È con crudo realismo che Papa Francesco si rivolge ai partecipanti alla Conferenza dei segretari del Christian World Communions, ricevuti stamane nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, prima dell’Udienza generale. È questa un’organizzazione internazionale di incontro di famiglie di chiese con comuni radici teologiche e storiche, il cui scopo è di migliorare la conoscenza reciproca e condividere informazioni, relazioni e documenti di consenso teologico.
Il Pontefice, prossimo all’incontro con i luterani a Lund e reduce da quello con gli ortodossi durante il viaggio nel Caucaso e con gli anglicani a San Gregorio al Celio, torna su uno dei temi a lui più cari: l’unità fra i cristiani, spiegando che questo è un lavoro che non va costruito a tavolino da gente esperta. “Tante volte pensiamo che il lavoro ecumenico è soltanto quello dei teologi”, osserva Bergoglio nel suo discorso a braccio, “per questo è importante che i teologi studino, si mettano d’accordo ed esprimano il disaccordo; questo è molto importante”.
Tuttavia, bisogna partire prima da un assunto: “Gesù è con noi” e “Gesù è in cammino con noi”. E quindi porsi due domande: “Io sono capace di credere che Gesù è con noi? Io sono capace di camminare con tutti, insieme, anche con Gesù?”.
“Pregare insieme: l’ecumenismo della preghiera, gli uni per gli altri e tutti per l’unità. E poi, l’ecumenismo del lavoro per tanti bisognosi, per tanti uomini e donne che oggi soffrono ingiustizie, guerre… queste cose terribili. Tutti insieme dobbiamo aiutare”, ha sottolineato il Papa, “la carità verso il prossimo. Questo è ecumenismo. Questa è già unità. Unità in cammino con Gesù”.
C’è poi un altro ecumenismo da riconoscere, oggi tanto attuale, che è “l’ecumenismo del sangue”. “Quando i terroristi o le potenze mondiali perseguitano le minoranze cristiane o i cristiani, quando fanno questo non si domandano: ‘Ma tu sei luterano? Tu sei ortodosso? Tu sei cattolico? Tu sei riformato? Tu sei pentecostale?’, no. ‘Tu sei cristiano’. Loro riconoscono uno solo: il cristiano”, ha denunciato Bergoglio.
“Il nemico non sbaglia, sa bene riconoscere dove è Gesù”. E tutti noi, oggi, siamo purtroppo ampiamente testimoni di questo macabro fiuto. Basti pensare ai frati ortodossi copti sgozzati sulle spiagge della Libia, ad esempio. “Sono nostri fratelli”, ha sottolineato il Papa, “loro hanno dato testimonianza di Gesù e sono morti dicendo: ‘Gesù aiutami!’. Con il nome: hanno confessato il nome di Gesù”.
Quindi, ha concluso il Vescovo di Roma, davanti a questa ondata di terrore che mira alla divisione e alla paura, bisogna ricordare questi tre obiettivi fondamentali: “Ecumenismo della preghiera, ecumenismo del cammino; ecumenismo del sangue” che “il nemico ci insegna”.