Pope Paul VI. (Giovanni Battista Montini)

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"Paolo VI e la pace". Il cardinale Parolin interviene a Simposio a Madrid

Dopo la tappa in Portogallo, il Segretario di Stato in Spagna per le celebrazioni per il 50° della costituzione della Conferenza Episcopale

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Il Papa del dialogo, il Papa del Vaticano II, il Papa dell’ecumenismo, il Papa pellegrino, il Papa della civiltà dell’amore, il Papa difensore della vita, il Papa della pace. Paolo VI è stato un Pontefice dalle mille sfaccettature, come ha ricordato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, intervenendo oggi a Madrid ad un grande Simposio in omaggio a Montini dal titolo ‘Paolo VI e la pace’.
Dopo la tappa in Portogallo, ieri nel Santuario di Fatima, il porporato si è spostato nella capitale spagnola dove rimarrà fino a domani per le celebrazioni per i 50 anni della costituzione della Conferenza Episcopale di Spagna, i cui Statuti sono stati approvati da Paolo VI nel 1966. Oggi ha incontrato il Re Filippo VI nel Palazzo della Zarzuela e poi il premier Mariano Rajoy nel Palazzo della Moncloa. Quindi, presso la sede della Conferenza episcopale locale, ha inaugurato il Simposio organizzato dai vescovi spagnoli.
Parlando del contributo del Beato alla pace nel mondo, il Segretario di Stato ha ricordato anzitutto la visita “coraggiosa” del Papa alle Nazioni Unite, il 4 ottobre del 1965, dove pronunciò il celebre appello: “Mai più la guerra”. La visita, senza precedenti nella storia dei Papi, era stata preceduta dal viaggio in India nel 1964 con la proposta di un Fondo mondiale per le nazioni povere.
Nel 1967, Montini istituì poi la Pontificia Commissione Iustitia et Pax, divenuta poi Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Nello stesso anno ha pubblicato la celebre Enciclica Populorum Progressio e, in pieno rischio di un conflitto nucleare nel contesto della Guerra Fredda, ha istituito la Giornata Mondiale della Pace, celebrata per la prima volta il 1° gennaio 1968.
Parolin ha ricordato anche come Paolo VI ha promosso l’Ostpolitik vaticana per riallacciare un dialogo con i Paesi del blocco sovietico e ridare voce alla Chiesa del silenzio, e non ha risparmiato dei vigorosi appelli per la fine della guerra in Vietnam. Deciso anche l’impegno per la costruzione di un’Europa unita e pacificata, aperta al Terzo Mondo.
Del beato papa bresciano, il Segretario di Stato ha sottolineato anche l’“impegno per la pace con l’amore per i poveri”, cui dedicò grande attenzione, in particolare in occasione del Concilio Vaticano II, tracciando, nella sua enciclica sociale, le linee maestre di un nuovo “umanesimo planetario”. Sviluppo e pace furono due colonne portanti del pontificato montiniano, al punto che lo stesso Paolo VI affermò: “Sviluppo è il nuovo nome della pace”. Una frase ormai celebre, cui oggi, ha puntualizzato Parolin, corrisponde la forma speculare e, in negativo: “lo sviluppo è impossibile senza la pace”.
Sempre il Beato ha promosso la partecipazione della Santa Sede alla Conferenza sulla sicurezza in Europa ad Helsinki, nel 1975. È di quegli anni la sua riflessione sulla pace legata a questioni relative all’acqua, al cibo e alle risorse petrolifere, ma anche ai diritti umani, alla tutela delle minoranze etniche e religiose, alla opposizione delle politiche demografiche antinataliste. Riflessione sfociata poi, negli ultimi anni di pontificato, nel tema dell’evangelizzazione. Perché, come spiegava, “per il cristiano proclamare la pace è annunziare Gesù Cristo”.

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ZENIT Staff

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