Il francescanesimo di Bergoglio: più del mercato può fare la carità

Il prof. Oreste Bazzichi spiega come è possibile passare dalla solidarietà alla gratuità, realizzando un modello francescano basato sulla cultura del dono

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Per molti il modello economico immaginato da San Francesco di Assisi  è un’utopia, affascinante e coraggiosa, ma poco realistica. In realtà se si guarda alla situazione economica mondiale, a fronte della crisi finanziaria che sembra non finire mai, c’è la buona notizia in cui si registra che le opere di carità stanno crescendo anche nei paesi e tra le popolazioni più povere. Nell’intervista che segue (quarta della serie) il prof. Oreste Bazzichi docente di filosofia sociale ed etica economica alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum,  spiega che il modello francescano che con Papa Francesco il modello francescano di una economia ecologica integrale, sostenibile e solidale può essere realizzato nei nostri tempi.
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Sarebbe possibile oggi operare una riforma del credito con gli stessi principi di elargizione del modello francescano?
Non è senza significato che, di fronte all’attuale profonda crisi economico-finanziaria mondiale, l’enciclica Caritas in veritate (2009) rimandi alla fecondità del paradigma teologico-sociale e culturale francescano, ispirato alla valenza dell’economia del dono (capp.3 e 4). “Il cattivo utilizzo della finanza che ha danneggiato l’economia reale” – scrive Benedetto XVI – propone di ricorrere anche alla “esperienza della micro finanza, che affonda le proprie radici nella nascita dei Monti di Pietà” (n. 65).
Il lungo periodo del modello di Welfare State,che abbiamo lasciato alle spalle, si è basato sulla solidarietà, cosa molto buona, ma il punto è questo: una società solo solidale è sufficiente al bene comune. È facile rendersene conto. I beni di giustizia, che concorrono al nostro benessere materiale, sono assicurati dal Welfare State, mentre i beni di gratuità – quelli relazionali per intenderci – fissano una obbligazione che deriva dallo speciale legame che unisce l’uno all’altro. È la mutua  “obbligatio” o circumrelazione tra le persone a fondare una ob-ligatio, che, esprimendo la gratuità, copre la dimensione sovra-etica dell’agire umano.
È questo il punto. Più che il benessere in quanto tale o il mercato, ciò che sorregge un sistema socio-economico è la giustizia nella carità (Deus caritasest, 2005) e nella verità (Caritas in veritate, 2009), quella che salvaguarda la dignità di tutti, non quella che pareggia i pigri e i laboriosi, gli inetti e i capaci. Difatti, il realismo etico di un sistema economico non ha nulla da spartire con l’egualitarismo delle utopie sociali. Quello che diventa importante politicamente è porre tutti nelle condizioni di progettare e di agire, nella persuasione che la sua attenzione andrà verso un pensiero di libertà creativa che alimenta la ricerca, non perché cresca il potere di pochi, ma perché si ampli lo spazio di tutti all’interno della comunità.
Mentre un tempo si poteva ritenere che prima bisognasse perseguire la giustizia e che la caritas intervenisse dopo come un complemento (per intenderci: Codice di Camaldoli, 1945), oggi bisogna dire che senza la gratuità, stile aperto e creativo del francescanesimo,non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia. Occorre un mercato in cui possano liberamente operare, in condizioni di pari opportunità, imprese che perseguono fini istituzionali diversi. Accanto all’impresa privata ed ai vari tipi di imprese pubbliche orientate al profitto, devono potersi esprimere organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici, solidali e sociali (tre soggetti: Stato, mercato, società civile).
Quando ci si riferisce all’etica d’impresa, parlare di “risorse umane” o di “capitale umano” è già un passo avanti rispetto al passato, ma non è sufficiente. Perché i lavoratori sono persone, che attraverso il lavoro realizzano il proprio sviluppo. Ma si tratta di sviluppo umano, che implica il miglior uso dell’intelligenza e della libertà. Non basta, perciò, che il lavoratore produca di più, né che sia retribuito meglio. Se non gli si offre l’opportunità di mettere in gioco intelligenza e libertà, ciò che è proprio dell’essere umano, secondo Papa Francesco, non si tratta di “un lavoro degno”.
Alcuni sostengono che Papa Francesco si rifaccia al modo di concepire il denaro di San Francesco, e cioè che il denaro deve servire e non governare.  Quanto, secondo lei, Bergoglio è francescano da questo punto di vista?
Certamente il mondo è profondamente cambiato dai tempi del Poverello di Assisi, che non poteva neanche lontanamente immaginarsi la complessità del mondo di oggi, né i problemi che si accompagnano a tale complessità. La situazione negli ultimi due secoli ha avuto un’accelerazione sconvolgente: prima con l’industrializzazione senza regole e poi con l’insinuarsi di una mentalità di iperconsumismo individualizzato. Da un piccolo villaggio (circa 350 milioni di abitanti) in otto secoli si è passati al villaggio globale (oltre sette miliardi di persone). Ma per Papa Francesco il metodo della teologia del creato francescana e il suo richiamo alla reciprocità ed alla sobrietà sono validi in tutti i tempi: rispettare l’anima di tutto il creato significa rispettare insieme le esigenze dello sviluppo e il Creatore. La sofferenza della Terra e del mondo che ci circonda è legata alla sofferenza del popolo.
Certamente l’esperienza della micro finanza, nata allora da un rapporto personale, diretto e fiducioso, piace a Papa Francesco, perché il denaro viene considerato puramente e semplicemente come uno strumento per lo sviluppo del bene comune e delle persone. Il microcredito e la micro finanza rappresentano una rivoluzione culturale più che economica, antropologica ancor prima che politica. Si tratta di sistemi finanziari sussidiari al processo di sviluppo sociale e economico, che non a che fare con la globalizzazione dei mercati, ma favorisce lo sviluppo umano e non solo materiale attraverso un coinvolgimento bidirezionale che parte dal basso. Alla base c’è il rapporto personale e fiduciario, fondato sulla relazione, su valori etici praticati in una prospettiva di solidarietà sociale. Per Papa Francesco e la dottrina sociale della Chiesa la microfinanza può diventare un modo per offrire una via di soluzione non solo al grave problema di fondo della povertà, ma anche a disagi sociali. Ecco perché il creato – come sottolinea Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì – è tutto in relazione. E da qui discende l’assunto del pensiero della Scuola francescana dell’interdipendenza tra tutte le creature e della corresponsabilità collettiva per il destino comune della Madre Terra e dell’umanità. Il cuore e la proposta dell’enciclica consiste nell’ecologia integrale come nuovo paradigma di giustizia; un’ecologia “che integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda” (n. 15). Infatti, non possiamo “considerare la natura come qualcosa separato da noi o come una mera cornice della nostra vita” (n. 139). Questo vale nella politica come nell’economia, nelle istituzioni come nella cultura, nelle questioni antropologiche come in quelle ecologico-sociali.
Dopo otto anni di dura crisi in tutti i campi e in tutti i sensi – dove cambiare stili di vita, inventare, organizzare e gestire nuovo lavoro, cogliere nuove opportunità di sviluppo, dare seguito ai mille impegni giornalieri ed alle pressanti richieste di  accrescere produttività individuale e collettiva diventa gravoso e quasi impossibile anche per uomini iper-efficienti – ecco la novità del metodo di Papa Francesco: recuperare la nozione concreta di comunità, rappresentata ieri dalla città “rinascimentale”, oggi dal “villaggio globale”, con il compito di porre in primo piano il cambiamento del modello sociale in accordo con una economia ecologica integrale, sostenibile e solidale. Imprese e lavoratori legati allo stesso itinerario: l’uno mettendo a frutto capitale e investimenti, l’altro dando il proprio contributo per farli fruttare entrambi.
 

