Enrico Nicodemo: storia di un vescovo esemplare nel Dopoguerra

Il volume di Filippo Ramondino ripercorre gli otto anni dell’arcivescovo sulla cattedra della diocesi di Mileto

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Enrico Nicodemo vescovo di Mileto, 1945-1953 è il titolo della più recente ricerca storica di Filippo Ramondino, sacerdote della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e docente di Storia della Chiesa e Metodologia Scientifica presso l’Istituto Teologico Calabro “San Pio X” di Catanzaro. Fresco di stampa per i tipi di Adhoc Edizioni, unitamente al Sistema Bibliotecario Vibonese, il sottotitolo del volume richiama il motto scelto dal vescovo Nicodemo per il suo stemma episcopale: “Fides victoria nostra”, ovvero “la fede è la nostra vittoria”.
Il libro, che occupa il sedicesimo posto nella collana di ricerche e studi “Tabularium Mileten”, si interessa degli anni, all’incirca otto, che Enrico Nicodemo, arcivescovo di Bari dal 1953 al 1972, e dal 1966 vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, trascorse sulla cattedra di Mileto. Oltre duecento pagine arricchite da una  pregevole presentazione  di mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, che definisce il lavoro di Ramondino “un altro fiore della sua ricerca storica”, e, al contempo, impreziosite da tre postfazioni firmate, rispettivamente,  da Mons. Antonio Cantisani, arcivescovo  emerito di Catanzaro-Squillace (“Mi ha insegnato a fare il vescovo”), da Mons. Vincenzo Rimedio, vescovo emerito di Lamezia Terme (“È il vescovo che mi ha fatto sacerdote”) e dal senatore Antonino Murmura (“Le parole del Vescovo Nicodemo che hanno informato la mia esistenza”).
Ramondino ha già all’attivo numerose pubblicazioni sulla plurisecolare storia della diocesi di Mileto, quest’ultimo libro si inserisce nel genere della “memoria episcopi”. In trentasei capitoli ben intrecciati tra di loro, si snodano la vita, il percorso formativo, l’impegno presbiterale e l’azione pastorale di Enrico Nicodemo, vescovo di Mileto dall’8 aprile 1945, giorno della sua consacrazione, all’8 marzo 1953, giorno di possesso dell’arcidiocesi di Bari.
Gli otto anni del servizio reso alla Chiesa di Mileto  vengono declinati da Ramondino tenendo in debito conto della pluralità delle azioni promosse e assicurate  dal vescovo Nicodemo per il buon governo della diocesi: la cura del clero, le lettere pastorali, l’attenzione all’associazionismo cattolico, il rapporto con i presbiteri e con i diretti collaboratori, il Seminario e l’interesse per le vocazioni al sacerdozio, la celebrazione delle feste, nonché l’attenzione all’informazione con la fondazione di Vivere, quindicinale di cultura socio-religiosa. Non mancano puntuali approfondimenti di natura storica riguardanti i problemi socio- culturali di quel tempo post-bellico (le tensioni politiche, la condanna del comunismo, la tutela della riconquistata libertà dopo i pesanti anni del secondo conflitto mondiale). L’autore si sofferma pure sui rapporti del vescovo Nicodemo con la mistica Natuzza Evolo di Paravati, il cui “caso” proprio in quegli anni cominciava a risuonare nelle cronache dei giornali nazionali, e con don Vincenzo Idà, parroco ad Anoia Superiore e promotore della Sacra Congregazione religiosa di diritto diocesano delle Suore Missionarie del Catechismo Rurale.
Con dovizia di dati documentali Filippo Ramondino ricostruisce la storia di un vescovo e di una diocesi e la ricaduta culturale di un diverso clima sociale alimentato dal vento nuovo della riconquistata libertà dopo i duri anni del secondo conflitto mondiale. Storie non slegate tra di loro, ma intrecciate l’una con le altre, capaci di valorizzare, nell’insieme, un percorso unitario di presenza della Chiesa particolare di Mileto-Nicotera-Tropea nel suo rapporto con la Chiesa di Calabria e con la Chiesa che era in Italia. “Il nostro contributo – argomenta nelle conclusioni Ramondino –  ha voluto prender in esame un segmento di storia pastorale che raccoglie, analizza, pianifica, proietta”.
Ben trentadue pagine fuori testo racchiudono una serie di referenze iconografiche custodite nell’archivio fotografico della Curia di Mileto. Le note a piè di pagina e la ricca bibliografia riportata nelle pagine terminali del volume danno conto di un impegno di ricerca storica condotta dall’autore con scrupolosità e serietà.

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Luigi Mariano Guzzo

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