L’importanza della famiglia nella società contemporanea e come aiutarla a tornare a recitare un ruolo da protagonista. Questi gli argomenti della conferenza Famiglia non problema, ma risorsa protagonista e motore di sviluppo nell’equità, organizzata dal Centro italiano di promozione e assistenza per la famiglia (Cipaf) e dall’Associazione genitori Lazio (Age Lazio) a Roma presso la sede della Società geografica italiana. Un’iniziativa che aderisce alla Settimana della famiglia, promossa dalla Diocesi di Roma e dal Forum delle associazioni familiari del Lazio.
Hanno partecipato all’evento il professor Giuseppe Noia, docente associato di medicina prenatale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, responsabile del Centro diagnosi e terapia fetale del Policlinico Gemelli di Roma e presidente dell’Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici, la dottoressa Cecilia Costa, docente di sociologia presso l’Università di Roma Tre, la dottoressa Chiara Crivelli, psicologa, psicoterapeuta ed esperta di educazione familiare, e il professor Franco Salvatori, docente ordinario di geografia presso l’Università Tor Vergata di Roma e presidente della Società geografica italiana. Ha moderato il dibattito il dottor Carlo Climati, giornalista, scrittore e direttore del Laboratorio comunicazione dell’Università Europea di Roma. Il tutto con il coordinamento dell’avvocato Piergiorgio Berardi, segretario generale del Cipaf e presidente di Age Roma.
“Vorrei fare una riflessione – ha dichiarato Climati – partendo dalla celebre canzone The Sound of Silence di Simon e Garfunkel, un brano che parla del tema dell’incomunicabilità, il rischio di sentire senza ascoltare. La famiglia è una grande scuola di ascolto e di relazione con gli altri. Papa Francesco ci invita sempre a seguire la cultura dell’incontro e quale luogo è migliore della famiglia? Soprattutto in un momento in cui le persone non più tanto giovani provano nostalgia per quei cortili e quelle piazze dove, da bambini, avevano già le prime occasioni ed esperienze di socializzazione attraverso il gioco. Oggi invece spesso si socializza su internet, uno strumento a cui molte volte i giovani ricorrono per sentirsi protetti dal giudizio degli altri”.
L’intervento del professor Noia è stato invece incentrato su come si possa evitare il ricorso all’aborto in determinati quadri clinici e sulle conseguenze psicologiche per la donna che un simile intervento può causare. “Gli ultimi studi – ha affermato il medico – dicono che l’interruzione di gravidanza causa impulsi autodistruttivi, suicidio, depressione post-parto, e può indurre al consumo di droga o all’abuso di alcool. Si sente odio e risentimento verso se stessi e verso chi ha effettuato l’intervento di aborto”.
Secondo il professore, l’idea che la diffusione maggiore di contraccettivi portasse a un calo degli aborti si è rivelata sbagliata. Senza dimenticare l’uso della pillola del giorno dopo che “sembra quasi ci lavi la coscienza dai problemi etici”. Noia ritiene che in Italia andrebbe incentivato il ricorso alle consulenze mediche pre-concenzionali, grazie alle quali si possono decidere diverse terapie che possono abbassare rischi di malformazioni nel feto o altri problemi che potrebbero ostacolare la gravidanza.
Si tratta di una pratica a cui nel nostro Paese “purtroppo ricorre solo una piccola minoranza dei futuri genitori”, ha spiegato lo specialista. E ha concluso affermando che: “Alla cultura dello scarto possiamo rispondere con una cultura dei valori, che ritrovi un punto di congiunzione fra scienza, salute, medicina e bioetica. I medici devono tranquillizzare le persone che vogliono portare avanti la gravidanza nonostante difficoltà di salute della madre e/o del feto. Perché, anche se il figlio poi muore, se hai aiutato dei genitori a tenerlo in vita fino all’ultimo, comunque hai regalato loro una speranza, anche nell’ottica di avere un altro figlio in futuro. Se i genitori vogliono tenere in vita bambini di pochi mesi con malattie terminali o molto gravi, perché non farlo anche con i feti?”.
