Dopo un evento sismico importante c’è sempre qualcuno che attesta di averne avuto un presentimento. Ma dovuto a cosa? L’acqua dei rubinetti di casa dalla temperatura straordinariamente alta oppure l’anomalo caldo sono due circostanze che la tradizione popolare italiana associa ai terremoti. Benché la comunità scientifica respinga categoricamente queste correlazioni con i sismi, dietro la vox populi si nasconde però un barlume di verità degno di dover essere approfondito.
A confermarlo è padre Martino Siciliani, istituzione della sismologia. Dal 1971 è direttore dell’Osservatorio Sismico situato all’interno dell’Abbazia di San Pietro, a Perugia. L’Osservatorio è dedicato a padre Andrea Bina, inventore del sismografo e benedettino come padre Siciliani, che è oggi l’erede di tanti scienziati della storia appartenuti all’ordine fondato da San Bendetto da Norcia. Per loro studiare il Creato serve a conoscerlo per amarlo in Dio.
Dalla voce pacata di padre Siciliani trapela infatti tutta la sua passione per l’attività che svolge. ZENIT lo ha intervistato per cercare di capire di più riguardo al fenomeno sismico che sta colpendo il confine tra Marche e Umbria, con due forti scosse il 26 ottobre rispettivamente di magnitudo 5.4 e 5.9.
Il benedettino è convinto che non oggi, ma che in futuro sarà possibile prevedere i terremoti “interpretando dei segni premonitori”. Un po’ come fece lui nel 1997, riuscendo a convincere il prefetto di Perugia a inviare tende da campo in una zona che fu poi colpita da un forte sisma. Anche di questo episodio parla, con profonda modestia, nell’intervista che segue.
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Padre, gli eventi sismici di queste ore sono da legare allo sciame scaturito dopo il terremoto del 24 agosto?
Non c’è un legame diretto. Il violento episodio sismico di Amatrice si è evoluto regolarmente in questi due mesi facendo scaturire una serie di repliche più contenute. Intanto si è però attivata una struttura attigua: l’ipocentro è emigrato a nord di Norcia, attivando un altro distretto sismico al confine tra Marche e Umbria.
Dobbiamo aspettarci altre scosse?
Purtroppo sì. Ce ne saranno parecchie, nei giorni e anche nelle settimane seguenti. Perché è una zona in cui l’attività sismica è appena iniziata e potrà durare anche più a lungo di quella seguita al terremoto del 24 agosto.
L’intensità potrà raggiungere livelli forti?
L’attività sismica è spasmodica: si stanno registrando molti eventi lievi, attorno alla magnitudo 2.5, ma ci sono già anche eventi che oscillano intorno ai 4.5. Molto probabilmente però non ci saranno terremoti violenti come quei due dell’altro ieri.
Il sisma del 26 ottobre è stato avvertito anche in zone molto lontane dall’epicentro, persino in Alto Adige. Non ricordo che fosse così estesa la zona interessata dal terremoto di Amatrice…
È vero. Ciò è accaduto perché questi due ultimi terremoti sono stati più profondi di quello di Amatrice. Maggiore è la profondità dell’ipocentro, più si diffonde il sisma. Soprattutto si è diffuso lungo la dorsale appenninica, perché è costellata di faglie ed è dunque un percorso preferenziale. Qualcuno mi dice che è stato percepito addirittura in Austria.
Ogni volta che avviene un evento sismico, si ripropone l’annosa questione se è possibile prevedere i terremoti…
Assolutamente no. Almeno per ora. Secondo me saremo però in grado di prevederli. Le faccio un esempio: da millenni si studia la meteorologia ed ora abbiamo raggiunto un certo grado di attendibilità riguardo alle previsioni meteo. La sismologia è una scienza molto più giovane, quindi ci vorranno secoli prima che riusciremo ad interpretare bene i segni premonitori.
Il clima inopinatamente caldo nelle ore precedenti a un sisma può essere uno di questi segni premonitori?
È indubbio che quando avviene un terremoto c’è un accumulo di energia termica nella roccia. È talmente evidente che gli animali in letargo escono fuori. Un esempio fu nel devastante terremoto del 1980: in Basilicata fuggirono dalle loro tane vari animali, tra cui i serpenti. Il caldo degli ultimi giorni, tuttavia, non può essere correlato al terremoto, è stato soltanto un fenomeno meteorologico.
Quali sono altri segni premonitori?
Nel 1997 a Colfiorito, in Umbria, avevo registrato una serie di movimenti sismici molto accentuati, individuando la possibilità che si verificasse un grosso evento, così decisi di chiamare il prefetto.
E cosa gli disse?
Gli chiesi la disponibilità a mandare delle tende da campo a Colfiorito da utilizzare per un eventuale terremoto. Così è stato fatto e quando dieci giorni dopo la mia telefonata, ossia il 26 settembre 1997, si è verificato il primo sisma, queste sono state utilissime (i crolli non provocarono vittime a Colfiorito, ndr). Voglio però precisare che non si è trattato di una previsione, bensì di una misura a scopo precauzionale.
Il prefetto confidò molto in Lei…
Era comprensibilmente titubante. Gli dissi che se il terremoto non ci fosse stato, le tende sarebbero servite per una esercitazione e che avremmo dovuto ringraziare Dio.
Con la carica che Lei ricopre conferma la tradizione dei benedettini scienziati…
I benedettini si occupano di varie attività, che spaziano dall’arte allo studio, dall’agricoltura alla scrittura. Padre Bina fu un grande ricercatore. A lui si deve il trattato che fa uscire la sismologia dall’ambito del mito per diventare una materia scientifica. Nel 1751, proprio qui nell’Abbazia di San Pietro, padre Bina ideò il primo sismografo a pendolo, che usò nello stesso anno per registrare un forte fenomeno sismico che si sviluppò in questa zona.
chiesa a san felice sul panaro, terremoto del 2012 - Wikimedia Commons
"In futuro sarà possibile prevedere i terremoti"
Secondo padre Siciliani, benedettino direttore dell’Osservatorio Sismico “Andrea Bina”, bisogna però saper interpretare i “segni premonitori” della terra