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Miracoli: Dio si propone ma non s’impone

Carlo Jovine, perito neurologo della Congregazione delle Cause dei Santi, intervistato da Tv2000, si sofferma sul tema delle guarigioni prodigiose

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“Dio si propone ma non s’impone”. Questo il passaggio centrale dell’intervista rilasciata il 17 ottobre a Tv2000 dal prof. Carlo Jovine, nell’ambito della trasmissione Bel tempo si spera condotta dalla giornalista Lucia Ascione.
Il prof. Jovine, dirigente neurologo dell’Ordine di Malta e perito ufficiale della Congregazione delle Cause dei Santi, vanta una lunga esperienza in fatto di guarigioni miracolose – ovvero di guarigioni “scientificamente non spiegabili” – per essere stato, tra l’altro, membro della Consulta Medica che ha analizzato le guarigioni di suor Normand e dell’ing. Andrino, che hanno portato rispettivamente alla beatificazione di Giovanni Paolo II e alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.
La prima cosa che un medico deve fare – ha spiegato Jovine – è quella di liberarsi dai contenuti emotivi che il caso può presentare. Anche di fronte a personaggi di altissima spiritualità come Wojtyla e Madre Teresa, occorre concentrarsi esclusivamente sull’aspetto scientifico. Di fronte a una guarigione improvvisa, totale e risolutiva, che non ha un nesso logico con il normale iter medico, noi specialisti dobbiamo concludere che siamo in presenza di un evento inspiegabile. E questo, per la Chiesa, equivale a dire miracolo.
Lucia Ascione ha quindi chiesto al prof. Jovine di illustrare, sulla base della sua esperienza, le diverse tappe del percorso che conduce alla beatificazione e alla canonizzazione. Percorso che prevede, tra l’altro, il pronunciamento della Consulta Medica.
Si tratta di un iter poco conosciuto – ha spiegato il neurologo – ma è importante che la gente ne venga a conoscenza per gli insegnamenti che ne possono derivare. Tutto parte dalla “vox populi”, cioè la fama di santità conquistata in vita: il “Santo subito” invocato dalla gente a San Pietro dopo la scomparsa di Wojtyla, per citare un caso noto.
La seconda tappa è la “vox ecclesiae”, ossia lo studio rigoroso della vita del candidato alla santità da parte delle autorità religiose. Ogni aspetto della sua esistenza – parole, atti, opere e scritti – viene analizzato, per così dire, al microscopio per verificare la continuità e la coerenza delle “virtù eroiche”.
In tutto questo è centrale il ruolo del postulatore, che deve raccogliere le informazioni che arrivano da tutto il mondo relativamente alla cosiddetta “vox dei”: il “timbro” divino che si manifesta attraverso il miracolo.
Un impegno, quest’ultimo, tutt’altro che facile. Basti dire – ha precisato Jovine – che durante la causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II giunsero al postulatore, Mons. Slawomir Oder, centinaia di segnalazioni di supposti eventi miracolosi. Al postulatore spetta la responsabilità di sceglierne uno: il più evidente e incontrovertibile.
A questo punto la conduttrice ha domandato a Jovine quali sono le reazioni sul piano umano che un’esperienza del genere può determinare in un medico, sia pure mediate dall’oggettività dell’atteggiamento scientifico.
L’aspetto del credere o non credere all’interno della Consulta non si pone – ha risposto il neurologo – perché sarebbe fuorviante. Conta solo l’aspetto scientifico. Ma poi ognuno si confronta con se stesso, con la propria struttura interiore. Giovanni Paolo II diceva che la fede e la ragione sono come due ali con le quali lo spirito umano s’innalza a contemplare la verità. È importante avere la capacità di risalire dal fenomeno al fondamento. Occorre un atto di umiltà…
Jovine ha illustrato questo concetto con un esempio suggestivo. Sapete quante persone ci separano da Gesù Cristo? 80 persone, quante ce ne sono adesso in questo studio televisivo. Ogni 100 anni si avvicendano 4 generazioni. 2000 anni corrispondono dunque a 80 persone che, in linea temporale, ci dividono da Gesù.
