Anche oggi, come nei giorni scorsi, il Vangelo (Lc 12,1-7) ci parla dei farisei e della loro ipocrisia. Durante l’omelia del mattino alla Casa Santa Marta, papa Francesco si è quindi soffermato sul concetto di “lievito dei farisei”. Come esiste un “lievito buono”, che “fa crescere il Regno di Dio, vi è un “lievito cattivo” che si ferma alla “apparenza nel Regno di Dio” e non fa “crescere bene”, ha detto il Pontefice.
Per esemplificare, il Santo Padre ha raccontato, a mo’ di metafora, un aneddoto della sua infanzia. “Io ricordo che per Carnevale, quando eravamo bambini, la nonna ci faceva dei biscotti, ed era una pasta molto sottile”, che poi si “buttava nell’olio” e “si gonfiava… e quando noi incominciavamo a mangiarla, era vuota”.
Allora la nonna spiegava ai piccoli Bergoglio: “queste sono come le bugie: sembrano grandi, ma non hanno niente dentro, non c’è niente di verità, lì; non c’è niente di sostanza”.
Nel Vangelo odierno, Gesù mette quindi in guardia dal lievito dei farisei, dal vuoto morale di cui loro stessi erano portatori. “È una divisione interna, l’ipocrisia. Si dice una cosa e si fa un’altra. È una sorta di schizofrenia spirituale”, ha sottolineato il Papa, indicando un altro esempio di doppiezza in Erode, che, accoglie i Re Magi dicendo loro: “andate, e poi tornate, e ditemi dove è questo bambino perché anche io vada ad adorarlo!”. La sua intenzione è però quella di uccidere il Messia appena nato…
I farisei sono malati di “nominalismo esistenziale”, in quanto “credono che, dicendo le cose, sta tutto fatto”. È vero il contrario, ha ammonito Francesco: “Le cose vanno fatte, non solo dette. E l’ipocrita è un nominalista, crede che con il dire si faccia tutto”.
Altra caratteristica dell’ipocrita è la sua incapacità di “accusare se stesso: mai trova in se stesso una macchia; accusa gli altri”. E qui è immediato il richiamo del Pontefice alla metafora evangelica della “pagliuzza” e della “trave”.
Nella sua consueta proposta di esame di coscienza, “per capire se cresciamo con il lievito buono o il lievito cattivo”, il Santo Padre ha domandato: “Con quale spirito io faccio le cose? Con quale spirito io prego? Con quale spirito mi rivolgo agli altri? Con lo spirito che costruisce? O con lo spirito che diviene aria?”.
Di fronte agli altri, è importante dirsi sempre la verità, ha aggiunto il Papa, indicando l’esempio dei “bambini”, che “mai dicono una bugia, nella confessione”, né parlano di “cose astratte” davanti a Dio. I bambini, infatti, hanno “il lievito buono”, che “li fa crescere come cresce il Regno dei Cieli”.
E noi adulti, da parte nostra, possiamo chiedere al Signore “la grazia della lucidità” di chiederci “qual è il lievito con il quale io cresco” e “agisco”, quindi se “sono una persona leale, trasparente o sono un ipocrita”.
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Santa Marta: “Attenti all’ipocrisia e alla schizofrenia spirituale!”
Durante l’omelia del mattino, papa Francesco mette in guardia dal “lievito cattivo” dei farisei e dal loro nominalismo esistenziale. E indica l’esempio dei bambini che, nella confessione, non dicono mai bugie