“Vivere come fratelli, con un cuore solo e un’anima sola”. Attinge al sogno originario di Sant’Agostino, Papa Francesco, per indicare ai monaci agostiniani recolletti, ricevuti stamane in udienza in occasione del 55.mo capitolo, la via da seguire per compiere la loro missione in un mondo lacerato come quello attuale.
L’ideale del Vescovo di Ippona, che riflette quello dei primi cristiani, “è profezia vivente di comunione in questo nostro mondo, perché non ci siano divisioni, né conflitti, né esclusioni, ma regni la concordia e si promuova il dialogo”, sottolinea il Papa. Che invita, pertanto, a “gustare la freschezza e interezza del carisma” per poter “superare le difficoltà che sorgono” e, una volta superate, “poter superare le sfide attuali, guardando al futuro”.
“Con la nostra presenza nel mondo” siamo chiamati a costruire “una società capace di riconoscere la dignità di ogni persona e di condividere il dono che ciascuno è per l’altro”, afferma il Pontefice. Al contempo, dobbiamo “rispondere alle necessità di ogni persona con lo stesso amore con cui Dio ci ha amato”, perché “tante persone stanno aspettando che andiamo loro incontro con la stessa tenerezza che abbiamo sperimentato e ricevuto nel nostro incontro con Dio”.
Dio che “è la nostra sicurezza e felicità”, che “non delude mai”, rimarca Bergoglio. Con tale certezza bisogna essere perciò “uomini di speranza” e “creatori di comunione”, capaci di mettere tutta la fiducia nella “misericordia di Dio” per far fronte alle “sfide che il Signore” offre.
Anche le speranze e le difficoltà che possono sorgere durante il Capitolo Generale vanno affidate tutte a Lui, nella ricerca di “rinnovamento e slancio” ma sempre “nell’obbedienza”, ammonisce il Papa. In questo modo – sottolinea – “il cammino insieme a Gesù diventa preghiera di ringraziamento e di purificazione interiore” che spinge a vivere il presente con “libertà di spirito” e “disponibilità”.
Bergoglio richiama allora le parole del priore generale degli agostiniani, Miguel Mirò, che nel suo saluto citava i “quattro secoli di storia al servizio della Chiesa” degli agostiniani, spesi sempre per “rivitalizzare e ristrutturare l’ordine per rispondere alla nostra identità carismatica”, in uno “stile di gentilezza audacia, gioia e comunione”. Tuttavia, spiega che: “Non si tratta di fare la storia, ma di scoprire la presenza del Signore in ogni evento, in ogni fase della vita”.
“Se Dio non occupa il posto che gli corrisponde, altri lo faranno per lui”, avverte infatti il Santo Padre. Soprattutto non va dimenticato che “quando il Signore è al centro della nostra vita tutto è possibile: non conta né il fallimento né alcun altro male, perché è lui che sta nel centro e che ci guida”. Non sono infatti “i nostri ideali e progetti”, conclude Papa Francesco, ma “la forza della sua misericordia che trasforma e dà la vita”.