Lettura
Oggi, Gesù prende lo spunto da una richiesta inopportuna di un personaggio non bene identificato. È un tale che, emergendo dalla folla, chiede al Maestro di farsi giudice per risolvere un problema di eredità con il fratello. È solo un’occasione che permette al Signore Gesù di allargare la riflessione e il suo insegnamento sulla salvezza eterna, che è ciò che dobbiamo cercare e raggiungere, ciò che veramente conta nella vita.
Meditazione
Dio entra in ogni ambito della nostra vita, ma non sempre noi lo tiriamo in ballo a proposito o per le cose giuste. È quanto accade nel Vangelo di oggi. A volte una questione per noi importante non lo è per Dio e viceversa. Dividersi un’eredità, per noi conta molto, può cambiare il nostro stato, anche se spesso, a motivo di essa, nascono conflitti tra i figli. Proprio il litigio per dividersi l’eredità spinge un tale a chiedere l’intervento di Gesù. La risposta di Gesù non lascia margini di contrattazione: Dio non ci vuole entrare, e neppure vuole essere tirato in ballo. Egli non è il mediatore o l’arbitro dei nostri litigi per le ricchezze di questo mondo. Lo è, invece, per quelle del cielo. Per questo ci mette in guardia di tenere il nostro cuore libero da ogni umana cupidigia, che ci fa bramare e litigare, anche quando e con chi non dovremmo mai farlo. Quanto è vero, ma quanto è difficile capire che la vita non dipende dall’avere, dal possesso, ma da altro. O, forse, è difficile capirlo praticamente e non in teoria. E per farlo capire veramente a tutti, Gesù ci racconta la parabola di un uomo ricco, la cui unica preoccupazione è arricchire, accumulare, abbattere e ingrandire i suoi magazzini, conservare e poi, come unico progetto, godersi la vita. Tutto sembra consequenziale: molti beni, molti anni, che resta da fare se non goderseli e spassarsi la vita? Ma quello “Stolto!” pronunciato dalla bocca di Dio, continua a rimbombare, speriamo in maniera salutare, negli orecchi di quanti sono disponibili ad ascoltare che il senso della vita non dipende dal possesso, ma dalla capacità di farne un dono per gli altri e ancora prima per Dio. Accumulare e vivere per sé è un modello di vita fallimentare. Vivere per l’altro, per Dio, è la grande scoperta che ci salva dal fallimento totale che ci assedia. Vivere per qualcosa porta alla morte, vivere per qualcuno porta alla vita.
Preghiera:
Signore, concedici di abbondare in questa vita di amore, di tenerezza e di misericordia. Fa’ che il granaio del nostro cuore sia traboccante non di tesori che la ruggine e la tignola consumano, ma di tutto quello che, prezioso ai tuoi occhi, può arricchire la vita di quanti incontriamo nel nostro cammino. Così non vivremo ripiegati su di noi, ma aperti e proiettati verso gli altri.
Agire:
Oggi, invece di avere un’attenzione per me, starò attento e sarò pronto ad averla per un altro.
***
Meditazione a cura di mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, tratta dal mensile MessaMeditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
Pixabay CC0 - PD
Salvati dall’amore di Dio
Meditazione della Parola di Dio di lunedì 17 ottobre 2016 – Memoria di Sant’Ignazio di Antiochia