Don Ernesto Zucchini

Alla scoperta dell’“Evangelo” di Maria Valtorta

Don Ernesto Zucchini illustra gli aspetti più sorprendenti della vita della mistica viareggina, alla quale il 22 e 23 ottobre sarà dedicato un convegno internazionale

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Per la prima volta in Italia, il 22 e il 23 ottobre, un convegno internazionale sarà dedicato allo studio e alla conoscenza di Maria Valtorta. ZENIT ha cercato ricostruire la storia della veggente viareggina, e di comprendere perché, a 55 anni dalla sua morte, ancora ci si interroghi sulla sua vita. Ne abbiamo parlato con don Ernesto Zucchini, 70 anni, presidente della Fondazione Maria Valtorta, dal 2009 professore di Teologia alla Scuola di Formazione Teologica della diocesi di Massa Carrara, protagonista a Radio Maria di una trasmissione sulla mistica, parroco a Pontremoli, in provincia di Massa Carrara e in altre quattro località limitrofe.
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Don Ernesto, chi era Maria Valtorta?
Maria Valtorta nacque a Caserta il 14 marzo 1897, da una famiglia molto pia di origine lombarde e morì a Viareggio il 12 ottobre 1961. Fervente cattolica fin dalla prima infanzia, avviata agli studi classici, frequentò il prestigioso collegio Bianconi a Monza, dove eccelleva in letteratura. Ebbe un rapporto turbolento con la mamma Iside, che le proibì di sposarsi e farsi una propria vita, ma nonostante ciò Maria non smetterà mai di amarla e di professare la fede. Sarà devotissima di Gesù fin dalla giovinezza, giungerà a offrire più volte la sua vita alla Giustizia Divina per salvare più anime possibili in unione a Cristo Gesù. Dal venerdì santo del 1934, sarà allettata in una stanzetta del pianterreno della casetta di via Antonio Fratti 257 a Viareggio, per le conseguenze di un tragico evento capitatole nel 1920, quando fu aggredita da un deviato, che le lesionò la spina dorsale irrimediabilmente. Da allora, non si alzerà più. La sua spiritualità svilupperà il suo stato mistico e avrà il dono di locuzioni interiori e visioni dettagliatissime su tutto il Vangelo. Grazie al suo primo direttore spirituale, padre Romualdo Migliorini dei Servi di Maria, scriverà ogni cosa seppur fosse piegata dalla fatica e dal dolore, per le sette gravi malattie di cui soffriva, tra cui pleurite, paralisi degli arti inferiori, lacerazioni spinali.
E in che modo vedeva?
Il dono ricevuto da Maria Valtorta, consisteva nel vedere ogni dettaglio, osservare, sentire ed essere così partecipe da percepire contemporaneamente sia le variazioni di clima sia i profumi dell’epoca. In altre parole, Maria Valtorta era fisicamente presente a quanto le veniva mostrato.
È per questo che è famosa ancora oggi?
Sì, certo, per questo dono, ma soprattutto per l’esito delle sue visioni ossia i suoi scritti sul Vangelo. All’inizio fu chiamato Il Poema dell’Uomo Dio, oggi diffuso col nome di L’Evangelo come mi è stato rivelato, racchiuso in dieci volumi. Seguono altre opere che pur non essendo “minori”, tuttavia restano meno eclatanti.
Maria Valtorta aveva delle visioni della Madonna e com’erano?
Sì, certo, le aveva ed erano dettagliatissime, dalle vesti al modo di acconciarsi i capelli. Ancora oggi, ciò sconcerta e alcuni critici vorrebbero espungere queste descrizioni – in Francia una traduzione è stata fatta proprio togliendo queste parti – che sono confermate, invece, dal Vangelo. Eppure sono stati questi dettagli a farci capire che Maria Valtorta non ha scritto un romanzo. E neppure un romanzo storico. E meno che meno un sogno storico pieno di fandonie.
Dal 2012, grazie all’Ingegnere Francese Jean-Framçois Lavére, sappiamo con evidenza certa che l’“ambiente” descritto da lei è scientificamente preciso. È proprio questo che stupisce. Anzi, scombussola tutte le carte fatte con preconcetti e pregiudizi. Chi legge Maria Valtorta deve sapere che tutto è scientificamente certo, perfino le posizioni delle stelle. E Maria Valtorta non sbaglia mai! La provocazione è certamente forte, molto forte, per tutti.