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Antonio Gaspari

Cascia (PG) Italia Studi universitari a Torino facoltà di Scienze Politiche. Nel 1998 Premio della Fondazione Vittoria Quarenghi con la motivazione di «Aver contribuito alla diffusione della cultura della vita». Il 16 novembre del 2006 ho ricevuto il premio internazionale “Padre Pio di Pietrelcina” per la “Indiscutibile professionalità e per la capacità discreta di fare cultura”. Il Messaggero, Il Foglio, Avvenire, Il Giornale del Popolo (Lugano), La Razon, Rai tre, Rai due, Tempi, Il Timone, Inside the Vatican, Si alla Vita, XXI Secolo Scienza e Tecnologia, Mondo e Missione, Sacerdos, Greenwatchnews. 1991 «L'imbroglio ecologico- non ci sono limiti allo sviluppo» (edizioni Vita Nuova) . 1992 «Il Buco d'ozono catastrofe o speculazione?» (edizioni Vita Nuova). 1993 «Il lato oscuro del movimento animalista» (edizioni Vita Nuova). 1998 «Los Judios, Pio XII Y la leyenda Negra» Pubblicato da Planeta in Spagna. 1999 «Nascosti in convento» (Ancora 1999). 1999 insieme a Roberto Irsuti il volume: «Troppo caldo o troppo freddo? - la favola del riscaldamento del pianeta» (21mo Secolo). 2000 “Da Malthus al razzismo verde. La vera storia del movimento per il controllo delle nascite” (21mo Secolo, Roma 2000). 2001 «Gli ebrei salvati da Pio XII» (Logos Press). 2002 ho pubblicato tre saggi nei volumi «Global Report- lo stato del pianeta tra preoccupazione etiche e miti ambientalisti» (21mo Secolo, Roma 2002). 2002 ho pubblicato un saggio nel nel Working Paper n.78 del Centro di Metodologia delle scienze sociali della LUISS (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli di Roma) «Scienza e leggenda, l’informazione scientifica snobbata dai media». 2003 insieme a VittorFranco Pisano il volume “Da Seattle all’ecoterrorismo” (21mo Secolo, Roma 2003). 2004 ho pubblicato insieme a Riccardo Cascioli “Le Bugie degli Ambientalisti” (Edizioni Piemme). 2004 coautore con del libro “Emergenza demografia. Troppi? Pochi? O mal distribuiti?” (Rubbettino editore). 2004 coautore con altri del libro “Biotecnologie, i vantaggi per la salute e per l’ambiente” ((21mo Secolo, Roma 2004). 2006 insieme a Riccardo Cascioli “Le Bugie degli Ambientalisti 2” (Edizioni Piemme). 2008 insieme a Riccardo Cascioli il libro “Che tempo farà… Falsi allarmismi e menzogne sul clima (Piemme). 2008, è stata pubblicata l’edizione giapponese de “Le bugie degli ambientalisti” edizioni Yosensha. 2009. insieme a Riccardo Cascioli “I padroni del Pianeta – le bugie degli ambientalisti su incremento demografico, sviluppo globale e risorse disponibili” (Piemme). 2010 insieme a Riccardo Cascioli, è stato pubblicato il volume “2012. Catastrofismo e fine dei tempi” (Piemme). 2011 Questo volume è stato pubblicato anche in Polonia con l’imprimatur della Curia Metropolitana di Cracovia per le e3dizioni WYDAWNICTTWO SW. Stanislawa BM.

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