Siamo una specie giovane. Molti pensano di sapere tutto e invece sappiamo assai poco… Questo limite conoscitivo può essere temperato solo da un atto di umiltà di fronte al mistero della vita. Il mistero è consustanziale all’uomo ed è la prova della nostra libertà di scelta. Perché Dio non s’impone ma si propone per essere abbracciato nell’atto illuminante della fede.
La nostra vita è regolata da leggi fondamentali con regole precise. Nel microcosmo come nel macrocosmo. E questo rivela la presenza di un’intelligenza creatrice. Nulla può essere attribuito al caso… Per approfondire questi concetti, Jovine ha invitato a leggere i libri del prof. Zichichi, un grande fisico che spiega queste cose in termini divulgativi ma, al tempo stesso, rigorosamente scientifici.
La Ascione ha quindi chiesto a Jovine di illustrare al pubblico le problematiche con cui devono confrontarsi i medici della Consulta. Il neurologo ha risposto che ogni medico agisce secondo coscienza, che non c’è mai la minima ingerenza da parte della Chiesa e, poiché la Consulta decide a maggioranza, spesso non si vota all’unanimità. Alcuni eventi sono di un’evidenza clamorosa – come il caso dell’ing. Andrino, miracolato di Madre Teresa, il cui cervello stava per “scoppiare” a causa di un idrocefalo iperteso e che si è svegliato dal coma perfettamente guarito – ma altri casi richiedono una più difficile valutazione.
Tra i casi evidenti, Jovine ha ricordato anche quello di suor Normand, la religiosa francese guarita dal morbo di Parkinson. Dopo molti anni la malattia scomparve e la suora smise subito di prendere i farmaci, tra cui la dopamina che assumeva a dosi elevate: cosa normalmente impossibile perché si producono effetti terribili… Ciò che colpisce non è solo la guarigione improvvisa, ma il fatto che non sussistono esiti, che una persona, da una condizione gravissima, si trova di colpo in una situazione di totale benessere.
Sono esperienze che possono essere scioccanti anche per un medico. A questo proposito, Jovine ha citato l’esempio di un collega che, in presenza di un caso clamoroso di guarigione, manifestò così il suo sconcerto: “Il paziente è guarito da questa malattia. Però questa malattia è inguaribile. Allora vuol dire che mi ero sbagliato nella diagnosi…”. Di fronte a una reazione di questo genere, emerge una facile obiezione: non era sbagliata la diagnosi iniziale, peraltro confermata dai riscontri oggettivi. La guarigione c’è stata. Solo che non sappiamo il perché…
Una conferma fondamentale viene dalla moderna tecnologia – ha osservato Jovine –. Un tempo i casi clinici potevano essere più facilmente oggetto di errore, ma oggi con la risonanza magnetica abbiamo un margine di certezza pressoché assoluto. A tale proposito è interessante ricordare che le circa 70 guarigioni miracolose avvenute a Lourdes sono state tutte rivisitate con l’apporto delle nuove tecnologie e sono state tutte riconosciute come eventi scientificamente inspiegabili. Inoltre, a fronte dei 70 miracoli ufficiali, esistono ben 20mila casi di guarigione che non hanno avuto l’iter del processo canonico.
Lucia Ascione ha domandato in conclusione: il mondo ha ancora bisogno di miracoli? La “vox dei” – ha risposto Jovine – offre la conferma ai credenti che la divinità non si manifesta solo in un cielo lontano ma è presente, qui e subito, nella nostra vita, su questa terra. Il mondo ha bisogno dei miracoli affinché l’uomo possa cambiare se stesso e la società in cui vive. La società può cambiare soltanto se si crea un movimento – come Papa Francesco sta cercando di fare – capace di accendere le coscienze dei singoli, che sono oggi molto sopite da una cultura materialista che tende ad annullare l’uomo nei suoi valori fondanti.
 

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Massimo Nardi

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