Tempo fa, durante la predicazione di una Settimana Mariana, ebbi l’opportunità di incontrare alcuni adolescenti. Inizialmente non erano molto entusiasti, a dire il vero: si sentivano estranei a quella manifestazione religiosa, lontana dal loro mondo, dai loro interessi e dai loro sogni. Tanta venerazione per una statua – una immagine della “Madonna Pellegrina”, proveniente dal Santuario di Fatima – appariva esagerata. Ma poi, sollecitati e “provocati”, si arresero e dedicarono almeno un po’ di attenzione a quella iniziativa, considerando con crescente simpatia la numerosa e buona gente che transitava in chiesa.
Dietro le apparenze – al di là di quanto si presenta ai nostri occhi – si apre spesso uno scenario imprevedibile. Quella sacra immagine, dicevo a quei ragazzi, suggerisce e richiama al nostro spirito tutte le domande essenziali che ci portiamo nel cuore: l’attesa di una felicità autentica e duratura; la scoperta del senso più vero e genuino delle cose; l’insopprimibile desiderio di amare e di sentirsi amati. La candida statua della Vergine parve acquistare, improvvisamente, il dono della parola e, con infinita e materna dolcezza, tracciò per noi la biografia spirituale dei tre Pastorelli di Fatima: ci raccontò della loro fede eroica, dei loro sacrifici, offerti per consolare Dio e per salvare le anime. Indicò la loro vita, le loro umili mansioni quotidiane, a custodia del gregge, e ci introdusse tra le mura delle loro modeste case, dove si condivideva un’autentica esperienza cristiana, fatta di rispetto reciproco, di preghiera fervida, di carità verso tutti, vicini e lontani.
La “Madonna Pellegrina”, che aveva varcato centinaia di volte i confini degli Stati e aveva percorso migliaia e migliaia di chilometri, raggiungendo folle innumerevoli di fedeli, ora era lì per noi, portando con sé la gioia, l’angoscia, le richieste e le speranze dei suoi figli; impetrando e intercedendo per tutti ed esortandoci con le medesime parole pronunciate – duemila anni fa – alle nozze di due giovani sposi, in Cana di Galilea: “fate quello che vi dirà”.
Nostra Signora di Fatima richiama il primato e la centralità di Dio nella nostra vita: l’importanza della preghiera, dei sacramenti, della purezza del cuore; la necessità di perdonare sempre, come ha fatto Lei. Trasmette parole colme di soprannaturale consolazione e di speranza: alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà – riedizione “mariana” della famosa espressione di San Paolo: dove abbonda il peccato, sovrabbonda la Grazia.
Fatima è una storia tutta da scoprire, un cammino tutto da esplorare. Fatima giudica questa epoca – folle, confusa, disorientata e tormentata – che parla di misericordia e la pretende, ma che poi la calpesta e la disprezza ogni giorno, umiliando proprio la Vita e la Famiglia, che sono le pupille stesse del Cuore misericordioso di Dio.
Fatima non ha timore di chiamare per nome la realtà: di denunciare il peccato e le sue devastanti conseguenze, che possono giungere fino alla perdita eterna di Dio e di se stessi, nell’inferno. Il celeste messaggio invita a una sincera conversione del cuore, proclama le perenni verità del Vangelo, riafferma la straordinaria “maestà della vita”, tempo preziosissimo e irripetibile, da impiegare bene, con frutto, nelle opere di misericordia, corporali e spirituali.
La Vergine Santa ci ripropone una efficace medicina quotidiana, capace di risanare i profondi mali del nostro spirito e del mondo intero: la recita assidua del Rosario, incessante dialogo di amore tra la terra e il Cielo, che, attraverso la meditazione orante dei misteri, ci guidi a incontrare, conoscere e amare Gesù. L’incalzante e amorevole susseguirsi dell’Ave Maria ci introduce in una vera familiarità con il Signore, ci permette di penetrare nel suo mondo affettivo, nella dimora santa di Nazareth, o di seguirlo per le vie della Palestina, fino all’ora solenne della Passione e della Gloria. Preghiera del cuore, della mente, dell’anima; preghiera affettuosa e creativa, il Rosario ci riporta continuamente all’ “oggi”, al nostro presente – con le sue pene e con le sue preoccupazioni, perché diventino offerta gradita al Padre – e implora la grazia di giungere al termine della vita portando ancora, sulle labbra e nell’anima, il saluto angelico che ci ha accompagnati ogni giorno: Ave Maria!
Madonna di Fatima
“Maria, donaci occhi per vedere”
Fatima si prepara al centenario delle apparizioni