Ha poi preso la parola la dott.ssa Costa che ha ricordato come la famiglia costituisca “l’identità culturale, etica e religiosa di una società”. Se un tempo “impartiva ai figli ordini e insegnamenti per vivere la realtà esterna, attraverso il paradigma del controllo”, oggi prevale il “paradigma dello sperimentalismo, secondo cui i figli negoziano continuamente con i genitori i valori da trasmettere”. Questo da un lato “crea un’identità più libera, flessibile e adattabile” ma, dall’altro, “riduce la condivisione e la solidità di certi valori”.
Secondo la sociologa, per i giovani la propria famiglia d’origine ha ancora una grande importanza: rappresenta un “nucleo di affettività e socialità in un mondo in cui la socializzazione è spesso finta e superficiale, e veicolata da internet e dai social network”. “Gli studi più recenti – ha rilevato Costa – ci dicono che i giovani non accettano più istituzioni e valori che arrivano come imposizioni assolute dall’alto e questo la famiglia moderna lo ha capito. Bisogna però trovare l’equilibrio fra dogma e dubbio affinché certi valori condivisi non vadano perduti”.
“La famiglia ha molte risorse – ha dichiarato invece la dott.ssa Crivelli – che però spesso non sono sottolineate e incentivate a sufficienza, provocando così disorientamento nei genitori. Oggi molti punti di riferimento nella socializzazione sono saltati. Per esempio, uno dei luoghi di socializzazione tra famiglie attualmente più inflazionati è il centro commerciale: la socialità associata al consumismo”.
La psicologa ritiene che i genitori troppo spesso non vivano bene il loro essere adulti e questo li porta a diventare “sindacalisti dei propri figli”, difendendoli sempre in ogni situazione e facendo venir meno quella condivisione fra adulti nell’educazione delle nuove generazioni. “Oggi – ha evidenziato Crivelli – non si permette ad altri adulti di intervenire nell’educazione dei propri figli. Fra genitori ci si guarda quasi con sospetto. Per questo è necessario creare spazi in cui gli adulti tornino a comunicare e confrontarsi sull’educazione dei figli. Uno si questi luoghi potrebbe essere la scuola, fra genitori di compagni di classe, ma anche i condomini, recuperando le relazioni fra vicini di casa”.
Da parte sua, il prof. Salvatori ha ricordato come la famiglia sia stata, per secoli, la cellula fondamentale dell’organizzazione sociale. Un ruolo riconosciutole anche dalla Costituzione italiana. Il docente di geografia ha evidenziato come, negli ultimi 40 anni, il “numero medio dei componenti di una famiglia italiana sia passato da 3,3 a 2,4”, in un contesto generale dove “non ci sono differenze rilevanti fra Nord, Centro e Sud e nemmeno confrontando i dati complessivi delle singole regioni”. Qualche eccezione si nota solo “analizzando i dati all’interno delle realtà cittadine e provinciali”.
Salvatori ha poi mostrato ulteriori statistiche secondo cui in Italia, negli ultimi decenni, i matrimoni continuano a calare e divorzi e separazioni ad aumentare. E se la percentuale di divorzi al Sud è ancora inferiore alla media nazionale, per quanto riguarda separazioni e calo di matrimoni la tendenza è sostanzialmente uniforme in tutte le aree del paese. “La famiglia nel suo insieme – ha concluso – deve essere messa al centro delle politiche governative perché altrimenti la sua preziosissima funzione sociale si perderà definitivamente”.
Family and sun - Pixabay
Famiglia: non un problema ma una risorsa preziosa per la società
Questo il messaggio lanciato dalla conferenza organizzata presso la Società geografica italiana, da Cipaf e Age Lazio per la Settimana della famiglia