Il tweet che segue, lanciato in rete, tra gli altri, da Mons. Costantino Di Bruno, ci permette di inoltrarci in una riflessione di estrema importanza per il futuro del pianeta e dei suoi speciali abitanti. “Quando l’uomo non ha confessato la verità della sua origine, sempre è precipitato nell’idolatria e nella grande immoralità e disumanità”.
Si parla spesso di crisi finanziaria e sociale, partendo solo dai dati economici e di tutte quelle varianti ad essi collegati in ogni campo. L’aspetto sociale è considerato solo tramite la mancanza o la riduzione di tutti quegli elementi legati ai consumi, nonché indagato per la qualità o meno della vita, attraverso i vari servizi alla persona e alla comunità. Niente da eccepire. Il problema però è molto più grande, complesso, articolato e si trascina nel silenzio delle coscienze addormentate e relativizzate, confondendo le acque della storia e falsando la stessa natura umana.
È bene a questo punto porsi delle domande ben precise: I vari sistemi politici, economici e sociali dominanti sono oggi capaci di dare risposte a domande eterogenee in un mondo ormai globalizzato, che sta cambiando e continuerà a variare le regole e la configurazione dell’economia e della società? L’uomo ha la giusta sapienza per disattivare il perverso dispositivo che sta rendendo, da un lato, ingovernabile la crisi in atto e, dall’altro, complicata la prospettiva di una armonica convivenza tra i popoli?
Si è pronti per dare vita ad un nuovo umanesimo che sia modello essenziale di un moderno ordine socio-economico sostenibile? Se la società continua ad annegare nei tanti processi attrattivi consumistici e relativistici, penso che sarà difficile trovare la corretta via per uscirne. Non c’è comunque nell’aria alcuna maledizione; si può rinascere e ci si può rialzare, ma diventa necessario annodare i fili con la propria vera identità, ormai sbiadita e truccata.
L’uomo infatti è cambiato profondamente e la verità di questa decadenza interiore, prima che materiale, è tutta legata alla mancanza di riconoscimento della propria origine di natura. È quest’ultima che, nel rapporto diretto con la Parola di Dio, individua il saggio indirizzo di ogni azione e pensiero da porre in essere. La sua non presenza è un serio problema per la lucidità mentale di chiunque abbia mansioni di potere, ma anche di tutti coloro che sono la parte ricevente di ogni decisione politica ed economica. Il risultato, come twitta Mons. Di Bruno, non è altro che un salto nel buio.
L’apatia, le illusioni, le dorate promesse, con esse idolatria e immoralità, hanno così libero accesso in ogni tipo di società, alimentando una disfunzione collettiva e restringendo la strada in tutte quelle direzioni che portano al bene comune. Papa Francesco dinnanzi a questa chiara realtà fa sentire spesso la sua voce. Nelle sue parole è facile individuare un messaggio profetico e rivoluzionario contro la dominante cultura dell’egoismo, dell’indifferenza, dell’esteriorità e del vuoto protagonismo a favore della cultura del dialogo, dell’incontro, dell’essenzialità, della solidarietà e di un protagonismo che dia senso ai comportamenti.
Il Papa non spinge certo alcuno verso una ideologia, ma suggerisce una coraggiosa capacità di scelta, personale e collettiva, che possa diventare uno stile di vita. Un modello esistenziale che senza il riconoscimento profondo di se stessi, rischia di diventare un bel manifesto da leggere in occasione dei mille convegni sulla crisi della modernità attuale. Non a caso tutti citano il papa, ma in molti disdegnano poi la vera origine di natura dell’uomo. Il teologo Mons. Di Bruno ci consegna in proposito un nuovo tweet sapienziale molto appropriato: “Un uomo che non confessa la sua origine di natura, mai potrà innalzare una preghiera di lode o di benedizione per il suo Creatore Signore”.