Aveva visioni anche di Gesù?
Tutti i personaggi dell’Evangelo sono veri, non di cartapesta o distorti. Gesù, Maria e san Pietro e tutti gli apostoli, Giuda Iscariota compreso, sono uomini in carne e ossa, concreti e veri. E l’umanità santissima di Gesù emerge fragorosa, bellissima e coinvolgente. A volte sembra letteralmente di toccarlo. Tutto questo senza sminuire la sua Divinità. In Maria Valtorta, Gesù è come dogmaticamente la Chiesa lo annuncia da 2000 anni: vero Dio e vero Uomo. È interessante sapere che le primissime critiche all’allora Poema dell’Uomo Dio vertevano proprio sull’eccesso di materialità di Gesù. Troppo umano, troppo amorosamente vicino a sua Madre, troppo vicino alle donne. Ma oggi queste critiche fanno sorridere. Era l’“aria” di quegli anni 1950 che pretendeva un Gesù talmente Divino da far quasi scomparire la sua reale umanità.
Qual è lo scopo della Fondazione Maria Valtorta?
La Fondazione Maria Valtorta di Viareggio ha tre scopi fondamentali chiaramente descritti nello statuto al capitolo III. “La Fondazione, è volta all’esclusivo perseguimento di finalità culturali e principalmente all’utilizzo di ogni strumento utile e legittimo per lo sviluppo, la documentazione e la diffusione della conoscenza degli scritti e della persona di Maria Valtorta e attraverso questo all’affermazione e alla riscoperta delle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà ponendosi sempre e senza tentennamenti all’interno della dottrina insegnata dalla santa Chiesa Cattolica Apostolica e Romana”. E cioè approfondire e diffondere con ogni mezzo lecito la conoscenza della persona e dell’Opera di Maria Valtorta. E difendere le radici cristiane dell’Europa, oggi così attaccate.
A che punto è il processo di beatificazione?
È tutto fermo. Nel senso che dev’essere il Vescovo della Diocesi di Maria Valtorta – cioè Lucca – a dare il via al processo di beatificazione. Persona e opera andrebbero distinti, ma in questo mondo si tendono a confondere i due piani, impedendo anche il semplice avvio del processo. D’altra parte, 56 anni di storia non sono passati invano. Favorevoli e contrari insistono, ognuno, sulle proprie tesi. In ogni caso, ci sono due cose che devono preliminarmente essere provate: Maria Valtorta non era una spiritista, non era una medium, non era una new-ager; Maria Valtorta non ha scritto: “una vita di Gesù malamente romanzata” e nemmeno un romanzo storico. La mia personale convinzione è che la Chiesa (con C maiuscola) non si muoverà finché questi due fatti non saranno chiariti a fondo.
Per quale motivo, a suo avviso, Dio, tra tanti, ha scelto proprio la Valtorta?
Non lo so, davvero. Dovrei essere nella mente di Dio per saperlo.  Si può però congetturare, ma si tratterebbe di mera congettura. Forse per la capacità e la velocità nella scrittura stessa – da fanciulla, in collegio, riusciva a scrivere otto temi diversi mentre le sue compagne di classe ne scrivevano soltanto uno – per l’agilità mentale e per le conoscenze pratiche possedute, che l’hanno predisposta al suo ruolo. Lei, però, ha dovuto liberamente accettare la missione con tutte le sofferenze che comportava.
C’è una visione in particolare che, per esaustività, le è rimasta particolarmente impressa?
Francamente sono tantissime. Ricordo che i capitoli dell’Evangelo sono 652 e i personaggi sono 705 quindi la scelta è vasta. Comunque molto intrigante è l’episodio delle tentazioni nel deserto (capitolo 46, del I volume). Lo scontro è veramente realistico, coinvolgente, drammatico e con una forma letteraria che incanta. Maria Valtorta non mostra mai i pensieri e le motivazioni dei personaggi che mette in azione, tuttavia il realismo è assoluto. L’esplicitazione del Vangelo canonico è molto forte e non c’è mai la pretesa di proporre un quinto evangelo anche quando le novità sembrano moltissime. Ad esempio, qui le tentazioni sono quattro perché la primissima è un invito a Gesù a prendersi una moglie.

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Rita Ricci

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