La famiglia come “scuola di umanità” è il tema al centro del messaggio della Santa Sede agli indù, in occasione della tradizionale festa del Deepavali (letteralmente: “fila di lampade ad olio”), che simboleggia la “vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male”.
In occasione della ricorrenza, che molti indù celebrano il 30 ottobre, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in una lettera dal titolo Cristiani e indù: Promuoviamo la speranza tra le famiglie, firmata dal presidente, cardinale Jean-Louis Tauran, e dal segretario, mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ, augura agli indù che le celebrazioni per il Deepavali siano “un’occasione per rafforzare i legami familiari, e portino gioia e pace” nelle loro “famiglie e comunità”.
“Una sana società dipende dai legami familiari, eppure si sa che oggi la nozione stessa di famiglia è minata da un clima di relativismo nel suo significato e valore essenziali – si legge nel messaggio -. Così anche la vita familiare è turbata spesso da gravi realtà come le guerre, la povertà e le migrazioni, divenute fin troppo consuete in tutto il mondo”.
Al tempo stesso, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso prende atto di “forti segni di rinnovata speranza grazie alla testimonianza di coloro i quali credono nel perdurare dell’importanza del matrimonio e della vita familiare per il bene di ogni persona e della società nel suo insieme”.
È proprio con questo “sicuro rispetto per la famiglia” e “con l’acuta consapevolezza delle sfide globali” che il cardinale Tauran e mons. Ayuso offrono una riflessione su come i cristiani e gli indù insieme possano “promuovere la speranza nelle famiglie e umanizzare sempre più la nostra società”.
Poiché la famiglia è la “prima scuola di umanità” e i genitori sono i “primi e principali educatori dei loro figli”, in essa “i figli, guidati dal nobile esempio dei genitori e degli anziani, vengono formati ai valori che li aiuteranno a svilupparsi some esseri umani buoni e responsabili”.
Accade spesso, tuttavia, che “le circostanze familiari limitano l’ottimismo e l’idealismo della nostra gioventù”; pertanto i genitori, supportati dalla “più ampia comunità”, sono tenuti a trasmettere ai figli “il senso della speranza, orientandoli verso un futuro migliore e nel perseguimento del bene, anche di fronte alle avversità”.
Sulla scia della Amoris Laetitia di Papa Francesco, il cardinale Tauran e mons. Guixot ricordano il “compito fondamentale” per le famiglie di “educare alla speranza”, incoraggiando i “giovani a mettersi a disposizione degli altri che sono nel bisogno, in carità e servizio, e divenire una luce per quelli che sono nell’oscurità”.
È sempre in famiglia che i figli imparano, dall’esempio di genitori e familiari, a fare “esperienza della potenza della speranza nel consolidare le relazioni umane, servendo i più dimenticati della società e superando le ingiustizie di oggi”.
Il messaggio si conclude con l’esortazione ai cristiani e agli indù ad unirsi a “tutte le persone di buona volontà nel sostenere il matrimonio e la vita familiare, guidando le famiglie ad essere scuole di speranza” e a portare “la luce della speranza in ogni angolo del nostro mondo, offrendo consolazione e forza a tutti i bisognosi”.
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Cristiani e indù uniti nel promuovere la speranza tra le famiglie
Il messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in occasione della tradizione festa del Deepavali