La foresta che cresce in silenzio, il bene che non fa rumore. Un seme di pace è stato piantato poco meno di otto anni fa nel cuore di Gerusalemme. Non in un punto qualsiasi della Città Santa ma in pieno quartiere musulmano, nella strada che va dalla Porta di Damasco al Muro Occidentale, a due minuti a piedi dalla Spianata delle Moschee.
In questo crocevia di fedi abramitiche, all’altezza della Quarta Stazione, quotidianamente percorso da migliaia di turisti e pellegrini, risiede una piccola comunità di Pie Discepole del Divin Maestro, uno dei tanti rami della famiglia paolina. Alle religiose è stata affidata l’organizzazione di una adorazione eucaristica ‘semi-perpetua’, ovvero disponibile dieci ore al giorno, dalle 8 alle 18, presso la chiesa armeno-cattolica di Nostra Signora dello Spasimo, nota anche come Mater Perdolentis. All’ingresso, le suore offrono ai pellegrini un sorso d’acqua per ritemprarli nel loro cammino.
Tutto ha inizio nel marzo 2009, quando l’allora Esarca patriarcale armeno-cattolico di Gerusalemme ed Amman, Raphael Minassian (oggi Ordinario per gli Armeni dell’Europa Orientale) incaricò le Pie Discepole di allungare i tempi dell’Adorazione, con lo scopo precipuo di invocare la pace per la Terra Santa e per il mondo intero, per l’unità dei cristiani, per la sopravvivenza in Medio Oriente della comunità cristiana perseguitata. È nata così la campagna Una luce per il Medio Oriente per sensibilizzare i pellegrini di tutto il mondo su questi temi.
“Se non parte da Gerusalemme, la pace non potrà mai esserci”, dichiara a Zenit, suor Cecilia Stiz, membra della comunità paolina gerosolimitana, che per sette anni ha animato l’adorazione presso la chiesa armena, quotidianamente visitata non solo da cattolici ma da cristiani di tutti i riti e denominazioni, a partire dagli ortodossi.
La vicinanza con il Muro Occidentale e con la Spianata delle Moschee determina il venerdì e il sabato, un gran via via di fedeli ebrei e musulmani, oltre naturalmente ai pellegrini cristiani diretti al Santo Sepolcro.
In particolare i musulmani si avvicinano frequentemente a Santa Maria dello Spasimo. “Molti di loro entrano in chiesa, accendono una candela alla Madonna e pregano – racconta suor Cecilia -. I musulmani sono devoti a Maria, la considerano la madre di un profeta”.
In misura minore vi sono anche ebrei che si affacciano nella chiesa armeno-cattolica, sebbene siano per lo più guide e non osservanti. “Anche gli ebrei iniziano a capire che è un luogo particolare – spiega suor Cecilia – perché si richiedono silenzio, attenzione, rispetto; e si domandano perché e cosa ci sia dietro”.
Numerosi sono i pellegrini che si fermano all’adorazione, nonostante il loro numero sia diminuito negli ultimi anni, a causa della diminuita sicurezza in Terra Santa e dei focolai di guerra nell’intera regione mediorientale.
I cristiani che visitano di più Santa Maria dello Spasimo sono però i volontari, alcuni provenienti da Ecce Homo o da Sant’Anna, che al momento della pausa pranzo, vengono a pregare un po’. E poi tanta gente che viene semplicemente per turismo o per pura curiosità: fanno ingresso in chiesa, una foto e via.
Centro della chiesa di Santa Maria dello Spasmo, però rimane l’eucaristia, assieme all’adorazione che la accompagna e che, come ricorda ancora suor Cecilia, è “un prolungamento durante la giornata di tutto ciò che è statala celebrazione eucaristica, quindi: adorazione, lode, supplica, ringraziamento, intercessione, riparazione”.
Esporre il Santissimo Sacramento nella chiesa armena di Gerusalemme è uno dei tanti strumenti che le Pie Discepole utilizzano per “far conoscere Cristo”.
“Nel caso nostro specifico, noi sosteniamo gli annunciatori diretti, tra cui i giornalisti, per i quali preghiamo tutti i giorni, affinché il loro messaggio sia di verità e aiutino a incontrare Dio e Cristo”, afferma suor Cecilia.
Più in generale, la loro missione è “portare la gente a Gesù, Via, Verità e Vita, all’adorazione eucaristica, portarli alla comunione con Dio, portare l’umanità verso Cristo ed essere a disposizione dell’umanità”, aggiunge la religiosa, rientrata due mesi fa a Roma, dopo un soggiorno gerosolimitano durato sette anni.
“Quando nella nostra chiesa, ogni giorno, entrano decine di pellegrini – conclude – noi ci facciamo carico di questa umanità, diciamo Signore guarda, prenditene cura, perdonaci. Nostro compito è simile a quello di Aronne, che sul monte aiutava Mosè a tenere le mani alzate, perché il popolo vincesse la battaglia”.
Foto: www.pddm.org
“Una luce per il Medio Oriente” nel cuore della Città Santa
Anche molti musulmani si fermano in preghiera nella chiesa di Santa Maria dello Spasimo, a Gerusalemme, dove dieci ore al giorno si tiene l’adorazione eucaristica per la pace e per i cristiani perseguitati