; Sal 35; Rm 4,18-25; Mt 22,1-14
II Domenica dopo la Dedicazione del Duomo.
La partecipazione delle genti alla salvezza
 
1) Una questione di sguardi
Nel cammino di Gesù verso Gerusalemme, che come ho detto altre volte non segue la logica della geografia ma quella della redenzione misericordiosa, oggi accompagniamo Gesù a Gerico. Mentre attraversiamo con il Messia questa cittadina, ecco che avviene l’incontro non solo con il popolo ma anche con Zaccheo, l’esattore-capo della dogana di Gerico, zona di confine della provincia romana. A prima vista, questo sembra un “caso difficile” non solo perché quest’uomo a causa del suo lavoro era considerato un pubblico peccatore da evitare perché legalmente impuro, ma anche perché era pure imbroglione, collaboratore con il nemico, l’occupante romano in nome del quale raccoglie le tasse. Inoltre si tratta di un uomo ricco e poco tempo prima Gesù aveva detto a un giovane ricco: “E’ più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli” (Lc 18,25). Fortunatamente la misericordia del Redentore non si ferma davanti ai casi difficili. Oggi, l’esempio ci viene dato dall’incontro del Salvatore con Zaccheo, la cui conversione dimostra che nessuna condizione umana è incompatibile con la salvezza: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”, vi ha preso dimora per riposarsi.
Solo Gesù, vero uomo e vero Dio, poteva fare ciò: entrare nella casa di un peccatore scomunicato per riposare e salvarlo. Nel testo greco c’è la parola cataluo che è lo stesso luogo di cataluma che è usato altre due volte nel Vangelo di Luca: nella nascita, dove la grotta è indicata con la stessa parola di questo brano del Vangelo, e poi per l’ultima Cena. Anche in questo terzo momento, questa stessa parola indica come luogo di riposo il Cenacolo, dove Cristo celebrerà l’eucarestia. Il brano di oggi spiega molto bene il senso (scopo e significato) della vita del Salvatore, dalla sua nascita alla sua morte, all’eucarestia dove lui si dà in pasto, nella mangiatoia delle bestie a tutti i peccatori, diventa la nostra vita se noi, peccatori pentiti, lo accogliamo.
Dunque, seguiamo l’esempio di questo convertito. Zaccheo sa di essere peccatore e di avere bisogno del perdono di Dio. Con questo uomo, piccolo di statura, arrampichiamoci sull’albero per vedere Gesù. Allora il Redentore alzerà lo sguardo verso ciascuno di noi e anche a noi dirà: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia (Lc 19, 5-6).
Tutto inizia con uno scambio di sguardi. Zaccheo (ciascuno di noi) desidera vedere Gesù e questo desiderio corrisponde al bisogno di Gesù di fermarsi e dimorare in casa del peccatore che cambia vita, cominciando con il dare metà dei suoi beni ai poveri.
2) Ricerca di Misericordia
Va però tenuto presente che come nel caso di Zaccheo, l’iniziativa è di Cristo ed è gratuita. Certo essa si inserisce nella disponibilità dell’uomo. L’incontro con Dio è sempre al tempo stesso un dono e compimento di una ricerca, è l’esaudimento di un desiderio.  Non solo Zaccheo cercava Gesù, ma anche Gesù cercava Zaccheo. E l’iniziativa di Dio precede quella dell’uomo, che apre la propria casa Dio. Un pittore inglese dipinse un Gesù che bussa dietro una porta chiusa, mentre infuria la tempesta e Lui è in mezzo a erbacce e rovi. Poiché la maniglia è solo dalla parte di dentro, non può entrare finché qualcuno non apre. Bellissima immagine di Dio e noi! Siamo solo noi che possiamo aprire la porta a Cristo, gli unici che possiamo invertire le rotte verso la sorgente della vita, in grado di lasciarsi accogliere da Colui che ha «compassione di tutti in vista del pentimento» (Sap.11,23).
