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L’ottimismo della manovra si confronta con le politiche Europee

Resta da valutare quanto pesano le spese per l’immigrazione e i fondi necessari per la ricostruzione dei danni del terremoto

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Si può discutere quanto si vuole sulla bontà o meno della manovra economica, la quarta presentata da Renzi, se includiamo alle tre finanziarie anche la decisione sugli 80 euro, ma l’esame vero sul documento che verrà discusso in Parlamento a partire dal 20 ottobre, sarà fatto dalla Commissione europea.
Già  con il summit europeo di giovedì prossimo si riuscirà a capire se il Governo riuscirà a trovare alleati nella sua “battaglia” contro l’austerità e sul sostegno alla politica di aiuto agli immigrati. Tali temi, in effetti, saranno al centro della discussione e le decisioni che saranno assunte impatteranno sul nodo principale, ovvero, il rapporto deficit/Pil stimato al 2,3%. Il nuovo dato, che sarà inserito nel Documento programmatico di Bilancio, è stato rivisto dunque al rialzo rispetto al 2% della Nota al Def.
Di certo, nell’analisi dei “burocrati” europei, peseranno anche le osservazioni già emerse in Parlamento sull’attendibilità delle stime fatte dal Governo sulle entrate, che sembrano peccare di ottimismo, ma il problema centrale resta, tuttavia, come cennato le spese per l’immigrazione ed i fondi per la ricostruzione dei danni del terremoto.
Nello specifico, la manovra sembra avere alcuni punti che segnalano un’inversione di tendenza, facendone un documento dalle ambizioni espansive. Significativi sono i provvedimenti mirati per la Sanità (circa 2 miliardi in più), i soldi per scuola e università (circa 1 miliardo in più), di cui una parte è destinata alle scuole non statali e, in particolare, alle materne paritarie ed agli istituti con molti insegnanti di sostegno o numerosi studenti disabili, lo stanziamento per l’integrazione delle pensioni basse alla scuola.  La manovra per il 2017 prevede quindi le misure per la competitività” sulla quale ci sono soldi per “Industria 4.0” ed il “super ammortamento”.  Inoltre,  investimenti  pubblici per 2 miliardi nel 2017.
In buona sostanza si tratta di una manovra economica di spesa, che implica la logica che il debito possa ridursi facendo conto sull’aumento del reddito conseguente all’attivazione della spesa pubblica e degli investimenti privati. In effetti, gli interventi mirati al consumo, gli 80 euro tanto per capirci, non hanno dato gli effetti sperati.
Sarà effettivamente cosi e la manovra di spesa raggiungerà l’obiettivo di rilanciare verso la crescita economica il Paese ?
Qualche dubbio lo abbiamo. Di certo occorrerà convincere Bruxelles, e poi sperare che la fiducia che il Governo ha dato al Paese, da questo sia ricambiata e che, soprattutto, si innesti un circolo virtuoso fatto di più consumo ed investimenti privati. Se cosi non sarà, ci si troverà con un aumento del debito pubblico ed un nuovo governo a cui non resterà che adottare una manovra fatta di “lacrime e sangue”. Ma questa volta per davvero!

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Enea Franza

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