Ma cosa succede dinnanzi all’essenza di lode verso l’Altissimo? Quale prezzo si rischia di pagare? La risposta ancora in un tweet del religioso: “Se manca la lode e la benedizione del Creatore e Signore, è segno che manca ogni verità del nostro essere. Ci dichiariamo da noi stessi”. Se l’umanità si sente provenire da se stessa, mai da Dio, è normale immaginare un mondo che ruota solo intorno ad un freddo individualismo. Una trasformazione “illegittima” di se, capace di scalzare il valore oggettivo delle cose essenziali, come se si trattasse di una serie di conseguenze naturali.
Tutto così ha un merito parziale e la verità si scioglie come neve sotto il sole. Nascono di riflesso quei diritti soggettivi che a maggioranza acquisiscono per i proponenti e per l’organo deliberante, sia esso giudiziario o legislativo, la “dignità di valori oggettivi”, sradicando ogni indirizzo ontologico e oscurando l’origine di natura di ognuno. Si rompe in tal modo la proprietà e l’armonia divina della creazione. Per Mons. Di Bruno solo “il Padre”, non l’uomo, ne è il “padrone” assoluto:
“La verità della creazione deve divenire verità di celebrazione e lode, di benedizione e confessione che solo il Signore è il Creatore”. Pensare che in grande parte del pianeta si guardi con interesse alla teoria evoluzionistica, anche in riferimento all’origine umana, significa consegnare l’identità di ogni singolo individuo nelle braccia di chi dissacra la Genesi Biblica. Darwin sostiene ( era il 1871 ) che l’uomo ha avuto degli antenati simili ad animali a cui oggi somiglia di più. Si riferisce pienamente alle scimmie. L’uomo non più fatto ad immagine e somiglia di Dio, ma di una scimmia!
Chiaro anche su questo aspetto centrale il pensiero di Mons. Di Bruno: “Un uomo che si dice frutto di evoluzione cieca, potrà conoscere la verità della sua natura che lo obbliga al rispetto di essa in ogni campo?”. Il sacerdote continua a rincarare la dose visto che la deriva del mondo su questa traiettoria non accenna a placarsi: “Un uomo che si fa da se stesso mai potrà ammettere che è fatto da un Altro e mai concepirà che anche gli altri siano stati fatti dall’Altro”.
Il cristiano e la Chiesa non possono convivere con questa neo strutturata forma di ateismo, perché si rischia di depotenziare la Parola di Dio. Lo stesso diniego all’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici è figlio di questa odierna falsa condizione collettiva. Tutto ciò che disturba il perimetro concordato va messo perciò al palo. L’uomo deve rispondere all’uomo e alle sue teorie che permettono l’avanzare di quel relativismo che tutti accoglie e accontenta, tranne l’anima. Discendere dalla scimmia permette a qualsiasi strategia politica, scientifica, economica di misurarsi con la realtà, superando l’essenza ontologica della natura e della sua stessa verità antropica.
Cadono i valori non negoziabili, muore l’universalità e il senso del divino che lega l’uomo al cielo. Necessita una Chiesa sempre di più in prima linea per mostrare al mondo la sua missione ricevuta, ma anche “per annunziare ad ogni uomo la verità della sua creazione, redenzione, santificazione”. La verità di Cristo non può essere disattesa, pena la mancata redenzione dell’umanità. Chiude Mons. Di Bruno: “Una Chiesa, un cristiano senza la propria verità di origine e di vera missione, non servono al mondo. Divengono mondo con il mondo, del mondo”. Si smarrisce l’origine di natura; si concorre ad accentuare le crisi quotidiane delle nostre comunità.
La crisi dell’uomo e la sua smarrita origine di natura
L’uomo ha la giusta sapienza per disattivare il perverso dispositivo che sta rendendo, da un lato, ingovernabile la crisi in atto e, dall’altro, complicata la prospettiva di una armonica convivenza tra i popoli?