Daily meditation on the Gospel

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Solo ministri del Vangelo

Meditazione della Parola di Dio di mercoledì 19 ottobre 2016 – Memoria dei Santi Giovanni de Brébeuf e Isacco Jogues, Sacerdoti, e Compagni, Martiri e San Paolo della Croce, Sacerdote

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Lettura
Nel Vangelo il Signore ci richiama alla vigilanza, per essere pronti sempre, in ogni circostanza e in ogni tempo. Questo tema viene sviluppato con un’attenzione particolare al prendersi cura degli altri, che è il miglior modo per attendere Dio e il suo ritorno nella nostra vita. Alla fine, la punizione è solo per colui che, invece di far stare bene gli altri, pensa solo a stare bene lui.
Meditazione
L’invito alla vigilanza è preceduto da un altro invito: cercare di capire che cosa significa non lasciarsi scassinare la casa dal ladro e, soprattutto, che cosa significa e come prepararsi all’incontro con il Signore. Questo è un invito rivolto proprio a tutti, dal momento che l’apostolo Pietro chiede al Signore se quella parabola è pure per loro. La risposta è sì. È quindi rivolta anche a noi, e ne dobbiamo fare tesoro. Gesù ci dice che un modo per non subire l’arrivo del Figlio di Dio, come quello devastante di un ladro, c’è. Per sorprendente che ci possa apparire, nel rapporto che usiamo con gli altri, noi determiniamo, al positivo e al negativo, il nostro rapporto con Dio. Se nella vita ci comportiamo da amministratori e non da padroni, se ci prendiamo cura degli altri, piuttosto che sfruttarli o percuoterli, allora Dio sarà contento di noi e noi potremo essere contenti di attenderlo. Perché egli, al suo arrivo, ratificherà semplicemente questo buon comportamento che abbiamo avuto con i nostri fratelli e sorelle, promuovendoci e affidandoci la gestione dei suoi beni. Se, invece, il nostro agire è prepotente, violento, sfrenato, allora ci sarà da temere il suo ritorno, perché tutto questo non resterà impunito. Ci punirà severamente. E possiamo aggiungere anche giustamente, perché ci tratterà con la stessa misura che abbiamo usato per gli altri. Trattare male i fratelli, significa non essersi preparati, non essere pronti all’incontro bello e gioioso con il Signore; significa essere sorpresi, essere presi in contropiede dalla sua venuta, dal suo ritorno. Ora che il Signore ce l’ha spiegato, non possiamo far finta di non saperlo, e anche per questa ragione quell’ultimo resoconto sarà più esigente. Sapere che dobbiamo comportarci da amministratori fedeli e saggi e non da padroni ci aiuti, in attesa che il Signore venga, ad essere sempre più misericordiosi e premurosi verso tutti.
Preghiera:
Signore, non vogliamo avere paura della tua venuta, ma vogliamo attenderti con gioia e fiducia. Perché non aspettiamo un ladro, ma il tuo ritorno. Per questo mentre ti invochiamo e ti attendiamo, non volendo sciupare il tempo, ci prendiamo cura dei fratelli che ci hai affidati, perché tu possa gioire che li abbiamo trattati bene così come fai sempre tu.
Agire:
Nelle piccole attenzioni ai fratelli mi ricorderò che preparo il mio incontro gioioso con Dio, perché se li amo, il suo ritorno non mi fa paura.
***
Meditazione a cura di mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, tratta dal mensile MessaMeditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.

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ZENIT Staff

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