Il primo passo di questo cammino di conversione – stando al brano evangelico di oggi – è il “desiderio di vedere”: qui Zaccheo desidera vedere “chi era Gesù”. Tuttavia, non credo che Zaccheo fosse uscito di casa perché voleva convertirsi. Certo nel suo cuore e nella sua mente c’era qualcosa: un desiderio di verità e di bene che lo sollecitava.  Ma probabilmente era curiosità, un desiderio di conoscere una persona di cui parlava molta gente. In ogni caso, questa ricerca curiosa è legata al voler vedere, è questo incontrarsi gli occhi dell’uno con gli occhi dell’altro, e accettare il suo invito, anzi il suo auto-invito di fermarsi in casa nostra per dimorare con noi. Chi avrebbe immaginato che Dio “deve” dimorare con ciascuno di noi. Per Dio questo è il “dovere” dell’amore, che sale sull’albero (la croce della vita) per salirvi al nostro posto e salvarci.
Il secondo passo per cambiare vita è la “chiamata” di Gesù, che da sempre desidera salvare il peccatore. Gesù si invita o meglio si autoinvita, ma questo autoinvito era già iniziato a Betlemme in una grotta.
Il terzo passo è che Zaccheo (ciascuno di noi) “risponde” pieno di gioia alla chiamata. La vita umana è dunque una risposta gioiosa all’Amore che guarisce e salva. Dobbiamo lasciarci sorprendere dalla gioia perché chi poteva immaginare che la risposta consiste nell’ospitare Dio, che chiede di riposare in casa nostra, nel nostro fragile amore. Con l’amore sanato e fortificato dall’Amore ognuno di noi accoglie Dio nella casa del suo cuore, dove Cristo trova riposo perché è accolto, amato. Altrove il Figlio di Dio sta in Croce.
Infine, il quarto e quinto passo della conversione sono l’espiazione del peccato commesso: “Se ho rubato, restituisco quattro volte tanto” e la condivisione (“Ecco la metà dei miei beni per i poveri”).
La decisione per questi passi è la risposta alla salvezza che si è fatta incontro a Lazzaro in Cristo. Lui è il Figlio di Dio che è venuto per cercare e salvare ciò che è perduto. Ricordiamo anche la parabola del pastore che dice “venite con me, gioite con me perché ho trovato la mia pecora smarrita”. Gesù è il Figlio dell’uomo che è venuto a cercare l’uomo, è Dio stesso che si è fatto uomo per incontrare l’uomo, ogni perduto e così lui veramente è Dio, è amore e l’uomo torna ad essere uomo, ad essere amato e poter amare e essere a immagine e somiglianza del creatore. E’ la scena commovente che rimanda al brano precedente del Vangelo di oggi che parla del il cieco che viene alla luce, questo è il primo uomo, piccolo, che viene alla luce, la luce stessa di Dio.
Zaccheo, “cercato” e “salvato” dalla misericordia senza condizioni, vede il suo cuore ormai trasformato gratuitamente in una sorgente d’amore, nonostante le “mormorazioni” e lo “scandalo” che sempre provoca una conversione impensata. Liberato dal suo peccato, Zaccheo (che vuol dire: “Dio ricorda”) si dona senza misura ai fratelli, cominciando con il donare ai poveri la metà dei suoi beni.
Per accoglierlo “oggi” Cristo che si invita a nostra casa occorre salire in alto con la Croce e guardare alla vita come dall’altro di quel legno Cristo guardava il mondo. Occorre salire sul sicomoro che è la Croce e non vergognarci di essa come Zaccheo non si vergognò di salire su quella pianta per vedere Gesù.
Questo Capo dei pubblicani era mosso dal desiderio di vedere Dio e Lo incontrò in Cristo, entrando in comunione con Lui. Perché ciò accada o riaccada anche ciascuno di noi, dobbiamo pregare la Vergine Maria, modello perfetto di comunione con Gesù, perché pure noi possiamo sperimentare la gioia di essere visitati dal Figlio di Dio, di essere rinnovati dal suo amore, e trasmettere agli altri la sua misericordia.
