Disegno di Carmelo Raco

Giovanni Paolo II: un pontificato sotto il nome della Misericordia

Karol Wojtyla è stato un testimone di misericordia che ha guidato la Chiesa universale con amore di padre e manifestato al mondo la tenerezza di Dio

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Tanti sono i Santi della misericordia ricordati durante questo Anno giubilare, ma di alcuni si ha un ricordo ancora vivo, perché abbiamo avuto l’onore di vederli, di ascoltarli e di apprezzare da vicino le loro vicende umane e spirituali. La vita di Giovanni Paolo II è stata sempre avvolta dall’influsso benefico della Divina Misericordia, seppur non gli abbia risparmiato eventi dolorosi.
Un elemento, che ha contraddistinto l’esistenza del Papa polacco è stata, infatti, proprio la sofferenza. Rimasto orfano di madre, ha conosciuto il dolore del distacco materno, che per ogni uomo segna uno spartiacque nella sua maturazione umana. Rimasto con il padre, ha sperimentato quella protezione paterna, che successivamente avrebbe riversato abbondantemente nel suo ministero di sacerdote, vescovo, cardinale e infine Papa.
Giovanni Paolo II è stato un testimone della misericordia, perché ha guidato la Chiesa universale con amore di padre ed ha manifestato al mondo la bellezza e la tenerezza del Dio Padre incarnato nel volto di Gesù Cristo. Il suo essere sempre vicino ai giovani è stato il segno eloquente del suo istinto naturale di paternità spirituale, che lo spingeva ad abbracciare i bisogni, le inquietudini e le aspirazioni dei giovani.
Un atteggiamento che lo ha accompagnato sino agli ultimi istanti della sua vita. A poche ore dal passaggio da questo mondo, Wojtyla si era rallegrato della notizia che tanti giovani vegliavano a Piazza San Pietro e pregavano per lui. Si sentiva confortato dal fatto che il popolo dei giovani aveva risposto al suo accorato appello di andare verso Cristo.
Giovanni Paolo II ha considerato la misericordia di Dio come un dono che passa dalle mani di Maria, la Madre della misericordia. Egli ha avuto una relazione intensa e filiale con la Madonna, attraverso la frequentazione del santuario di Czestochowa, il luogo mariano che ha costituito da sempre un segno di speranza per la nazione polacca, perseguitata dalle ideologie totalitarie del XX secolo.
Karol Wojtyla ha sperimentato la protezione celeste durante la sua formazione sacerdotale, durante il suo ministero episcopale, e non ultimo, durante il suo lungo pontificato. L’attentato avvenuto a Piazza San Pietro il 13 maggio del 1981, giorno della ricorrenza liturgica della Beata Vergine Maria di Fatima, è stato considerato dal Papa polacco come un segno della protezione e della benevolenza di Maria, la quale ha voluto salvare la sua vita spostando la mano di Ali Agca per evitare che la pallottola producesse una ferita mortale.
Giovanni Paolo II ci insegna, dunque, a vedere gli eventi della vita terrena con uno sguardo celeste. La sua devozione mariana ha caratterizzato tutto il suo pontificato: celebre è lo stemma che rappresenta la croce con una “M” ai piedi, per indicare la presenza di Maria vicino ai sofferenti, ai condannati e agli scartati di ogni parte del mondo.
Egli ha voluto estendere la misericordia del Padre in tutti i cinque continenti intensificando i suoi viaggi apostolici per essere portatore di quella bontà e di quella tenerezza che tutto il mondo attendono con impazienza. Il continuo viaggiare esprimeva la volontà di visitare tutte le popolazioni del mondo, per farle sentire amate da Dio, protagoniste della Chiesa e pronte ad essere sempre accolte dalla misericordia del Padre.
La visita alla Sinagoga di Roma, l’incontro ad Assisi con i rappresentati delle diverse religioni, gli incontri ecumenici, il confronto con gli esponenti di varie ideologie, l’hanno da sempre reso un uomo aperto al dialogo, sempre pronto ad esaltare quello che unisce e disponibile a confrontarsi su quello che divide. La sua misericordia è stata compresa attraverso le parole, ma soprattutto attraverso i suoi gesti. Karol Wojtyla aveva studiato recitazione da giovane, ma l’essere un grande comunicatore derivava dalla convinzione della fede, dal coraggio della speranza, dalla forza della carità che viene da Dio, e da quell’amore che egli provava per Dio e per ogni uomo.
Giovanni Paolo II è stato un cultore dell’attività motorie. Celebri sono state le sue passeggiate tra le montagne, che gli permettevano di ammirare la bellezza del creato, per trovare momenti di meditazione e di contemplazione, per riflettere sulle sfide che si affacciavano nella società e per ascoltare nel silenzio la voce dello Spirito Santo.
L’ultima parte della sua vita è stata segnata dalla malattia, la quale ha consumato lentamente il suo corpo, impedendogli negli ultimi giorni anche di parlare. Lui, che ha lasciato pagine profonde e memorabili del magistero papale, si è visto impossibilitato a parlare dalla finestra del Palazzo Apostolico. Il suo sguardo pieno di vita, il battere il pugno sul davanzale della finestra, il suo indietreggiare quasi sconsolato perché non era riuscito a pronunziare il discorso preparato, sono un segno eloquente di come è possibile comunicare l’amore di Dio al popolo cristiano. Il Santo Papa polacco invita oggi tutta la Chiesa a non avere paura degli avvenimenti della storia, ma a confidare nel cuore di Gesù e di Maria.

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Osvaldo Rinaldi

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