Lettura
Gesù arriva a Gerusalemme, la meta di ogni pellegrinaggio della fede e di tutti i veri profeti. A Gerusalemme non lo attende e non ci attende il tripudio di un’accoglienza festosa, quanto la sofferenza di dare testimonianza fino al dono di sé. Gesù fa un primo bilancio della sua missione, non in considerazione del successo, ma in riferimento all’accoglienza che il suo popolo gli ha riservato. E questo bilancio è tutt’altro che positivo, è semplicemente fallimentare: ha trovato chiusura ed opposizione. Di fronte alla maestosità e allo splendore delle costruzioni di Gerusalemme, Gesù constata con amarezza che, come allora, non l’abbiamo né ascoltato né accolto, ci siamo chiusi a riccio in noi stessi.
Meditazione
Di Dio si è detto e si dice un po’ di tutto. Ma dire di Dio che è o che agisce “come una gallina”, ci appare non rispettoso e pure offensivo. Ma se a dirlo di sé è Lui stesso, allora cambia tutto. Oggi, infatti, per quell’estremo suo tentativo di farci capire quanto ci ama e quanto ci ha provato, Gesù arriva a dirci che fa come una gallina. Ci mette tutta la tenerezza possibile, sì, come quella di una chioccia, disposta a covare le uova, a farle schiudere e a raccogliere i suoi piccoli nel loro bizzarro girovagare. Ma noi non glielo abbiamo permesso, ci siamo rifiutati, siamo fuggiti. Tutto il discorso di Gesù, in risposta a quanti lo avvertivano di stare attento e, dunque, di scappare da Erode che cercava di ucciderlo, risente di questa amarezza e delusione. E, come possiamo notare, ha parole forti, quasi di sfida per tutti. Erode lo apostrofa come “volpe”, ma usa parole forti e pure accorate per i suoi figli di ieri e quelli di oggi, che siamo noi. Quanto a Erode, Gesù non si lascia intimorire o spaventare da lui, per questo non cambierà programma ma lo porterà a termine, per i giorni e il tempo che sarà necessario; quanto a noi, egli ribadisce che ha tentato in ogni modo di raccoglierci, ma senza risultato. È pieno di amarezza e, ancor di più, di tenerezza per Gerusalemme, per tutti e per noi. “Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte e come ci ho provato, ma nulla, vi siete ostinati”. Se è grande la sua delusione, sappiamo con certezza che più grande è la sua tenerezza. E se per dircelo nell’Antico Testamento ha scomodato la maestà dell’aquila che veglia la sua nidiata, ora si è abbassato e umiliato alla stregua di una chioccia, quando, con infinita tenerezza, cerca di raccoglierci sotto le sue ali.
Preghiera:
Signore, donaci di affrontare con coraggio e con preghiera perseverante il combattimento contro il male. Coscienti della nostra debolezza e incapacità di resistere all’assalto del maligno, fa’ che possiamo attingere forza dalla fede, dalla verità e dalla giustizia, che sono dono tuo e del tuo Santo Spirito.
Agire:
Custodirò con la preghiera continua e fatta con il cuore, il proposito di perseverare nel bene e di resistere al male.
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Meditazione a cura di mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
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Dio è rifugio e liberatore
Meditazione della Parola di Dio di giovedì 27 ottobre 2016 – XXI settimana del Tempo Ordinario