In questa preghiera e in questa azione di accogliere senza riserve Cristo. Esse testimoniano con la professione della verginità che diventano dimora consacrata dove il Figlio di Dio può riposare e diffondere la sua misericordia. Inoltre testimoniano che piena nella dedizione a Cristo, fonte di ogni bene, è possibile avere felicità piena e duratura.
Sull’esempio delle Vergini Consacrate nel mondo dobbiamo accogliere Cristo nella “casa” del nostro cuore. È “necessario e conveniente”, come recita il greco originale, che Cristo si “fermasse” nella casa di Zaccheo, come “oggi” nella nostra vita; era “conveniente” per chi ci è accanto, ai quali poter finalmente restituire “quattro volte tanto” quanto abbiamo sottratto ingiustamente. Ma è altrettanto conveniente per il mondo annunciare l’amore di cui il peccatore ha diritto e che la misericordia di Dio moltiplica. L’amore autentico è una necessità e l’amore verginale, casto è l’amore autentico.
***
Lettura Patristica
1.Agostino. Zaccheo
Discorso 174
L’episodio di Zaccheo in senso allegorico. Il sicomoro, la croce di Cristo. La croce sulla fronte
3.3. Ma tu dirai: Se io sarò Zaccheo, a causa della folla non potrò vedere Gesù. Non rattristarti, sali sull’albero dove, per te pendette Gesù e vedrai Gesù. E su quale specie di albero salì Zaccheo? Su di un sicomoro. Nelle nostre regioni o non esiste affatto o forse raramente cresce in qualche luogo, ma in quelle località abbonda questa specie e il frutto. Sono chiamati sicomori dei pomi simili ai fichi, ma tuttavia diversi; lo possono sapere coloro che li videro e li gustarono. Tuttavia, per quanto indicano con l’etimologia del nome, in latino i sicomori sono detti ” falsi fichi “. Ora guarda il mio Zaccheo, osservalo, ti prego, mentre vuole vedere Gesù in mezzo alla folla e non ne è capace. Egli era umile infatti, la folla era superba; e proprio la folla, come capita abitualmente in una ressa, impediva a se stessa di vedere bene il Signore; si sollevò al di sopra della folla e vide Gesù, non essendo di ostacolo la folla. La folla infatti si rivolge agli umili, a coloro che percorrono la via dell’umiltà, a coloro che affidano a Dio le ingiurie ricevute e che non cercano la vendetta sui nemici, la folla insulta e dice: Uomo senza difesa, che non ti puoi vendicare. La folla fa in modo che non si veda Gesù; la folla, che si gloria, che si vanta quando è riuscita a vendicarsi, ostacola perché non si veda colui che, crocifisso, dice: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno 10. Perciò, volendolo vedere, Zaccheo, nel quale si figurava la persona degli umili, non badò alla folla che ostacolava, ma salì su un sicomoro come l’albero del falso frutto. Dice infatti l’Apostolo: Noi predichiamo Cristo crocifisso, certamente scandalo per i Giudei – considera il sicomoro – stoltezza invece per i Pagani . Infine, a motivo della croce di Cristo, i sapienti di questo mondo c’insultano e dicono: Che saggezza avete voi che adorate un Dio crocifisso? Quale sapienza abbiamo? Non di certo la vostra. La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Non abbiamo davvero la vostra saggezza. Ma voi dite stolta la nostra saggezza. Dite pure quello che volete; noi possiamo salire sul sicomoro e vedere Gesù. Voi non potete vedere Gesù appunto perché vi vergognate di salire sul sicomoro. Si aggrappi Zaccheo al sicomoro, salga umile la croce. E’ poca cosa il suo salire: per non arrossire della croce di Cristo, la fissi sulla fronte dove ha posto l’onore, proprio là, là, sulla parte del volto dove appare il rossore, là si fissi per non provarne vergogna. Penso che tu te ne ridi del sicomoro, però esso mi ha permesso di vedere il Signore. Ma tu te ne ridi del sicomoro, perché sei uomo; ma la stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini.
