Il ciclo di catechesi sulle opere di misericordia, che andrà avanti fino alla fine del Giubileo, ha toccato stamattina il tema forse di maggiore attualità: accogliere i forestieri. Le radici questa opera di misericordia corporale, ha ricordato papa Francesco durante l’Udienza Generale, affondano in una ben nota frase di Gesù: “Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito” (Mt 25,35-36).
“La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare – ha sottolineato il Santo Padre -. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni”.
La stessa Bibbia è piena di episodi di migrazioni: Abramo a cui il Signore ordina di lasciare la sua terra (Gen 12,1); l’intero popolo di Israele che, libero dalla schiavitù d’Egitto, impiega quarant’anni per arrivare alla terra promessa; la Sacra Famiglia di Nazareth che sfugge alla minaccia di Erode (Mt 2,14-15).
“La storia dell’umanità è storia di migrazioni: ad ogni latitudine, non c’è popolo che non abbia conosciuto il fenomeno migratorio”, ha ribadito il Pontefice. Le migrazioni del passato, ha rammentato, hanno dato vita a “grandi espressioni di solidarietà”, come pure a “tensioni sociali”. Oggi, tuttavia, “il contesto di crisi economica favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere”.
C’è una “opera silenziosa” di uomini che “si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti”, che però finisce “oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo”. Mentre però la “chiusura” finisce per “favorire i traffici criminali”, l’unica via di soluzione, secondo il Papa, rimane quella della “solidarietà con il migrante” e “con il forestiero”, pertanto “l’impegno dei cristiani in questo campo è urgente oggi come in passato”.
Ricordando la “stupenda figura” di Santa Francesca Cabrini (1850-1917) che dedicò la sua vita ai migranti verso l’America, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Francesco ha sottolineato che “anche oggi abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno”; ha quindi richiamato “le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni”, “i movimenti” e “i singoli cristiani” all’impegno nei confronti di coloro che “fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane”.
Bergoglio ha poi raccontato a braccio un episodio capitato in Vaticano alcuni giorni fa: un rifugiato in pietose condizioni ferma per strada una signora, dicendole di voler raggiungere San Pietro per varcare la Porta Santa. “La signora chiama allora un taxi perché lo vede senza scarpe – ha proseguito il Santo Padre -. Ma il rifugiato puzzava e l’autista del taxi non voleva che salisse ma alla fine lo ha lasciato salire assieme alla signora”, che “le ha chiesto di raccontare la sua storia durante il percorso”.
Una volta che il poveruomo ha finito di raccontare la sua “storia di dolore”, il taxi è arrivato a San Pietro e, allorché la signora ha allungato i soldi all’autista, quest’ultimo – che poco prima stava per rifiutarsi di far salire quel profugo maleodorante – “si è rifiutato di prendere il denaro dicendo che avrebbe dovuto pagare lui per aver sentito una storia che gli ha fatto cambiare il cuore”.
È una vicenda che “ci profuma l’anima e ci fa cambiare – ha affermato ancora il Papa -. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati”.
Verso la conclusione della catechesi, il Pontefice ha accennato ad un’altra opera di misericordia corporale. “Vestire chi è nudo – ha detto – che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori”.
Forme di “nudità”, tuttavia, sono anche “non avere un lavoro, una casa, un salario giusto” o “essere discriminati per la razza o per la fede”: tutte ingiustizie di fronte alle quali “come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire”.
Papa Francesco ha esortato tutti i fedeli a non cadere nella trappola “rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei nostri interessi” ma di aprirci agli altri in modo che “la vita diventa feconda, le società riacquistano la pace e le persone recuperano la loro piena dignità”.
“E non dimenticatevi di quella signora, di quel migrante che puzzava e non dimenticate quell’autista al quale quel migrante aveva cambiato l’anima”, ha poi concluso.
Servizio Fotografico © L'Osservatore Romano
Papa: “Accogliere i rifugiati profuma l’anima”
Francesco durante l’Udienza Generale: “Le migrazioni ci sono sempre state, dire che sono un fenomeno di questi anni è mancanza di memoria storica”