Necessità della grazia preveniente
4.4. E il Signore vide proprio Zaccheo. Fu visto e vide; ma se non fosse stato veduto, non avrebbe visto. Quelli infatti che ha predestinati, li ha anche chiamati. Egli è colui che parlò a Natanaele, il quale – per così dire, con la sua testimonianza, già stava collaborando al Vangelo – disse: Da Nazareth può venire qualcosa di buono?  Il Signore a lui: Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto quando eri sotto l’albero di fico. Voi sapete come i primi peccatori, Adamo ed Eva, si adattassero delle cinture. Quando peccarono si adattarono delle cinture di foglie di fico e coprirono le parti vergognose; infatti a causa del peccato suscitarono il senso della vergogna. Pertanto, se si fecero cinture i primi peccatori – dai quali discendiamo, nei quali eravamo periti – venendo egli a cercare e a salvare ciò che era perduto, con foglie di fico si fecero di che coprire le parti vergognose, che altro si volle dire con: Ti ho visto quando eri sotto l’albero di fico, all’infuori di: Non saresti venuto a colui che purifica dai peccati se egli per primo non ti avesse veduto nel velamento del peccato? Siamo stati veduti perché potessimo vedere; siamo stati amati affinché potessimo amare. Il mio Dio, la sua misericordia mi precederà.
Accogliere Gesù nel cuore
4.5. Ora dunque il Signore, che aveva accolto Zaccheo nel cuore, si è degnato di essere ospitato nella casa di lui. Disse: Zaccheo, scendi subito, perché devo fermarmi in casa tua. (Quello riteneva un grande beneficio vedere Gesù). Egli, che considerava un grande e indicibile beneficio vederlo passare, meritò immediatamente di averlo in casa. Viene infusa la grazia, la fede opera per mezzo dell’amore; Cristo, che già abitava nel cuore, viene ricevuto in casa. Dice a Cristo Zaccheo: Signore, dò la metà dei miei beni ai poveri e, se in qualche cosa ho frodato alcuno, restituisco il quadruplo. Quasi a dire: Per questo mi trattengo una metà, non in possesso, ma per avere di che rendere. Ecco in realtà che vuol dire ricevere Cristo, accoglierlo in cuore. Era là infatti Cristo, era in Zaccheo e attraverso di lui Zaccheo diceva a se stesso ciò che ascoltava dalla bocca di lui. Dice infatti così l’Apostolo: Che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori.
Quanti si credono sani infuriano contro il medico. Il sangue del medico è il rimedio per l’uccisore
5.6. Perciò, perché si trattava di Zaccheo, che era il capo dei Pubblicani, che era assai peccatore, quella folla, apparentemente sana, che impediva di vedere Gesù, rimase stupita e contestò il fatto che Gesù era entrato nella casa di un peccatore. Era questo un riprovare l’ingresso del Medico nella casa di un malato. Perché appunto da peccatore Zaccheo fu deriso, fu deriso in realtà, lui sano, da gente insana, Gesù rispose ai derisori: Oggi la salvezza è entrata in questa casa. Ecco il motivo del mio ingresso: Oggi è entrata la salvezza. Se il Salvatore non fosse entrato, in quella casa non sarebbe assolutamente entrata la salvezza. Perché, infermo, ti meravigli allora? Chiama anche tu Gesù, non crederti sano. Chi riceve il medico è un malato che ha speranza; è un infermo senza rimedio chi, per insensatezza, fa morire il medico. Che follia è mai quella di chi uccide il medico? Non è grande veramente la bontà e la potenza del medico che del suo sangue ha fatto la medicina per il suo insensato uccisore? Colui che era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto non diceva infatti: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno, mentre pendeva innocente sulla croce? Sono dei folli, io sono medico, infieriscano, tollero con pazienza; nell’uccidermi darò allora la sanità. Facciamo parte dunque di coloro che egli risana. È parola umana e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori; grandi e piccoli, a salvare i peccatori. Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

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Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

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